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La Stampa Rassegna Stampa
06.05.2018 La politica estera a cinque stelle
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 06 maggio 2018
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Il grande malato d'Europa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/05/2018, a pag.1, con il titolo "Il grande malato d'Europa" l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.

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Oltre due mesi di crisi politica non sono stati sufficienti per dare un governo al Paese ma hanno dimostrato che il tallone d’Achille di Movimento Cinque Stelle e Lega sono le alleanze internazionali.
Dopo la vittoria nelle urne del 4 marzo Luigi Di Maio ha corretto le precedenti posizioni terzomondiste del M5S con una raffica di dichiarazioni rassicuranti alla volta di Washington e Bruxelles che si sono però infrante prima davanti alla semplice presenza di un sottomarino Usa nelle acque di Napoli - per il quale sono state chieste «spiegazioni» al premier dimissionario Paolo Gentiloni - e poi sono state smentite da Beppe Grillo, fondatore del movimento, auspicando un referendum per uscire dall’euro. Matteo Salvini invece ha colto l’occasione del blitz alleato contro il regime di Bashar Assad, dopo l’uso dei gas contro i civili, per schierarsi a fianco della Russia di Putin fino al punto da sostenere la necessità di togliere le sanzioni a Mosca varate dai Paesi occidentali dopo l’annessione della Crimea. E alla volta dell’Unione Europea ha usato la definizione di «dittatura» lamentando intrusioni nella nostra politica economica. Dunque, il M5S esprime un’adesione ondivaga - nel migliore dei casi - alle nostre alleanze mentre la Lega manifesta un voluto atteggiamento di sfida.
In entrambi i casi si tratta di posizioni in contrasto con il ruolo che l’Italia ha avuto nelle istituzioni atlantiche ed europee sin dalla nascita della Repubblica. Membro fondatore dell’Ue e frontiera dell’Occidente nella stagione della Guerra Fredda, il nostro Paese è stato artefice e protagonista di oltre 70 anni di decisioni che hanno contribuito a garantire all’Europa la più lunga stagione di prosperità e pace mai attraversata. Il risultato del legame identitario con i partner Ue e strategico con il Nord America è un’integrazione che consente non solo ai nostri giovani di eccellere nelle migliori università, ai nostri scienziati di essere all’avanguardia nella ricerca, alle nostre aziende di esportare sostenendo la crescita ed ai nostri militari di distinguersi su più fronti, ma fa del nostro Paese un protagonista di primo piano delle sfide che l’Occidente ha ora davanti: dall’intelligenza artificiale alle energie rinnovabili, dalla cybersicurezza al terrorismo jihadista, dai rapporti con Mosca alle armi di distruzione di massa fino alla competizione con Pechino. Ciò significa che l’Italia ha l’opportunità di un’agenda di alto profilo per tutelare il proprio interesse nazionale mentre essere dubbiosi o in contrasto con Ue e Nato implica relegarsi ai margini di tale processo comune, con una pioggia di ricadute negative su ogni famiglia del Paese.

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Manlio Di Stefano con Beppe Grillo


Sollevare perplessità su un sottomarino della Us Navy nelle acque nazionali, esaltare i legami con Mosca in chiara competizione con la Nato, insultare l’Unione europea o istigare al rigetto della moneta unica significa voler riportare indietro le lancette della Storia, facendo leva sugli egoismi nazionali per alimentare la protesta sociale interna fino a contestare le nostre alleanze internazionali. È una strada che può consentire alle forze anti-establishment di rafforzarsi nel breve termine ma che espone nel medio termine la nazione al grave rischio di isolamento da parte dei nostri partner più importanti.
Almeno tre leader alleati avrebbero difficoltà a stringere la mano ad un premier italiano che preferisce Mosca a Washington. Per non parlare del gelo che si è percepito in più cancellerie europee dopo le esternazioni di Grillo sul referendum antieuro. Le ambasciate straniere a Roma lavorano a tempo pieno per tentare di far comprendere alle rispettive capitali cosa sta avvenendo in Italia ed a prevalere è un crescente disagio davanti a quanto sta maturando.
Tali e tante preoccupazioni di partner ed alleati si spiegano con il fatto che l’Italia è diventata un test di leadership, un terreno di prova per le forze anti-sistema. È qui infatti che per la prima volta in Europa hanno vinto un’elezione politica, è qui che ve ne sono addirittura due in competizione per la guida dell’esecutivo ed è dunque da ciò che avverrà in Italia che si comprenderà se i partiti populisti - frutto di diffuse proteste sociali ed economiche - possono diventare forza di governo, dando inizio ad una nuova stagione politica europea. Se M5S e Lega dovessero mancare questa prova, l’Italia potrebbe presto trasformarsi nel grande malato d’Europa.

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direttore@lastampa.it

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