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La Stampa Rassegna Stampa
19.12.2017 Quando Barack Obama si oppose all'intervento contro i terroristi di Hezbollah
Commento di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 19 dicembre 2017
Pagina: 16
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Così Obama fermò il blitz anti-Hezbollah»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/12/2017 a pag. 16 con il titolo "Così Obama fermò il blitz anti-Hezbollah" il commento di Paolo Mastrolilli.

Ecco la prova di come Barack Obama si oppose all'intervento contro i terroristi di Hezbollah per timore di scontentare l'Iran in vista dell'accordo di Vienna sul nucleare, fortemente voluto dall'ex presidente americano. L'emersione di questo fatto è un gravissimo episodio: i terroristi vanno combattuti, trattare con loro significa riconoscerli e legittimarli, antico vizio delle democrazie occidentali.

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Paolo Mastrolilli

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Barack Obama

 

Si chiamava «Project Cassandra», era l’operazione con cui la Drug Enforcement Administration degli Stati Uniti aveva scoperto lo schema usato da Hezbollah per arricchirsi con il traffico di droga e armi. Quando però le agenzie americane avevano ammassato abbastanza prove per incriminare i colpevoli, i vertici dell’amministrazione Obama le avevano fermate, per non compromettere le trattative con l’Iran per l’accordo sul programma nucleare. A rivelarlo è un’approfondita inchiesta del sito «Politico», che ha parlato con i responsabili dell’operazione. Nel 2008, anno dell’elezione dell’ex senatore dell’Illinois alla Casa Bianca, la Dea aveva scoperto i primi indizi del traffico, che fruttava ad Hezbollah circa un miliardo di dollari all’anno. Il gruppo sciita basato in Libano aiutava l’esportazione della cocaina dal Venezuela agli Stati Uniti, e poi riciclava i soldi comprando auto usate trasportate in Africa occidentale. I profitti ripuliti tornavano nelle banche libanesi, alimentando in continuazione questo circolo, che serviva a finanziare le attività del Partito di Dio in tutto il mondo. I traffici infatti venivano usati anche per trasportare armi e uomini, che spesso venivano associati alle missioni diplomatiche iraniane per condurre attività segrete di destabilizzazione. La rete delle complicità era molto vasta, perché la vendita della droga veniva fatta in collaborazione con i leader venezuelani, prima Chavez e poi Maduro, mentre le armi passavano attraverso la Siria, gestite da un intermediario libanese di nome Ali Fayad che riportava al presidente russo Putin. Un altro uomo chiave era Abdallah Safieddine, l’inviato di Hezbollah a Teheran, e un personaggio soprannominato «Ghost», il fantasma, che gestiva le operazioni negli Usa. La Lebanese Canadian Bank era una delle istituzioni finanziarie chiave dell’intero progetto. Quando la Dea si era sentita pronta ad intervenire con incriminazioni, arresti e richieste di estradizione, il governo Obama l’avrebbe fermata. Lo hanno detto a Politico Derek Maltz e David Asher, che gestivano il «Project Cassandra», sostenendo che l’amministrazione non voleva correre il rischio di urtare l’Iran e far saltare l’accordo nucleare.

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