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La Stampa Rassegna Stampa
20.03.2018 Mar Morto: ecco come salvarlo
Commento di Carla Reschia

Testata: La Stampa
Data: 20 marzo 2018
Pagina: 6
Autore: Carla Reschia
Titolo: «Prelievi di minerali e Giordano a secco. Il Mar Morto diventa un deserto di sale»

Riprendiamo dalla STAMPA - TUTTO GREEN di oggi, 20/03/2018, a pag. VI, con il titolo "Prelievi di minerali e Giordano a secco. Il Mar Morto diventa un deserto di sale", il commento di Carla Reschia.

Come riporta Carla Reschia, sono molti i progetti elaborati da Israele nbel corso degli ultimi anni per stabilizzare la situazione del Mar Morto. Il ruifiuto di procedere da parte dei partner regionali - Giordania e Anp - ha finora bloccato la realizzazione. Il piano a oggi ancora più accreditato per evitare l'estinzione del bacino salato prevede la realizzazione di enormi condutture in grado di trasportare acqua dal Mar Rosso, a cui verrebbe prelevata una parte desalinizzata prima di immettere il rimanente - una solutzione ad alta concentrazione salina - nelle acque del Mar Morto.

Ecco l'articolo:

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Carla Reschia

Il Mar Morto sta morendo: è un pessimo gioco di parole, ma è decisamente vero. Da tempo il bacino d’acqua che forma la depressione più profonda della Terra tra Israele, Giordania e Cisgiordania sta scendendo al di sotto dei 423 metri certificati sotto il livello del mare (erano 394 negli anni ’60). E si restringe, perdendo un metro all’anno: sono otto milioni i metri cubi d’acqua che evaporano quotidianamente. In più, nelle aree scoperte si formano e si moltiplicano i sinkholes, voragini del diametro di diversi metri: il primo di questi cedimenti del terreno fu registrato nel 1980, oggi se ne contano a migliaia.
Ci dovrebbe pensare il fiume Giordano, suo unico immissario, a ricolmare il lago. Ma il fiume è munto senza pietà dai prelievi d’acqua per l’irrigazione. Il risultato è ben visibile nelle immagini dal satellite: il Mar Morto è diviso in due bacini, con quello inferiore - da sempre meno profondo - ridotto a una serie di aree di evaporazione da cui vengono estratti cloruro di potassio, bromo, magnesio e altri minerali di cui sono ricche le sue acque, otto volte più salate di quelle marine, utili per produrre cosmetici e fertilizzanti. Ma la ritirata delle acque è un’esperienza che può raccontare chiunque abbia visitato l’area negli ultimi 15-20 anni: hotel che si affacciavano sulla spiaggia ora persi nel deserto, il corso della strada litoranea ormai lontano dalla costa, resort abbandonati alla sabbia, la rocca di Masada da cui si contempla solo la striscia di terra che divide in due il lago.
Vittima della fragilità del suo ecosistema, dello sfruttamento umano e del cambiamento climatico, il Mar Morto potrebbe evaporare completamente in una cinquantina d’anni o meno, lasciando al suo posto un instabile deserto salino. Anche i modelli climatici indicano il progressivo inaridimento della regione, con Israele che affronta il suo quinto anno di siccità.

Immagine correlata
Il Mar Morto


È uno scenario che si è già verificato: secondo una ricerca presentata nel 2011 all’Associazione dei geofisici americani, 120mila anni fa il Mar Morto era del tutto prosciugato per effetto delle alte temperature dell’interglaciazione Riss-Würm, la più lunga e calda, iniziata 130mila anni fa e terminata 114mila anni fa. Lo studio degli strati di roccia mostra anche periodi in cui invece occupava tutta la valle, e il livello dell’acqua era 260 metri più alto.

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La crisi attuale è reversibile? I progetti seguono puntuali agli allarmi, ma restano lettera morta. Dagli anni ’70 torna ciclicamente l’ipotesi di un canale - o un tunnel, o un acquedotto - tra il Mar Rosso e il Mar Morto (o tra il Mediterraneo e il Mar Morto), che oltre a rialzare il livello dell’acqua servirebbe anche a generare energia elettrica grazie al dislivello. L’ultimo progetto, nel 2013, ha avuto l’avallo della Banca Mondiale, ma l’idea suscita perplessità tra gli ambientalisti, data la grande differenza di salinità tra i due mari e le peculiarità del bacino del Mar Morto. L’ultimo piano, il Red Sea - Dead Sea, approvato nel luglio scorso sia da Israele che dalla Giordania e dall’Autorità Palestinese, prevede la realizzazione di un grande impianto di desalinizzazione sul Mar Rosso, che garantirebbe preziosa acqua potabile, e un canale che raggiunga il Mar Morto per riversarvi la salamoia residua, affine per grado salino alle sue acque. Naturalmente è esclusa l’ipotesi più semplice: cessare i prelievi di acqua dal Giordano e fermare le estrazioni di minerali dal Mar Morto.

Il «male» del Mar Morto è diffuso. In tutto il mondo i grandi laghi salati si stanno riducendo, e per gli stessi motivi. Dal Great Salt Lake dello Utah, negli Stati Uniti, al Lop Nur in Cina, al lago dalle acque rosse di Urmia, in Iran, al lago andino Poopò in Bolivia, ormai quasi scomparso fino al mare di Aral, è un lungo e triste elenco di meraviglie della natura in via di estinzione.

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direttore@lastampa.it

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