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La Stampa Rassegna Stampa
14.08.2018 Iran: volano i coltelli tra Khamenei e Rohani, ma a decidere sono sempre gli ayatollah
Cronaca di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 14 agosto 2018
Pagina: 5
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «La sfida di Khamenei. Ultimatum a Rohani: 'Gestione negligente'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/08/2018 a pag. 5, con il titolo "La sfida di Khamenei. Ultimatum a Rohani: 'Gestione negligente' ", la cronaca di Francesco Semprini.

Volano i coltelli a Teheran tra l'ayatollah supremo Ali Khamenei e Hassan Rohani, accusato di avere una linea troppo "morbida" nei confronti degli Stati Uniti. Ancora una volta, è chiaro che il potere reale, in Iran, è detenuto dal clero sciita e da Khamenei in particolare, mentre governo e parlamento devono sottostare alle decisioni già prese degli ayatollah. Ma differenze sono superficiali, liti in famiglia, l'Iran rimane quello che è: una minaccia per il mondo intero.

Nonostante questo, però, l'Europa con in testa Federica Mogherini preferisce mantenere rapporti cordiali con Teheran, nel timore di perdere i ricchi contratti stipulati dopo la fine delle sanzioni voluta da Obama.

A destra: Ali Khamenei

Ecco l'articolo:

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Francesco Semprini

Chiude la porta in faccia a Donald Trump, consegna un ultimatum ad Hassan Rohani e mostra i muscoli agi avversari. L’Ayatollah Ali Khamenei mette in chiaro che nessuno a Teheran terrà colloqui diretti con gli Stati Uniti. «Vieto ogni trattativa con l’America, l’America non ha mai dimostrato di tener fede ai propri impegni, dispensa solo promesse vuote, e non rinuncia ai propri interessi in cambio di trattative», spiega l’ayatollah secondo quanto riferito dalla tv di Stato.
Un concetto ribadito dal suo account Twitter. «Di recente funzionari americani anno parlato in maniera sfacciata di noi. Al di là delle sanzioni parlano di guerra e negoziato - scrive la guida suprema dell’Iran -. A tal riguardo fatemi dire poche parole alla gente: non ci sarà nessuna guerra né noi negozieremo con gli Stati Uniti». L’offerta di Trump era stata fatta assieme all’imposizione delle sanzioni conseguente al ritiro di Washington dall’accordo sul programma nucleare di Teheran. Un’offerta prima rivolta a Rohani e poi allargata dallo stesso inquilino della Casa Bianca «agli ayatollah». «Contrariamente a quanto alcuni possono pensare, nel nostro Paese - risponde Khamenei - la proposta di negoziati da parte degli americani non è una novità ed è stata ripetuta molte volte negli ultimi 40 anni, ma è stata sempre respinta». «Potremo entrare nel gioco pericoloso dei negoziati con gli americani - chiosa - solo dopo che avremo raggiunto il potere economico, politico e culturale che abbiamo in mente, in modo tale che le loro pressioni e la propaganda non avranno alcun effetto su di noi».
Anche perché la situazione economica, già prima delle sanzioni, non era decisamente brillante, e questo lo ammette lo stesso Khamenei, che individua un responsabile ben preciso: il governo. «Più che le sanzioni è una gestione negligente dell’economia che causa pressioni sugli iraniani. Non si tratta certo di tradimento, ma di un enorme errore», avverte Khamenei. «Solo migliorando possiamo resistere alle misure restrittive e superare le difficoltà». L’affermazione ha il suono sinistro di ultimatum al governo, che rischia di diventare capro espiatorio di una crisi complessa, e vittima sacrificale data in pasto ai falchi ultraconservatori pronti a tornare sulla scena. Specie con l’arrivo della nuova stretta di novembre con la seconda parte di sanzioni che riguardano petrolio e banche.

Il monito di Khameni arriva, non a caso, nel giorno in cui il ministro della Difesa iraniano, il generale Amir Hatami, fa sfoggio del nuovo «gioiello» balistico. La nuova generazione di missili a corto raggio denominata «Fateh Mobin». «Aumenteremo il nostro potere di difesa - avverte -, nonostante la guerra psicologica del nemico». L’Iran tira dritto su suoi piani missilistici e di influenza regionale, reale motivo per cui Trump si è sfilato dal Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa). Le vicende iraniane intanto vanno a rivedere le geometrie delle alleanze, con il rafforzamento della triangolazione di Minsk con Recip Erdogan e Vladimir Putin. Il presidente russo e quello iraniano hanno discusso delle sanzioni a margine del vertice sul Caspio svoltosi ieri ad Aktau, in Kazakistan. Mentre è stata cancellata la visita in Iran del primo ministro iracheno, Haidar Al Abadi, per aver detto di «non sostenere le sanzioni ma di rispettarle». «Un comportamento sleale - tuona Khamenei - verso l’onestà dell’Iran e il sangue dei martiri di questo Paese versato per difendere la terra dell’Iraq».

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direttore@lastampa.it

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