sabato 04 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
28.05.2018 Solo la Stampa rettifica: Israele non centra con la morte della piccola Leila
Commento di Sofia Ventura

Testata: La Stampa
Data: 28 maggio 2018
Pagina: 37
Autore: Sofia Ventura
Titolo: «Gaza, svelate le fake news sulla morte della piccola Leila»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/05/2018, a pag. 37, con il titolo "Gaza, svelate le fake news sulla morte della piccola Leila", il commento di Sofia Ventura.

La Stampa è l'unico quotidiano che rettifica la notizia che riguarda Leila, la bambina di otto mesi di Gaza della cui morte è stata immediatamente accusata a torto Israele. E' infatti Hamas stesso ad aver ammesso - tardivamente - che la bambina era già morta quando è stata portata al confine con Israele da genitori criminali. Nessun altro giornale si dà la pena di rettificare dopo aver dedicato, due settimane fa, i titoli alla piccola Leila "uccisa dal fuoco dei cecchini israeliani".
Ecco il link al commento di Deborah Fait, con nomi e cognomi di chi non aspettava altro che di poter attaccare Israele. Dovrebbero scusarsi i vari Gramellini, ma non uno l'ha fatto: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=70754

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Sofia Ventura

Immagine correlata
L'orribile teatrino della madre di Leila, la bimba di otto mesi della cui morte - a torto - è stato accusato Israele

Il ministero della Salute di Hamas ha ammesso che non vi sono certezze sulla morte di Leila al-Ghandour, di otto mesi, che i genitori avevano portato senza vita in ospedale asserendo che era morta a causa dei gas lacrimogeni lanciati dagli israeliani lungo il confine, il 14 maggio. Che queste certezze non vi fossero era emerso immediatamente ma troppi mezzi di informazione, concedendo solo qualche condizionale nel testo, non avevano rinunciato a lanciare titoli sulla morte della bambina (e in alcuni casi la foto del suo corpicino tra le braccia dei parenti), lasciando intendere che fosse vittima della violenza israeliana.
Ora è lo stesso portavoce del ministero che spiega che il nome della bambina è stato tolto dalla lista dei «martiri» - le cui famiglie ricevono indennizzi dalle autorità palestinesi - in attesa di ulteriori indagini.

Nel frattempo, però, la fake news ha raggiunto l’obiettivo: mostrare la crudeltà di un popolo che uccide senza pietà anche i bambini. Perché di fake news si tratta, di un particolare tipo di fake news di cui si nutrono le propagande, che si basano su fatti (la morte della bambina nel contesto degli scontri del 14 maggio), fornendo però una lettura pregiudiziale (la morte è senza dubbio da imputare ai soldati israeliani) unita a dati falsi o privi di riscontro (la morte causata dal gas).
Che di propaganda si tratti non vi è alcun dubbio. Il portavoce del ministero della Salute, Ashraf al-Qidra, che ha ammesso le incertezze sul caso, è lo stesso che sulla propria pagina Facebook lo stesso 14 maggio aveva postato la foto della bambina ancora in vita parlando del suo «martirio» dopo l’inalazione di gas nella zona Est di Gaza. Nella medesima pagina non si trova ancora - perlomeno basandosi sulla traduzione in inglese di Facebook - alcun riferimento all’esclusione della bambina dalla lista dei martiri. Forse il pubblico palestinese non deve essere turbato da inutili dubbi.

Il tema delle fake news è sempre più posto in relazione con le possibilità offerte dal web di diffondere da parte di chiunque notizie con parvenza autorevole, anche se false. In questo caso, però, siamo di fronte ad una modalità antica di diffondere ad arte notizie false o alterate, che poggia su basi «classiche»: un’autorità politica che fornisce una certa versione dei fatti (rilanciata da organizzazioni «amiche»), altre autorità politiche che preferiscono soprassedere, un sistema mediatico «mainstream» che, a seconda dei casi, per pigrizia, per inseguire la notizia ad effetto, perché quella versione va a sostegno dei propri pregiudizi, più che da «watchdog» si comporta da eco della propaganda. Per quanti decenni, anche in Occidente, si preferì non approfondire la responsabilità sovietica del massacro di Katyn, ordinato da Stalin e dai sovietici attribuito ai tedeschi? La Storia ci insegna che piccole e grandi fake news finalizzate alla propaganda sono sempre esistite, senza bisogno del web. E la loro forza è sempre stata tanto più grande quanto meno le si è volute contrastare. Rete o non rete.

 

 

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT