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La Stampa Rassegna Stampa
02.07.2018 Iran: quanta cautela nel raccontare le proteste e la repressione degli ayatollah
Cronaca di Rolla Scolari

Testata: La Stampa
Data: 02 luglio 2018
Pagina: 15
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Sfida al regime: ora la protesta riguarda l'acqua, scontri e feriti»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/07/2018, con il titolo "Sfida al regime: ora la protesta riguarda l'acqua, scontri e feriti " la cronaca di Rolla Scolari

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Rivolta a Teheran contro il governo

Sia reso merito a Trump per avere stracciato l'Accordo di Obama- sottoscrtitto anche dall'Unione europea- che consentiva al furbone iraniano di continuare il progetto nucleare affermando pubblicamente il contrario. Dalle democrazie occidentali neanche un grazie, troppo preoccupare del probabile calo di affari con la teocrazia iraniana. Oltre alla cronaca della Stampa, quasi nulla sui media, idem in Tv, troppo impegnate a filamre le proteste contro Trump!
Consigliamo l'analisi di Antonio Donno, uscita il 29 giugno scorso:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=530&id=71187

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Rolla Scolari

I prezzi che aumentano nei mercati, la corruzione del dero al governo, l'insoddisfazione per i mancati benefici di un accordo nudeare che avrebbe dovuto risollevare l'economia e non lo ha fatto, i timori che dopo l'uscita dell'America da quell'intesa nuove sanzioni possano peggiorare una già difficile situazione. Per tutti questi motivi il popolo del cuore commerciale di Teheran, il Gran Bazaar, aveva chiuso a inizio settimana le sue botteghe, in sciopero contro un governo che mene un freno alle importazioni dall'estero mentre la valuta nazionale crolla di quasi il 50 percento nei confronti del dollaro. Per la prima volta da gennaio, da quando l'Iran ha vissuto un'ondata di manifestazioni che ha attraversato il Paese fino nelle sue più remote province, il dissenso ha toccato la capitale. Eppure, lontano dagli occhi indiscreti della stampa internazionale, il malcontento sociale non è mai sparito in questi mesi nelle province inquiete, quelle più colpite dalla crisi economica. Da venerdì a domenica si è manifestato a Korramshahr - porto 600 chilometri a Sud-Ovest della capitale al confine con l'Iraq e la cui popolazione è a maggioranza araba - e nella vicina Abadan. Le due città si trovano nella provincia iraniana più ricca di greggio, una zona un tempo fertile che da anni soffre di siccità. La popolazione è scesa in piazza nelle scorse ore per protestare la scarsità di acqua, ma anche la sua pessima qualità: salata e sabbiosa, come mostrano video postati sui social network di un liquido torbido che esce dai rubinetti domestici. Ci sono altri video in queste ore che corrono sui social. Sono quelli di proteste che hanno portato nella notte tra sabato e domenica a scontri, di cui è difficile verificare indipendentemente il bilancio. La folla avrebbe preso d'assalto banche e istituti di credito, i simboli di potere e corruzione di un dero nonché classe politica con importanti interessi nell'economia e nella finanza nazionali, e lanciato pietre contro le forze dell'ordine. Le autorità locali negano che ci sia un morto trai manifestanti, negano gli spari sulla folla. Le immagini sui social portano i rumori delle armi da fuoco. A fare le spese della situazione è il presidente Hassan Rohani, stretto tra il malcontento delle folle e l'opposizione dei rivali ultraconservatori: aveva investito il proprio futuro politico su quell'accordo nucleare affossato a maggio da Donald Trump. L'amministrazione americana accusa infatti Teheran di non aver mai smesso di lavorare alla produzione dell'arma atomica, nonostante il trattato internazionale.

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