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La Stampa Rassegna Stampa
16.07.2018 Turchia: anche l'esercito è oggi islamizzato, potere di Erdogan senza freni
Cronaca di Marta Ottaviani

Testata: La Stampa
Data: 16 luglio 2018
Pagina: 10
Autore: Marta Ottaviani
Titolo: «A due anni dal tentato golpe in Turchia Erdogan prende il controllo dell’Esercito»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/07/2018, a pag.10 con il titolo "A due anni dal tentato golpe in Turchia Erdogan prende il controllo dell’Esercito" la cronaca di Marta Ottaviani.

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Marta Ottaviani

Il Presidente della Repubblica turca, Recep Tayyip Erdogan, non perde tempo e a meno di un mese dalla vittoria nell’election day dello scorso 24 giugno, ha messo le mani su quello che ha sempre ritenuto il nemico numero uno insieme con la magistratura: le Forze Armate.

Nel giorno del secondo anniversario del golpe fallito, che il 15 luglio 2016, per sole sei ore, sembrò a mettere a rischio la tenuta del potere del leader islamico, è arrivato l’ennesimo decreto presidenziale che pone lo Stato Maggiore sotto il ministero della Difesa. Che la decisione del Capo di Stato sarebbe arrivata presto, lo si era intuito lo scorso 9 luglio, quando Erdogan aveva nominato Hulusi Akar, capo di Stato maggiore, ministro della Difesa. Il suo posto a capo delle Forze Armate è stato preso da Yasar Guler, suo vice allo Stato Maggiore con cui Akar lavora da anni.

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Erdogan

L’alibi
Il presidente della Repubblica ha spiegato alla stampa che il si è trattato di una decisione dettata dalle condizioni poste dall’Unione Europea per i negoziati di adesione. «Abbiamo posto fine alla divisione fra civili e militari» ha commentato Erdogan soddisfatto, che ha aggiunto: «I legami fra il ministero della Difesa e lo Stato Maggiore saranno basati sulla solidarietà, non ci sarà nessuna tensione sulle decisioni da prendere». Il decreto presidenziale ha anche portato cambiamenti in due importanti organi. Il primo è lo Ysk, il Consiglio Militare Supremo, che decide le nomine degli alti gradi delle Forze Armate, e il Mgk, il Consiglio nazionale di sicurezza, dove i militari hanno sempre avuto una presenza preponderante e dove adesso avranno solo il ruolo di consiglieri della politica. L’Mgk si riunirà una volta ogni due mesi, mentre prima la riunione era a cadenza mensile, ovviamente su convocazione del presidente della Repubblica.

Le Forze armate
Con cinque interventi nella vita civile nello stato, il primo nel 1960 e l’ultimo nel luglio 2016, le Forze Armate, storiche garanti dello stato laico fondato da Mustafa Kemal Atatürk hanno sempre rappresentato una presenza, più o meno gradita, a seconda delle epoche, nella vita civile turca. Di certo un grosso pericolo per chi, come Erdogan e prima ancora il suo padre politico, Necmettin Erbakan, ha cercato di instaurare un modello di Islam politico nel Paese. A differenza dei primi quattro interventi, che erano comunque autorizzati dalla Costituzione di allora, quello del 2016 è avvenuto fuori da questi parametri per questo è stato considerato subito un atto terroristico, portato avanti, secondo l’accusa, da Fethullah Gülen, ex imam in autoesilio negli Usa, ex alleato, ora nemico numero uno di Erdogan e a capo di una corrente della destra islamica turca, pressoché sgominata in patria grazie alle purghe post golpe, ma ancora influente all’estero.

L’accentramento
Di certo c’è che il Presidente non sta perdendo un solo minuto di tempo per accentrare tutti i poteri, come previsto dalla nuova costituzione, approvata tramite referendum, fra numerose accuse di brogli, nell’aprile 2017, con il quale la Turchia è passata da Repubblica a regime parlamentare a presidenziale forte. In meno di un mese, il Presidente ha emesso decreti che gli garantiscono il controllo sulla Direzione generale della Stampa e dell’Informazione, che emette gli accrediti per i giornalisti, sulle nomine dei rettori universitari e sui direttori dei teatri di prosa e balletto di tutto il Paese. Il presidente può anche contare su un esecutivo dove ha nominato solo fedelissimi, primo fra tutti il genero, Berat Albayrak, passato dal ministero dell’Energia a quello, molto delicato, per via della situazione economica traballante, delle Finanze.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

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