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La Stampa Rassegna Stampa
15.03.2018 Libano, conferenza a Roma: come fronteggiare i terroristi di Hezbollah
Il commento di Giordano Stabile (con un errore)

Testata: La Stampa
Data: 15 marzo 2018
Pagina: 13
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Hariri vuole smarcarsi da Hezbollah»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/03/2018, a pag.13 con il titolo "Hariri vuole smarcarsi da Hezbollah" il commento di Giordano Stabile.

Il commento di Giordano Stabile informa correttamente, ma sbaglia a proposito di quello che definisce il "sequestro" di Hariri in Arabia Saudita del novembre 2018. Pur mettendo tra virgolette la parola "sequestro", Stabile riprende quella che è una fake news, perché non c'è stato alcun sequestro.

Ecco il commento:

Immagine correlata
Giordano Stabile

La stabilità del Libano passa per l’esercito. Può sembrare un paradosso in un Paese nel quale le forze armate arrancano con vecchi blindati e jeep ancora degli Anni 70, e con un passato molto poco glorioso, fatto di guerre perse e spaccature settarie che avevano portato al loro dissolvimento di fatto negli Anni 80. Le cose stanno cambiando. L’offensiva vittoriosa contro l’Isis lungo la frontiera della Siria, l’anno scorso, ha ridato lustro. Il consenso fra la popolazione è alto, al di là delle differenze confessionali. L’arrivo alla presidenza del generale Michel Aoun ha rimesso i militari al centro. Ma le forze armate, che per tradizione debbono essere guidate da un cristiano maronita (un altro Aoun, Joseph), hanno adesso come alleato di ferro il premier sunnita Saad Hariri. Un esercito forte è la prima condizione per il ridimensionamento di Hezbollah e quindi la garanzia di un «Libano neutrale», fuori dai conflitti regionali e al riparo dal braccio di ferro fra Iran e Arabia Saudita.

Immagine correlata
Saad Hariri

Oggi l’esercito conta su 65 mila uomini, contro i 40 mila combattenti dichiarati di Hezbollah, ma svolge anche funzioni di polizia e, soprattutto, non ha mezzi. Hariri, dopo il «sequestro» a Riad nel novembre scorso, ha riallacciato con i sauditi, con in testa un progetto che avrà una tappa fondamentale oggi in Italia per la Seconda conferenza di Roma dei Paesi amici del Libano. Quaranta nazioni, più il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, chiamate a portare aiuti e finanziamenti. Hariri conta su Europa, Usa, e Paesi del Golfo, per ottenere quei 4 miliardi di dollari che servono a creare un esercito moderno, e che Riad aveva ritirato dopo l’ingresso di Hezbollah nel governo. L’Italia è in prima linea e fornirà soprattutto addestramento. Ha già formato con la missione bilaterale Mibil 1200 soldati, la Guardia presidenziale, reparti alpini. Le nuove unità potranno prendere il controllo anche del Sud, dove impera Hezbollah. E il Partito di Dio? È in evoluzione. L’alleanza elettorale con Aoun lo ha spinto a compromessi: sottotraccia, ha limitato la sua presenza in Siria. Aoun sogna di trasformarlo in una «forza territoriale», libanese e non al servizio di Teheran. Un successo della Conferenza di Roma potrebbe dare impulso a un progetto difficilissimo. È la strada migliore per evitare una nuova guerra civile, o con Israele.

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direttore@lastampa.it

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