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La Stampa Rassegna Stampa
23.05.2018 Vladimir Putin in Medio Oriente
Commento di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 23 maggio 2018
Pagina: 14
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Netanyahu-Putin, messaggio all’Iran: 'Via le truppe dalla Siria'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/05/2018, a pag. 14, con il titolo "Netanyahu-Putin, messaggio all’Iran: 'Via le truppe dalla Siria' ", il commento di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

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Vladimir Putin

Una frase sibillina di Putin durante il suo ultimo incontro con il presidente siriano Al-Assad, giovedì scorso, ha spiazzato la dirigenza iraniana. «Visti i successi dell’esercito siriano contro il terrorismo – ha detto lo Zar mentre accoglieva l’alleato a Sochi -, le forze armate straniere dovrebbero lasciare la Siria». Dietro lo schermo diplomatico si celava una richiesta esplicita a Teheran. «Truppe straniere» ce ne sono molte sul territorio siriano, anche senza invito da parte di Damasco, a cominciare da quelle americane, francesi, turche. Ma dalla formulazione della frase era evidente che Putin si riferiva alle forze che combattono a fianco del regime. E infatti è arrivata la risposta piccata del portavoce del ministro degli Esteri iraniano, Bahram Qassemi: «Finché lo chiederà il governo siriano, l’Iran continuerà a sostenere il Paese. Sono quelli entrati senza permesso a doversene andare».

È stata la prima manifestazione di una frattura tra gli interessi strategici russi e iraniani. Putin vuole restare in Siria, con Assad al potere, ma senza andare allo scontro con Israele. Il 9 maggio, dopo la solenne parata per la vittoria sulla Germania nazista, ha avuto un lungo incontro con Netanyahu. Il rapporto fra i due è di lunga data. Il premier israeliano ha chiesto mano libera per i raid contro i Pasdaran e pressioni su Teheran perché si ritiri il più lontano possibile dal Golan. Sul primo punto è stato accontentato subito. Russia e Israele hanno dal 2015 un «centro di coordinamento» per evitare scontri diretti fra le loro forze aeree. Ora il «protocollo» è più favorevole agli israeliani, che possono attaccare con un semplice preavviso, senza specificare gli obiettivi, secondo quando riportato da media israeliani.

Il debutto degli F-35
La notte stessa fra il 9 e il 10 maggio l’aviazione israeliana ha prima attaccato una base iraniana a Sud di Damasco, poi effettuato decine di raid su tutto il territorio, dopo che i Pasdaran o una milizia alleata avevano lanciato razzi verso il Golan. Ieri il comandante delle Forze aeree Amikam Norkin ha rivelato che quella notte sono stati distrutti «20 obiettivi iraniani» e postazioni dell’anti-aerea siriana che aveva «lanciato 100 missili» contro i cacciabombardieri con la stella di David. All’attacco hanno partecipato anche i nuovi F-35 invisibili ai radar. I jet di produzione americana, sotto insegne israeliane, hanno così avuto il loro battesimo del fuoco in Siria, come già i Su-57 russi, la risposta di Putin ai caccia «stealth» occidentali.

 

 

 

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