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La Stampa Rassegna Stampa
16.02.2018 L'Occidente non deve abbandonare i kurdi
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 16 febbraio 2018
Pagina: 12
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Tillerson stoppa Erdogan sulla Siria: 'Non abbandoniamo i ribelli anti-Assad'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/02/2018, a pag.12, con il titolo "Tillerson stoppa Erdogan sulla Siria: 'Non abbandoniamo i ribelli anti-Assad' ", il commento di Giordano Stabile.

Fino ad oggi solo a parole l'Occidente ha difeso i kurdi, l'unica forza davvero filo occidentale - oltre naturalmente a Israele - nell'intero Medio Oriente. Per ora ha prevalso l'ottica dei ricchi affari con dittature come Turchia e Iran, vedremo se l'Amministrazione Trump riuscirà a cambiare la situazione.

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

Salvare il «soldato Turchia» prima che il fossato con l’Occidente e l’Alleanza atlantica si allarghi troppo. L’ultima tappa del Segretario di Stato americano Rex Tillerson in Medio Oriente era la più difficile, al culmine di una escalation di attacchi verbali senza precedenti, fino alla minaccia di uno «schiaffo ottomano» da parte del presidente Recep Tayyip Erdogan a due generali statunitensi. Le tensioni con gli Usa vertono attorno alla questione curda, all’alleanza del Pentagono con i guerriglieri dello Ypg in Siria, che Ankara considera nient’altro che l’estensione siriana del Pkk, quindi un’organizzazione terroristica.

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Erdogan contro i kurdi, nel silenzio dei media

Ma alla frattura fra le due principali potenze militari della Nato si aggiunge quella fra la Turchia e l’Unione europea. E il vertice di ieri sera Tillerson-Erdogan ha fatto il paio con l’incontro a Berlino fra la cancelliera Angela Merkel e il primo ministro turco Binali Yildirim. Una morsa tedesco-americana per recuperare l’alleato turco tentato dalle sirene russe.

Tillerson è arrivato ad Ankara da Beirut, dopo un incontro segnato da un ritardo poco protocollare del presidente Michel Aoun, che ha fatto fare mezz’ora di anticamera al Segretario di Stato al palazzo presidenziale di Baabda, e dalle acrobazie su Hezbollah, che Tillerson ha ammesso essere anche «parte della politica libanese» ma che per via dei suoi legami con l’Iran non ha «un’influenza positiva sul lungo periodo». Nel successivo colloquio con il premier Saad Hariri, Tillerson ha offerto la mediazione americana sulle dispute di confine con Israele, compresa quella sulla frontiera marittima a cavallo di importanti giacimenti di gas che l’Eni si appresta a esplorare. Alla fine del vertice Tillerson ha lanciato la prima manifestazione di disponibilità verso la Turchia e ha negato che Washington abbia mai fornito ai curdi «armamenti pesanti» nonostante il nuovo stanziamento di 200 milioni di dollari in loro favore.

Erdogan, faccia a faccia, gli ha chiesto un passo ancora più netto. Separare cioè lo Ypg dalla Forze democratiche siriane (Sdf), la coalizione curdo-araba nel Nord-Est della Siria che ha cacciato l’Isis da Raqqa e ora si sta trasformando in una testa di ponte americana per contenere l’influenza iraniana e russa in Mesopotamia. I curdi rappresentano circa i tre quarti delle Sdf e difficilmente gli Usa potranno accogliere la richiesta che si somma a quella di lasciar campo libero all’esercito turco, oltre che ad Afrin, anche nell’importante centro di Manbij. Per Erdogan la disfatta dello Ypg è la priorità, e la premessa alla resa del Pkk in Turchia. In un comizio si è detto pronto «a combattere anche contro il mondo intero» per arrivarci. Erdogan ha definito l’incontro con Tillerson «positivo e costruttivo». «Abbiamo - fa sapere la presidenza turca - chiarito le priorità e le attese turche su tutti temi» in agenda.
Il Pkk è stato anche al centro del colloquio fra Yildirim e Angela Merkel. Il premier turco ha incassato il divieto di tenere manifestazioni a favore dell’organizzazione curda in Germania, dove vive la più grande comunità turca all’estero. La cancelliera ha però chiesto passi altrettanto concreti sul rispetto dei diritti umani e della libertà di espressione. Sul tavolo la detenzione del corrispondente del quotidiano tedesco «Die Welt», Deniz Yucel, considerata un attacco intollerabile alla libertà di stampa. Yildirim ha replicato di augurarsi «che Yucel possa essere presto sentito dai giudici per potersi difendere dalle accuse ed essere liberato». La morsa Tillerson-Merkel attorno alla Turchia potrebbe dare un primo risultato. E il fossato tornare a restringersi.

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