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La Stampa Rassegna Stampa
19.07.2018 Viktor Orban a Gerusalemme, summit con Benjamin Netanyahu
Cronaca di Monica Perosino, Rolla Scolari

Testata: La Stampa
Data: 19 luglio 2018
Pagina: 1
Autore: Monica Perosino, Rolla Scolari
Titolo: «Orban vola a Gerusalemme, Netanyahu cerca alleati nella Ue»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/07/2018, a pag.13, con il titolo "Orban vola a Gerusalemme, Netanyahu cerca alleati nella Ue" la cronaca di Monica Perosino, Rolla Scolari.

A destra: Viktor Orban con Benjamin Netanyahu

Benjamin Netanyahu, Premier e Ministro degli Esteri di Israele, ha la priorità di mantenere relazioni diplomatiche con tutti i Paesi disposti ad averne con Israele, specialmente in Europa, la cui politica estera -Mogherini docet- è segnata in senso negativo.  Per questo motivo, Netanyahu prosegue la politica che tutti i capi di Stato israeliani hanno avuto, fin da Ben Gurion alla fondazione dello Stato. Netanyahu ha incontrato recentemente l'austriaco Sebastian Kurz, Donald Trump, Putin, leader di ogni parte del mondo, e oggi Viktor Orban, la cui posizione verso Israele è apertamente favorevole.

Il MANIFESTO scrive di "summit revisionista" oggi a Gerusalemme, chiarendo ancora una volta il proprio astio incondizionato nei confronti dello Stato ebraico. Non riprendiamo il commento firmato da Michele Giorgio, che ripete quanto scrive la Stampa e semplicemente aggiunge la demonizzazione di Israele strumentalizzando ogni singola posizione assunta dal suo governo.

Ecco l'articolo della Stampa:

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Monica Perosino             Rolla Scolari

Era già successo un anno fa, quando la visita di Benjamin Netanyahu a Budapest - la prima di un premier israeliano dopo la caduta del comunismo - aveva suscitato aspre polemiche nella comunità ebraica per le posizioni del leader magiaro, accusato di antisemitismo. Ieri Orban è arrivato a Gerusalemme per una visita di tre giorni, un sigillo ai rapporti sempre più stretti con il premier israeliano. E come un anno fa, le critiche all’opportunità di una «amicizia» tra il leader dello Stato ebraico e il capofila dei politici della destra nazionalista d’Europa, non si sono fatte attendere. La paura della comunità ebraica ungherese - Mazsihisz, che con 100.000 membri è la più numerosa dell’Europa orientale - è che, nonostante i tentativi di Orban di smarcarsi dalle accuse di fomentare l’antisemitismo, la sua aspra posizione anti Soros, il filantropo ebreo «nemico numero uno dell’Ungheria», non faccia che gettare benzina sulle scintille di ultradestra che segnano il Paese magiaro.

Un anno fa Orban aveva accolto Nenanyahu con la promessa pubblica di «proteggere» la comunità ebraica ungherese. E riferendosi alla collaborazione del suo Paese con i nazisti aveva sottolineato: «Durante la Seconda guerra mondiale abbiamo deciso, invece di proteggere gli ebrei, di cooperare con i nazisti. Questo non accadrà più». Prima dell’arrivo di Netanyahu decine di operai avevano fatto sparire i manifesti della campagna elettorale di Fidesz, il partito di Orban, dove capeggiava il «nemico» Soros oltraggiato con graffiti raffiguranti svastiche e scritte come «l’ebreo che ride», «ebrei raus». Non solo: Orban si è espresso in sperticate e reiterate lodi a Miklos Horthy, alleato di Hitler, e promulgatore delle primi leggi conto gli ebrei nel 1921: «Statista eccezionale».

Relazioni internazionali
Ieri, in un raro comunicato di benvenuto, il ministero degli Esteri israeliano, retto ad interim da Netanyahu, spiega che la visita intende «promuovere le buone relazioni, espresse nel sostegno alle posizioni d’Israele nei forum europei e internazionali, e sottolinea l’importanza di continuare la lotta all’antisemitismo». Il riferimento è al fatto che i quattro Paesi Visegrad, di cui fa parte l’Ungheria, hanno bloccato un documento europeo di condanna del trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme. Le quattro nazioni sono per Netanyahu anche un alleato per indebolire le posizioni di altri membri europei nella difesa dell’accordo sul nucleare iraniano.

Orban da parte sua mira a riabilitare la propria immagine nei confronti degli ebrei ungheresi: «Sono orgoglioso del fatto che nel nostro Paese oggi ci sia una rinascita della vita ebraica, anche se ho sentito che ci sono difficoltà», ha detto recentemente. Un reportage dall’Ungheria pubblicato da Haaretz, quotidiano vicino alla sinistra israeliana, racconta di come nelle vie di Budapest si percepisca questa «rinascita», ma si chiede anche quanto sia artificiale: cartelloni pubblicizzano il festival della cultura ebraica, una scuola estiva sulla storia ebraica, il governo ha speso 14,5 milioni di dollari nella ristrutturazione di una storica sinagoga di Pest. Tuttavia, le preoccupazioni degli ebrei ungheresi restano alte, soprattutto dopo che una dichiarazione di sostegno dell’ambasciatore israeliano in seguito alle lamentele sulla campagna anti-Soros è stata smentita da Benjamin Netanyahu: la nota «non voleva delegittimare le critiche a Soros, che continuamente mina il governo democraticamente eletto di Israele finanziando organizzazioni che diffamano lo Stato ebraico».
Oggi a Gerusalemme, Orban vedrà Netanyahu, il presidente israeliano Reuven Rivlin e Meir Lau, uno dei rabbini capo d’Israele. Nel pomeriggio è prevista una visita al memoriale dell’Olocausto Yad Vashem. Venerdì Orban si recherà al Muro del pianto prima di ripartire per Budapest. Non è previsto alcun incontro con l’Autorità Palestinese.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

 


direttore@lastampa.it

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