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La Stampa Rassegna Stampa
18.06.2018 Libia: il terrorista di Al Qaeda rilasciato da Guantanamo progettò l'attentato all'ambasciatore Usa Chris Stevens, impalato dai ribelli
Cronaca di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 18 giugno 2018
Pagina: 13
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Catturato in Libia l’autista di Bin Laden. È la mente dell’assalto al consolato Usa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/06/2018 a pag. 13, con il titolo "Catturato in Libia l’autista di Bin Laden. È la mente dell’assalto al consolato Usa", la cronaca di Francesco Semprini.

Il terrorista che progettò e portò a termine l'attentato contro l'ambasciatore americano in Libia Chris Stevens nel 2012 (venne impalato) era stato estradato in Libia nel 2007 dopo essere stato rilasciato da Guantanamo. Questo è quello che succede usando i guanti di velluto con i terroristi, in carcere doveva rimanerci.

Ecco il pezzo:

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Francesco Semprini

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Abu Sufian bin Qumu

Autista di Osama bin Laden, foreign fighter in Afghanistan, prigioniero a Guantanamo e ideatore dell’attacco di Bengasi in cui è morto l’ambasciatore americano Christopher Stevens.
È un «romanzo terrorista» la vita di Abu Sufian bin Qumu, esponente di spicco del radicalismo islamico libico di indiscussa fama internazionale. E da qualche giorno prigioniero di Khalifa Haftar. Sono state le forze del generale a stanarlo durante un’azione militare a Derna, dove da settimane è in corso l’offensiva dell’Esercito nazionale libico per liberare la città da quelle che vengono definite forze islamiste affiliate ad ambienti terroristici. La notizia è giunta per voce di «una fonte militare di alto livello», secondo cui Bin Qumu è stato catturato durante uno scontro a fuoco: è rimasto asserragliato in un’abitazione con altri combattenti sino a quando ha dato fondo alle scorte di munizioni.

L’ascesa con Al Qaeda
Il 26 giugno compirà 59 anni, molti dei quali trascorsi a rincorrere la guerra santa in giro per il mondo: negli anni Ottanta è in Afghanistan contro i sovietici, e dopo un breve ritorno in Libia dove gravita negli ambienti radicali anti-regime, viene assunto per guidare i camion di Wadi Al-’Aqiq, una delle società di bin Laden a Suba, in Sudan. Si instaura presto un rapporto di fiducia con il fondatore di al Qaeda che in quel periodo, tra il 1991 e il 1996, è molto attivo in Africa. Diventa il suo autista personale, il fidato scudiero che ritroverà in Afghanistan, dopo una militanza di passaggio con il Libyan Islamic Fighting Group.

Da Guantanamo alla Libia
Nel 1998, infatti, si unisce ai taleban e frequenta Torkham Camp, uno dei campi di addestramento de «La Base». Per diversi anni si muove tra Libia, in particolare la sua città natale Derna, la più islamista del Paese, e l’Afghanistan, dove combatte con i qaedisti, sempre fedele a Bin Laden. Sino a quando viene catturato dagli americani e imprigionato a Guantanamo dove rimane alcuni anni. Viene estradato in Libia nel 2007 e prosegue la sua detenzione nel carcere di massima sicurezza di Abu Salim, sino a quando un’amnistia nel 2010 lo rende un uomo libero. All’inizio della primavera araba torna in carcere ma evade con alcuni sodali per far ritorno a Derna.

In prigione pone le basi per la formazione di un gruppo salafita chiamato «Ansar al Sharia», che ha diramazioni in Tunisia e in Italia attraverso Moez Fezzan, nome di battaglia Abu Nassim, anche lui un ex di Guantanamo estradato in Italia e quindi rilasciato. Anche lui tra i fondatori di Ansar prima di diventare reclutatore dell’Isis in Italia. La stessa sigla che rivendica l’attentato al consolato statunitense di Bengasi dove, l’11 settembre 2012, muoiono quattro americani, tra cui l’ambasciatore Stevens.

Leader del terrorismo
In una testimonianza al Senato del 19 settembre, il direttore del National Counterterrorism Center Matt Olsen indica in Abu Sufian bin Qumu, la mente dell’attacco. E’ sicuramente un pezzo da Novanta dell’internazionale jihadista, come spiega a La Stampa Noman M. Benotman, ex capo di Libyan Islamic Fighting Group in cui aveva militato Bin Qumu, con cui si ritrovò in Afghanistan per combattere al fianco di Osama bin Laden. «Il movimento di resistenza rappresentato dai mujahedeeen afghani aveva creato una sorta di chiamata nel mondo arabo e nel mondo islamico per sostenere la causa - racconta -. Era come se sentissimo che il mondo arabo, dopo anni di oppressione, era pronto per una grande mobilitazione. Così siamo partiti». Le loro vite hanno preso percorsi diversi, Benotman si è dissociato da Al Qaeda perché non condivideva il piano di attacco dell’11 settembre 2001. Oggi è direttore di Quilliam, osservatorio londinese, e ha avviato il primo programma al mondo di riabilitazione per terroristi, Eurad, assieme all’italiano Sergio Bianchi, direttore di Agenfor International. Bin Qumu è divenuto un feroce terrorista, il cui arresto rischia di smentire la propaganda che vorrebbe attivi a Derna solo oppositori di Haftar, confermando la presenza in città anche di terroristi.

 

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direttore@lastampa.it

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