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La Stampa Rassegna Stampa
12.06.2018 Al Bataclan il pezzo 'Jihad' cantato da un islamico fanatico
Cronaca di Leonardo Martinelli

Testata: La Stampa
Data: 12 giugno 2018
Pagina: 21
Autore: Leonardo Martinelli
Titolo: «Rapper islamico canta al Bataclan: 'Crocifiggiamo i laici sul Golgota'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/06/2018, a pag.21, con il titolo "Rapper islamico canta al Bataclan: 'Crocifiggiamo i laici sul Golgota' ", il commento di Leonardo Martinelli.

Il fatto che proprio al Bataclan di Parigi, teatro della terribile strage islamista, sia prevista l'esibizione di un cantante islamico che ha nel repertorio un pezzo intitolato "Jihad", dice molto del grado di islamizzazione raggiunto in Francia.

Ecco l'articolo:

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Leonardo Martinelli

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La strage del Bataclan

È il caso che un rapper fornito di lunga barba, tal Médine Zaouiche, salga sul palcoscenico del Bataclan, la sala di concerti parigina, gravata dal ricordo degli attentati del 13 novembre, per cantare a squarciagola «Jihad»? Sì, perché quella canzone è uno dei cavalli di battaglia di Médine, 35 anni, nato a Le Havre, in Francia città sempre all’avanguardia della musica, fin dai tempi di un certo rock proletario degli anni Ottanta. Ebbene, i gestori del Bataclan hanno scelto proprio lui per le esibizioni del 19 e del 20 ottobre. Mancano ancora quattro mesi ma, puntuale, è scoppiato il putiferio. Una polemica annunciata, che coinvolge i politici, soprattutto di destra e dell’estrema destra: puntano il dito contro un «sacrilegio» alle vittime del Bataclan. E i familiari di quei morti, che in realtà se la prendono con i politici, rei di strumentalizzare “l’affaire”. Per finire con i soliti incontrollabili social network, che rovesciano insulti contro i parenti delle vittime, giudicati lassisti.

I parenti delle vittime
E dire che Médine aveva già provocato uno scandalo proprio una settimana prima degli attentati di Charlie Hebdo, all’inizio del 2015, quando se ne era uscito con un brano, «Don’t Laik», che inneggiava alla «crocifissione dei laici», tanto per confermare una «tradizione» avviata nel 2015, con l’album Jihad. Ieri sera il cantante ha reagito. «Rinnovo le mie condanne, già fatte in passato, agli abietti attentati del 13 novembre 2015», ha detto , «sono 15 anni che combatto ogni forma di radicalismo nelle mie canzoni». Per poi chiedersi: «Lasceremo l’estrema destra dettare la programmazione delle nostre sale di concerto e più in generale limitare la nostra libertà d’espressione?». È in effetti Grégory Roose, esponente del Front National, da poco ribattezzato Rassemblement National, ad avere lanciato una petizione che chiede di annullare i due concerti. «Basta con la compiacenza o peggio l’incitamento al fondamentalismo estremista», ha rincarato la dose Marine Le Pen.

Ma le ambiguità oggettive contenute nelle canzoni di Médine non convincono neppure Laurent Wauquiez, leader dei Repubblicani, che su Twitter ha parlato di «sacrilegio per le vittime e disonore per la Francia ». Invece, Emmanuel Domenach, uno dei familiari dei morti degli attentati, ha condannato la «strumentalizzazione della vicenda» da parte dei politici : «Vi ricordate delle vittime del terrorismo – ha detto – solo quando dovete fare le vostre sterili polemiche ». In seguito una pioggia di insulti contro i parenti delle vittime del Bataclan, che giudicano il teatro «libero nel decidere la sua programmazione», ha invaso i social network, compreso un infame «peccato che tu non sia crepata» in un tweet contro Sophie, una di loro.

 

 

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