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La Stampa Rassegna Stampa
01.07.2018 Russia: in carcere lo storico dei crimini sotto Stalin
Commento di Stefano Agliastro

Testata: La Stampa
Data: 01 luglio 2018
Pagina: 15
Autore: Giuseppe Agliastro
Titolo: «Accusato di abusi, in cella lo storico che ha rivelato i crimini di Stalin»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/07/2018, a pag. 15 con il titolo " Accusato di abusi, in cella lo storico che ha rivelato i crimini di Stalin " il commento di Giuseppe Agliastro

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Yuri Dmitriev

Nella Russia di Putin finisce in galera lo storico Yuri Dmitriev che ha studiato i crimini di Stalin, una ricerca coraggiosa in un Paese che sta rivalutando il dittatore. Come scrisse Susan Sontag "il comunismo è il fascismo che ha avuto successo", un giudizio più che mai attuale. La Russia di Putin non brilla certo per la difesa dei diritti umani e civili, in stretto rapporto con la chiesa ortodossa. Eppure raccontare ciò che avvenne sotto il regime di Stalin è ancora proibito, quando, semmai, sarebbe opportuno risalire a Lenin, se davvero si volesse approfondire la storia vera del comunismo sovietico. Argomento tabù anche in Occidente.

Lo storico Yuri Dmitriev è tornato dietro le sbarre. L’accusa è di abusi sessuali sulla figlia adottiva tredicenne, ma in Russia molti sospettano che si tratti di un escamotage per colpire un ricercatore che ha dedicato la propria vita a portare a galla i crimini commessi dalla polizia segreta sovietica negli anni Trenta e dare un nome e un volto alle vittime delle purghe staliniane in Carelia. Le pagine più tremende del passato sono infatti troppo spesso ignorate dalle autorità di Mosca, che preferiscono diffondere una versione mitizzata della storia russa alimentando l’orgoglio nazionale col ricordo di vittorie militari e successi in ogni campo Assolto solo due mesi fa Dmitriev era stato assolto appena due mesi fa dalle accuse di pedopornografia che gli erano state mosse per nove foto della figlia trovate sul suo pc. Ad aprile, dopo oltre un anno di carcere, lo storico aveva finalmente visto il tribunale di Petrozavodsk accogliere la sua versione dei fatti: quelle immagini servivano a documentare che la ragazzina cresceva in modo sano e non veniva maltrattata. Non per niente erano archiviate in una cartella intitolata “Salute”. Inoltre, nella loro perizia legale, gli psichiatri assicuravano che Dmitriev non era un pedofilo. «Al giudice - spiega il medico Lev Scheglov - ho detto che se quella era pornografia dovevamo chiudere tutti i musei della Russia e del mondo perché ne sono pieni». Mercoledì sera però lo studioso è finito di nuovo in manette e l’indomani è stato incriminato per «atti violenti di carattere sessuale» nei confronti della figlia adottiva. Adesso rischia fino a 20 anni di reclusione. Lo storico, ora 62enne, in Carelia è a capo dell’Ong per la difesa dei diritti umani ‘Memorial’, da tempo sotto il mirino del Cremlino. Ha dedicato metà della sua vita a compilare una lista con i nomi di 40.000 persone uccise o deportate durante il terrore staliniano. Ma è famoso soprattutto per aver scoperto una serie di fosse comuni tra i boschi a Sandarmokh con i resti di 9.500 persone, molte delle quali uccise con un colpo d’arma da fuoco alla nuca. Sandarmokh è stata trasformata da Dmitriev in un luogo della memoria, dove la gente depone fiori e ceri per ricordare le vittime della repressione. La propaganda però rema in direzione opposta: un recente sondaggio rivela che il sanguinario Stalin è tra i personaggi più apprezzati dai russi, con un livello di popolarità in ascesa, che quest’anno ha raggiunto il 51% contro il 37% del 2005.

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