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La Stampa Rassegna Stampa
03.01.2018 Turchia: Erdogan vuole che le bambine si sposino a 9 anni
Commento di Marta Ottaviani

Testata: La Stampa
Data: 03 gennaio 2018
Pagina: 12
Autore: Marta Ottaviani
Titolo: «Erdogan, patto con gli imam: 'Giusto il matrimonio a 9 anni'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/01/2018, a pag. 12, con il titolo "Erdogan, patto con gli imam: 'Giusto il matrimonio a 9 anni' " il commento di Marta Ottaviani.

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Marta Ottaviani                  Erdogan con un Corano

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In Turchia cade anche l’ultimo tabù: le autorità religiose hanno definito lecito il matrimonio per le bambine di appena nove anni. Una presa di posizione che sta provocando un putiferio, nel Paese e che va in netta controtendenza agli sforzi fatti a livello mondiale per diminuire quella che ormai è una vera e propria piaga.
La notizia, comparsa sui quotidiani di opposizione ieri, trova conferma sul sito della stessa Diyanet, l’Autorità per gli Affari religiosi, massima autorità dell’Islam in Turchia e direttamente controllata dal governo. Se si va nella sezione Dini Kavramlar Sozlugu, in turco Dizionario di concetti religiosi, alle parole bulug e nikah, ossia pubertà e matrimonio, si trova spiegato tutto. La Diyanet ha fatto coincidere l’età minima per l’unione fra due coniugi con la fine dell’infanzia e l’inizio dell’adolescenza, quando cioè un essere umano inizia a essere in grado di procreare. In base a questo ragionamento, le bambine e i bambini possono sposarsi già dall’età rispettivamente di nove e 12 anni. Arrivati a 15 anni, poi, sempre per le autorità religiose, possono decidere di contrarre matrimonio autonomamente, ossia senza la famiglia a fare da garante, nonostante per la legge turca non si possa convolare a nozze prima dei 17 anni di età. Sempre secondo l’Autorità, il matrimonio non ha solo la funzione di garantire la continuazione della specie umana tramite la procreazione, protegge anche dall’adulterio, anzi, se si corre il rischio di avere relazioni illegittime, a quel punto diventa «necessario».
Da tempo la Diyanet è accusata di essere diventata sempre più conservatrice ed essere entrata nella quotidianità delle persone, cercando di modificarne gli stili di vita. I dubbi si sono moltiplicati da quando, alla guida dell’istituzione, è salito Ali Erbas, scelto dal presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, e considerato ancora più tradizionalista del suo predecessore, Mehmet Gormez. La dottrina sul matrimonio rischia di provocare forti proteste nel Paese, soprattutto perché, dallo scorso ottobre, una votazione del Parlamento turco ha equiparato le nozze celebrate in moschea, che prima avevano un valore meramente simbolico, a quelle civili. Il timore è che, in questo modo, le spose bambine aumentino.

La Mezzaluna, purtroppo, è già nota alle cronache per questo fenomeno. Secondo i dati dell’Unicef, il 15% delle spose ha meno di 18 anni. Ma, nella loro drammaticità, potrebbero essere numeri sottostimati. Secondo alcune associazioni per la difesa dei diritti delle donne la percentuale reale si aggirerebbe intorno al 33%. I matrimoni con minori sono concentrati soprattutto nel Sud-Est del Paese, dove vige una struttura sociale ancora conformata sul modello tribale e patriarcale e dove spesso le nozze vengono combinate dalla nascita. A incrementare un fenomeno già troppo radicato, ci si è messa anche la crisi siriana, con decine di migliaia di rifugiati che hanno passato il confine turco per scampare alla guerra e spesso date in sposa per cementare legami fra famiglie e garantirsi in futuro nel Paese.
Tutto questo mentre, a livello mondiale, si moltiplicano le iniziative per fare diminuire cifre che in alcuni Paesi fanno rabbrividire e che iniziano a preoccupare anche in alcuni stati europei. La stessa first-lady, Emine Erdogan, si è espressa più volte, condannando i matrimoni con bambini con fermezza. Un impegno a cui, però, corrispondono statistiche sconfortanti.

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direttore@lastampa.it

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