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La Stampa Rassegna Stampa
15.06.2018 Abu Mazen rifiuta ancora i negoziati
Commento di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 15 giugno 2018
Pagina: 16
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Su Gerusalemme Abu Mazen rifiuta i negoziati con Usa e Israele»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/06/2018, a pag. 16, con il titolo "Su Gerusalemme Abu Mazen rifiuta i negoziati con Usa e Israele", il commento di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

Il presidente palestinese Abu Mazen tiene la porta chiusa ai negoziati con Israele e si rifiuta di incontrare il consigliere della Casa Bianca, e genero di Donald Trump, Jared Kushner, «finché non sarà risolta la questione di Gerusalemme». La crisi cominciata con la decisione del presidente americano di spostare l’ambasciata nella Città Santa conosce un nuovo avvitamento. Il «no» dell’82enne leader palestinese arriva in un momento cruciale. Kushner e l’inviato speciale Jason Greenblatt hanno in programma la prossima settimana un tour in Medio Oriente con tappe in Israele, Egitto e Arabia Saudita, i tre Paesi coinvolti nella stesura del piano di pace americano, «l’accordo del secolo» come l’ha definito Trump.

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Abu Mazen

Il piano Usa-Saudita
In realtà è un piano Kushner-Mohammed Bin Salman, il principe ereditario saudita che ha deciso di rompere tutti i tabù nel fronte arabo pur di risolvere il conflitto ormai settantennale e cementare l’alleanza con lo Stato ebraico in funzione anti-Iran. Kushner e Greenblatt hanno anticipato che il piano «è in gran parte pronto» e che attendono soltanto «le circostanze giuste» per renderlo pubblico.

È stata l’uscita dell’Autorità nazionale palestinese dai negoziati, dopo l’annuncio della casa Bianca su Gerusalemme, a bloccare la tabella di marcia. C’è un tabù che Abu Mazen non è disposto a rompere. Ed è la sovranità su Gerusalemme Est, finora destinata a diventare capitale del futuro Stato palestinese. Mohammed Bin Salman gli ha offerto in cambio il piccolo sobborgo di Abu Dis, un fazzoletto di terra, e il raiss ha rifiutato.

Il piano, secondo indiscrezioni lasciate filtrare dall’entourage di Abu Mazen, comprende anche l’annessione di gran parte degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, un altro punto che la leadership di Ramallah considera inaccettabile. Il portavoce di Abu Mazen Abu Rudeineh ha detto poi in chiaro che anche la questione dei rifugiati, che sarebbero riammessi in numero simbolico, è un ostacolo che rende impossibile «l’accordo del secolo»: gli Stati Uniti, ha commentato, «continuano a cambiare le regole del gioco e questo rende lo stallo permanente». Una situazione esplosiva, anche perché a Ramallah continuano le manifestazioni di protesta contro il blocco e le sanzioni a Gaza. Ormai non sono più contro Israele ma contro l’Autorità nazionale e la polizia palestinese ha dovuto usare lacrimogeni e manganelli per disperdere una folla sempre più minacciosa.

 

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