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La Stampa Rassegna Stampa
14.02.2018 Benjamin Netanyahu: accuse senza fondamento
Commento di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 14 febbraio 2018
Pagina: 10
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Corruzione, la polizia chiede l'incriminazione di Netanyahu»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/02/2018, a pag.10, con il titolo "Corruzione, la polizia chiede l'incriminazione di Netanyahu", il commento di Giordano Stabile.

A destra: Benjamin Netanyahu

Bene fa Giordano Stabile a sottolineare che non sono emerse finora prove sufficienti contro il premier. Le accuse contro Benjamin Netanyahu, infatti, sono ridicole e non sarebbero mai state sollevate contro un altro Primo ministro. Un premier non può rinchiudersi in un eremo, rifiutando di avere relazioni e rapporti con persone di ogni genere, è ipocrita pretenderlo soltanto da Netanyahu. Anche questo è un caso di evidente doppio standard di giudizio.

Neanche Repubblica attacca il Primo ministro d'Israele, mentre lo fa Davide Frattini sul Corriere, a pag. 10, con un commento che è una condanna preventiva fin dal titolo: "La polizia chiude il dossier Netanyahu: 'Incriminatelo per corruzione' ". Perfino peggiore il titolo, a pag. 20, del Fatto Quotidiano: "Ultimo tango a Tel Aviv, chiesta incriminazione per Netanyahu". Entrambi i titoli fanno pensare che il caso sia chiuso, mentre le prove sono inconsistenti.

Ecco il commento sulla vicenda di Fiamma Nirenstein: "Giorno triste, la polizia si è fatta vindice della sinistra e ha consigliato con criteri bassamente giustizialisti di incriminare Netanyahu con accuse assolutamente ridicole. Così Israele, se le raccomandazioni verranno seguite si priverebbe dell’unico grande statista vivente e dell’uomo che la sa e la saprà difendere dall’Iran, dagli Hezbollah, da Hamas… Speriamo che l’autolesionismo venga fermato dai giudici".

Ecco l'articolo di Giordano Stabile:

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Giordano Stabile

Benjamin Netanyahu resta al suo posto, esclude le dimissioni perché è «innocente» e ha «dedicato tutta la vita ad Israele». In diretta tv, ieri sera alle nove, si è difeso come al solito, all’attacco. Ha detto che le accuse a suo carico sono «senza fondamento», ha insinuato che gli investigatori siano prevenuti. Ma l’assedio, dopo anni di indagini su tre filoni, è arrivato all’assalto finale, con la raccomandazione di incriminarlo ufficializzata dalla polizia ai giudici. E ora la sua posizione vacilla.
Il premier israeliano è accusato di aver «agito contro il pubblico interesse» e aver intascato un milione di shekel, 230 mila euro, in regali. I casi di corruzione sono due, identificati dai codici 1000 e 2000. Il primo riguarda i favori fatti a due miliardari, il produttore di Hollywood Arnon Milchan, nato in Israele, e il tycoon australiano James Packer. Arnon Milchan ha prodotto film come «Pretty woman» e «C’era una volta in America«. Non aveva un visto di residenza stabile negli Usa e per aiutarlo, secondo l’accusa, Netanyahu è intervenuto con l’allora segretario di Stato americano John Kerry. E lo stesso avrebbe fatto per Packer.
Come ricompensa Milchan e Packer hanno inondato per anni la casa dei Netanyahu di cassette di vini, champagne rosé e di scatole di sigari pregiati, gioielli per la moglie Sara. I Netanyahu non hanno mai negato di aver ricevuto regali dagli «amici» ma hanno respinto le accuse che fossero tangenti.
Le difese hanno cominciato a scricchiolare quanto, nel settembre scorso, Sara è stata incriminata per frode dal procuratore generale di Israele Avichai Mandelblit ed è emerso che chiedeva alla segretaria di Milchan di far consegnare gli omaggi in scatole sigillate per celare il contenuto.
Il caso 2000 riguarda invece un presunto accordo con il quotidiano «Yedioth Ahronoth», il secondo per diffusione nel Paese, perché riportasse un’immagine positiva del premier in cambio di un aiuto contro il principale concorrente, «Israel Hayoum». In una registrazione Netanyahu dice all’editore di Yedioth Ahronoth, Arnon Mozes, che avrebbe convinto il proprietario della testata rivale, Sheldon Adelson, a limitare la tiratura, in modo da favorirlo.
Il premier ha cercato in tutti i modi di frenare le inchieste. Il commissario di polizia Roni Alsheich ha denunciato pressioni da parte di «persone molto potenti». Dalla richiesta di incriminazione resta fuori però il terzo caso, il 3000, legato alla vendita di sottomarini tedeschi Dolphins a Israele. L’anno scorso la polizia ha arrestato l’ex capo dello staff di Netanyahu, David Sharan.
Il sospetto è di tangenti, ma finora non sono emerse prove sufficienti contro il premier.

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direttore@lastampa.it

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