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La Stampa Rassegna Stampa
27.06.2018 Usa: Corte Suprema, Bolton e Marchionne, ecco i successi di Donald Trump
Cronache di Paolo Mastrolilli, Paolo Baroni

Testata: La Stampa
Data: 27 giugno 2018
Pagina: 12
Autore: Paolo Mastrolilli - Paolo Baroni
Titolo: «Corte Suprema, vittoria di Trump sul divieto d’entrata dai Paesi a rischio - Bolton a Roma per rafforzare l'intesa - Marchionne: 'Il presidente Usa ha ragione. E comunque le tariffe sono una cosa gestibile'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/06/2018, a pag. 12 e 3, con i titoli "Corte Suprema, vittoria di Trump sul divieto d’entrata dai Paesi a rischio", "Bolton a Roma per rafforzare l'intesa", le cronache di Paolo Mastrolilli;  pag. 2, con il titolo "Marchionne: 'Il presidente Usa ha ragione. E comunque le tariffe sono una cosa gestibile' ", la cronaca di Paolo Baroni.

A destra: Donald Trump

Ecco gli articoli:

Paolo Mastrolilli: "Corte Suprema, vittoria di Trump sul divieto d’entrata dai Paesi a rischio"

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Paolo Mastrolilli

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato al presidente Trump un’importante vittoria, confermando la legalità del bando all’ingresso nel Paese dei cittadini provenienti da diverse nazioni a maggioranza musulmana, e non solo. Il massimo tribunale americano non ha espresso un parere sulla linea politica o le dichiarazioni del capo della Casa Bianca, ma ha affermato che ha il diritto di regolare l’accesso sulla base della protezione della sicurezza nazionale.

Uno dei primi provvedimenti
Il bando era stato uno dei primi provvedimenti della presidenza , giustificato con la necessità di proteggere il Paese dalle infiltrazioni dei terroristi. Era stato imposto con un ordine esecutivo, che vietava l’ingresso negli Usa ai cittadini di Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen e Iraq. Visto che si trattava di Paesi tutti a maggioranza islamica, il decreto era stato definito il «muslim ban». I giudici di primo grado lo avevano bocciato. La Casa Bianca aveva scritto una seconda versione nel marzo 2017, in cui aveva tolto l’Iraq dalla lista. Anche questo ordine esecutivo era stato contestato, a settembre era emersa una terza versione, che aggiungeva Venezuela e Corea del Nord, per dimostrare che il provvedimento non era mirato contro i musulmani, ma contro chiunque rappresentasse una potenziale minaccia. Il Chad era stato prima aggiunto e poi tolto, per provare che chi migliorava le misure per verificare l’identità dei viaggiatori veniva premiato. I magistrati delle Hawaii e del Maryland si erano ancora opposti, sostenuti dai colleghi delle Corti di Appello si Richmond e San Francisco.

Nel dicembre scorso la Corte Suprema aveva consentito a questo bando di entrare in vigore, in attesa della decisione definitiva, arrivata ieri. I cinque giudici conservatori, Roberts, Alito, Thomas, Gorsuch e Kennedy, hanno approvato il bando, dicendo che il presidente ha l’autorità di imporlo per garantire la sicurezza degli Usa. Secondo questi magistrati il provvedimento non viola la Costituzione: non discrimina le persone sulla base di religione o etnia. La Corte però non ha preso posizione sulle dichiarazioni in cui aveva detto di voler imporre un bando sull’immigrazione di tutti i musulmani.Trump ha commentato via Twitter: «La Corte Suprema conferma il bando di Trump sui viaggi. Wow!». Si tratta di una vittoria molto importante, mentre gli Usa discutono la sua politica sull’immigrazione, con la polemica per la separazione delle famiglie di illegali in arrivo dal confine col Messico.

Paolo Mastrolilli: "Bolton a Roma per rafforzare l'intesa "
 
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John Bolton
 
La tappa a Roma del consigliere per la sicurezza nazionale americano John Bolton è servita a preparare la visita del premier Conte alla Casa Bianca, prevista per fine luglio, ma soprattutto a consolidare l’intesa col nuovo governo, che Washington vede come sponda importante per gestire il rapporto con Ue e Germania. Il braccio destro di Trump ha visto Conte, i ministri degli Interni Salvini e della Difesa Trenta. La data della visita di Conte non è stata annunciata, ma si lavora per il 30 luglio. Il vista del vertice Nato di metà mese, Trump gli ha inviato una lettera in cui definisce l’Italia «un paese leader» dell’Alleanza.
Sul tema della sicurezza, le questioni centrali sono tre: Afghanistan, Libia e terrorismo. Il nuovo governo vorrebbe richiamare i soldati da Kabul, ma gli Usa preferirebbero che restassero. Se il ritiro fosse confermato, sarebbe importante che avvenisse seguendo il calendario della fine naturale della missione. Ma soprattutto Washington chiede a Roma di confermare il finanziamento da 120 milioni all’anno. Sulla Libia siamo noi che chiediamo a Trump di intervenire, per riconoscere il nostro ruolo, frenare le ambizioni francesi e mobilitare la Nato. Sulla Russia Conte aveva sorpreso Trump già al G7 di Charlevoix, quando aveva condiviso la proposta di riammetterla al vertice.
L’altro punto di contatto sono i dazi. L’Italia è vincolata alle scelte della Ue, però sulla Cina condivide le posizioni di Trump. Ma è nel rapporto con l’Europa che Roma acquista importanza per gli Usa. L’Italia, con la sua posizione critica nella Ue e le antiche pressioni per superare l’austerity imposta da Berlino, può diventare l’alleato naturale di Washington.
 
Paolo Baroni: "Marchionne: 'Il presidente Usa ha ragione. E comunque le tariffe sono una cosa gestibile' "
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Paolo Baroni
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Sergio Marchionne
 
I nuovi dazi di Trump sulle auto prodotte in Europa? «È una cosa gestibile», sostiene l’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne. «Non sono la fine del mondo - assicura- Il fatto che si sia scatenato il pandemonio a livello internazionale non è una cosa positiva, perché la gente è molto preoccupata». Però «bisogna restare calmi, dobbiamo avere chiarezza sulle cose da fare, ragionare sui numeri. E servirà almeno un mese per capire cosa potrà accadere davvero». Detto questo Marchionne dice di capire «la posizione di Trump, politicamente la capisco - rimarca- . Capisco che occorre correggere le anomalie che ci sono negli scambi commerciali a livello internazionale. E lui ha un approccio estremamente diretto nel cercare di correggerli: l’estetica del processo impaurisce perché è molto diretto. Ma credo che alla fine il suo obiettivo sarà un altro: si troverà una base su cui ristabilire un equilibrio. Certamente diverso da quello di oggi».

Sangue freddo
«Però prima di dire cose di cui poi magari ci si dovrebbe pentire è meglio sedersi attorno ad un tavolo e ragionare» spiega ancora il numero uno Fca. «Adesso si tratta di lavorare sia con gli europei che con gli americani. Ben sapendo che paesi come Italia o Francia verso gli Stati Uniti hanno un flusso di vetture completamente diverso dalla Germania, che è il paese che fino ad oggi più di tutti ha beneficiato delle esportazioni di auto verso gli Usa. Per cui parlare dell’Europa in senso collettivo è sbagliato e bisogna stare molto attenti a che tipo di accordi vengono poi stabiliti tra gli Stati Uniti ed i vari paesi europei. E’ come un’insalata: bisogna togliere una foglia alla volta e adesso abbiamo appena cominciato. L’America – avverte - è un grande paese, e per noi è un grande mercato perché vale 18 milioni di vetture all’anno, molto più di tutta l’Europa. Quindi stiamo attenti».
Sul tavolo del confronto con l’amministrazione Trump, con cui Marchionne ha stabilito da tempo un buon rapporto tanto che il presidente Usa lo ha definito «il migliore», l’ad di Fca ha diverse carte da giocare, a partire dal fatto che 3 dei quasi 5 milioni di vetture Fca sono prodotte negli Usa e che i piani di Fiat Chrysler prevedono la possibilità di utilizzare l’area Nafta. e quindi anche gli Usa, come base produttiva per esportare nel resto del mondo.

Una Wrangler per l’Arma
Marchionne ieri era a Roma assieme al comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, per la cerimonia di consegna ai Carabinieri di una nuova Jeep Wrangler, una delle icone del gruppo, che sarà impiegata in via sperimentale nel pattugliamento delle spiagge romagnole. Oltre a ricordare il sodalizio storico tra Fca e i Carabinieri, ed il suo legame personale con l’Arma grazie al padre maresciallo, l’ad di Fca ha confermato l’intenzione di voler sviluppare sempre più Jeep a livello globale puntando a conquistare nei prossimi anni una quota dl 20% del mercato dei suv. Dare anche una Ferrari ai Carabinieri? »Quando arriverà il suv», ha risposto Marchionne spiegando di aver visto in mattinata a Maranello il nuovo modello che sarà pronto «in un paio d’anni».
 
 
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