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La Stampa Rassegna Stampa
28.01.2018 Shoah, i lager polacchi cancellati per legge
Analisi di Monica Perosino

Testata: La Stampa
Data: 28 gennaio 2018
Pagina: 11
Autore: Monica Perosino
Titolo: «Shoah, i lager polacchi cancellati per legge»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/01/2018, a pag.11 con il titolo "Shoah, i lager polacchi cancellati per legge" l'articolo di Monica Perosino

Bene ha fatto Israele a protestare, i campi di sterminio essendo stati costruiti dai nazisti in Polonia, un paese che li accolse condividendone quasi sempre le finalità. Che questa decisione fosse già nei programmi del governo polacco lo si deduceva chiaramente quando pochi anni fa venne inaugurato a Varsavia il Museo Ebraico. Bastava girare nei padiglioni per rendersi conto di come la storia degli degli ebrei doveva essere interpretata: un millennio di vicinanza e collaborazione, il tutto con un solo obiettivo: la riconciliazione. Nulla in contario verso una riconciliazione, ma in quel museo la storia, quella vera, degli ebrei polacchi, è stata 'ripulita' in modo inaccettabile. Comandavano i nazisti tedeschi, ma la popolazione polacca collaborò in maniera più che volonterosa. Con questa legge si cancellano le responsabilità della Polonia. Su queste basi non è possibile nessuna riconciliazione.

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Monica Perosino                          Museo ebraico, Varsavia

Vietato usare l’espressione «campi di sterminio polacchi». Vietato «attribuire alla Polonia e ai suoi cittadini un qualsiasi tipo di responsabilità per i crimini commessi dai nazisti». Soprattutto: vietato «accusare la Polonia di complicità con i nazisti», o menzionare in pubblico «crimini commessi dai polacchi durante l’Olocausto». La camera bassa del Parlamento di Varsavia ha approvato un disegno di legge che prescrive fino a tre anni di carcere per chi assocerà l’aggettivo «polacchi» ai campi di sterminio nazisti, come Auschwitz, operanti nella Polonia occupata durante la Seconda guerra mondiale. In teoria, la norma sarebbe dovuta essere un «messaggio di sensibilizzazione» ai media e ai politici internazionali che «troppo spesso parlano di “campi polacchi”» senza specificare che la Polonia era «occupata dai nazisti». Un tentativo di censurare chi suggerisce che, almeno in parte, la Polonia, come diversi altri Paesi europei, sia responsabile della morte di milioni di ebrei. Peccato che la legge tenti maldestramente di cancellare una tragica evidenza, quella dei collaborazionisti, innanzitutto. In un botta e risposta su Twitter il leader del partito israeliano Yesh Atid, risponde all’ambasciata polacca con un messaggio che non lascia ombre: «Questa legge cerca di negare la complicità polacca nell’Olocausto. L’Olocausto è stato concepito in Germania, ma centinaia di migliaia di ebrei sono stati sterminati senza mai aver incontrato un soldato tedesco». Perché la legge entri in vigore serve ancora l’approvazione del Senato e del presidente. Tre gli anni di carcere previsti. La norma renderà anche illegale negare l’omicidio di circa 100.000 polacchi da parte delle Unità nell’esercito insurrezionale ucraino (Upa), mossa che potrebbe aumentare le tensioni con la vicina Ucraina. Il partito di destra al governo Diritto e Giustizia (PiS) ha spinto la legge invocando la sofferenza dei polacchi sotto l’occupazione nazista - «c’era la pena di morte per chi aiutava gli ebrei» - e per, sostengono i critici, strizzare l’occhio all’estrema destra nazionalista del Paese. Immediata la reazione di Israele: «La legge non ha senso. La Storia non può essere cambiata, non si può negare la Shoah». Così il premier Benyamin Netanyahu ha bollato la norma in discussione in Polonia. «Ho dato ordine all’ambasciata israeliana in Polonia di incontrarsi con il primo ministro a cui esprimere - ha aggiunto il premier - la mia ferma opposizione alla legge». Ha aggiunto il portavoce del ministero degli Esteri: «Chiediamo che il governo polacco la corregga prima che si vada avanti. Nessuna legge può cambiare la verità storica». Mentre il leader del partito laburista Avi Gabbay ha commentato: «Questa norma incoraggerà chi nega l’Olocausto. Ignorare la Storia non la cambia».

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