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La Stampa Rassegna Stampa
09.12.2017 La Stampa indaga i 5stelle: molta cautela gli altri quotidiani
Analisi di Jacopo Jacoponi, Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 09 dicembre 2017
Pagina: 5
Autore: Jacopo Jacoboni-Paolo Mastrolli
Titolo: «Tv e wb, ecco i canali tra Mosca e M5S-Troll,bot e associazioni culturali. Così hanno sabotato il referendum»

Intorno ai 5Stelle di Grillo circola sui nostri quotidiani molta cautela. Fa eccezione la STAMPA diretta da Maurizio Molinari, che oggi, 09/12/2017, dedica le prime 5 pagine ad accurate analisi di Jacopo Jacoponi e Paolo Mastrolilli. Ecco un assaggio di quel che potrebbe essere il destino dell'Italia se questo partito dovesse andare, in qualunque forma, al governo.
Perchè IC si interessa dei 5Stelle? leggere: http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=115&sez=120&id=68564

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Jacopo Jacoboni: " Tv e wb, ecco i canali tra Mosca e M5S "

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Jacopo Jacoboni

Da un certo momento in poi, all’improvviso, tra fine 2014 e inizio 2015, il Movimento cinque stelle comincia ad abbracciare una narrativa filo-Russia impressionate. Incontri con attori russi coincidono con prese di posizione fino a poco tempo prima impensabili: cancellare le sanzioni alla Russia, l’annessione della Crimea derubricata a mera «tensione», l’aggressione russa dell’Ucraina definita «una guerra scatenata dalla Nato». La svolta è il 10 aprile 2015: Beppe Grillo concede una lunghissima intervista a Rt, l’outlet finanziato dal Cremlino, al centro del Russiagate negli Usa (per i soldi pagati al generale Michael Flynn, o le pubblicità politiche oscure sui social, di cui ora anche Facebook rimanda indietro i guadagni). Grillo a Rt dipinge l’Italia come un Paese su una china pericolosa, «un colpo di stato intelligente in atto», «la corruzione ammazza il Paese», «il disastro economico», «la mancanza di controllo degli immigrati», «la democrazia non funziona». Musica per le orecchie della direttrice di Rt, Margarita Simonyan, che ha presieduto all’operazione. L’intervista non è gestita dall’ufficio comunicazione M5S alla Camera, ma da Milano, direttamente dallo staff della Casaleggio. Mentre Matteo Salvini posta sui social foto con Putin, e la Lega non ha nessun problema a parlare di accordo politico, il Movimento si muove in una zona di mezzo, non ufficiale, tesse una tela ma preferiva restare sottotraccia. La Lega ha contatti almeno dal 2013. Dal 2014 un canale è stato l’associazione culturale Lombardia-Russia, figure chiave il giornalista Gianluca Savoini. O l’ex parlamentare Claudio D’Amico e l’europarlamentare Lorenzo Fontana. I cinque stelle chiedono invece ai russi di non affrettare gli annunci. Zheleznyak nel marzo 2017 chiarisce: «Siamo pronti a sviluppare le nostre relazioni, ma solo nella misura in cui sarà interessante per entrambe le parti». Gli incroci però sono tantissimi. L’11 giugno 2015 il Movimento lancia una campagna sul blog di Grillo: «Revocare le sanzioni alla Russia, l’Italia ha perso un miliardo». Il dossier viene seguito da due deputati, Manlio Di Stefano e Alessandro Di Battista; saranno loro due ad accompagnare Beppe Grillo da Razov, l’ambasciatore russo a Roma, a Villa Abamelek, a Monteverde, sede dell’ambasciata, con la macchina scassata di Di Stefano. Il 29 giugno a Di Stefano viene concesso il blog per dire che «Washington sta lanciando l’Europa in una pericolosa crociata contro la Russia». In quel periodo Sputnik diventa fonte sistematica di Tze Tze, un sito della Casaleggio. La rivista L’antidiplomatico, diretta da Alessandro Bianchi (poi consulente dell’ufficio legislativo M5S alla Camera) diventa centrale nell’elaborare una linea politica sempre più pro Putin e pro Assad. Il 2016 è l’anno del referendum costituzionale. Alla Russia interessa, l’Italia. Il 25 marzo Di Battista e Di Stefano volano a Mosca. Vengono accolti benissimo. Parlano con Sergej Zheleznyak, vicesegretario di Russia Unita, e Robert Shlegel, ex capo di Nashi, la gioventù putiniana, poi uscito, a gestire operazioni non ufficiali. Di Stefano - quando una foto esce sulla Stampa - si sfoga: «Abbiamo parlato con l’allora responsabile dei giovani di Putin, loro spingono molto sull’uso del web quindi è ovvio che fosse interessato: per loro era ancora più scioccante che noi lo facessimo senza soldi». In un altro colloquio c’è Maxim Rudnev, ex dirigente della «Giovane Guardia» putiniana. Il tema è sempre: web e campagne elettorali. Altro personaggio visto dai grillini in altra occasione è Andrej Klimov, uomo che incontra anche la Lega: ha scritto lo studioso Anton Shekhovtsov che qui, attraverso Aleksej Komov, si va vicini all’oligarca ultranazionalista Konstantin Malofeev. A giugno 2016 Di Stefano è a Mosca al Congresso di Russia Unita, dove definisce la rivoluzione di Maidan «un colpo sostenuto dall’occidente». In un’intervista per commentare il congresso, il filosofo eurasiano Alexander Dugin, oggi vicino al Cremlino, dice: «Se chiedessimo agli italiani se sono [come gli inglesi] per uscire dall’Ue, anche loro sarebbero per uscire. E noi sappiamo che questo è ciò che chiedono Lega e M5S». I grillini avevano annunciato un viaggio in Crimea, che poi non faranno, per ragioni da chiarire. Il 4 agosto il M5S presenta in parlamento una proposta di legge affinché l’adesione alla Nato sia rivista ogni due anni. Di Stefano allude esplicitamente a un possibile referendum sull’adesione alla Nato. L’ambasciata ucraina intanto scrive a Davide Casaleggio, considerato deus ex machina della svolta pro Russia, per protestare contro le tesi del M5S sull’Ucraina. Nell’ottobre 2016 Rt, dopo una lunga serie di articoli in cui dipinge l’Italia sull’orlo di una guerra civile, dedica una diretta streaming a una manifestazione per il Sì, spacciata per il No. Renzi protesta con Putin. Si apre una crisi diplomatica. In quei giorni, il 14 novembre, una delegazione grillina è di nuovo a Mosca. Stavolta la guida il senatore Vito Petrocelli. Curiosità: la conferenza stampa è tutta russa, l’evento si tiene al media center di Rossiya Segodnya, outlet sotto stretto controllo del Cremlino.

Paolo Mastrolilli: " Troll,bot e associazioni culturali. Così hanno sabotato il referendum "

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Paolo Mastrolilli

Risultati immagini per referendum 4 dicembre 2016

Mosca ha interferito con il referendum costituzionale italiano del 2016, sta interferendo con la campagna per le prossime elezioni, e gli Usa hanno le prove. Lo conferma a «La Stampa» Michael Carpenter, già vice assistente segretario alla Difesa per Russia, Ucraina, Eurasia e Balcani, direttore per la Russia al Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, e coautore col vice presidente Biden dell’articolo su «Foreign Affairs» che denuncia questa offensiva del Cremlino. Cosa è accaduto durante il referendum del 2016? «La Russia ha lanciato lo stesso genere di pratiche sui social media con cui ha interferito nelle elezioni americane, francesi e tedesche. Ha usato troll e bots per propagare messaggi che facevano il suo interesse, cioè delegittimare il governo e influenzare il referendum nella direzione del No». Come lo hanno fatto? «Le operazioni della disinformazione russa che conosciamo meglio sono quelle dell’Internet Research Agency (Ira) di San Pietroburgo, perché alcuni disertori hanno spiegato esattamente come opera. Perciò su questo abbiamo molte informazioni. Ci sono tanti altri network russi per i troll, e saremmo ingenui a credere che tutta l’attività è limitata all’Ira. Questa istituzione però rappresenta un buon parametro, insieme a Rt e Sputnik, per capire che tipi di messaggi vuole propagare il Cremlino». Qual era lo scopo in Italia? «Sconfiggere il referendum e creare instabilità. Gli obiettivi generali della Russia, in Italia e negli altri Paesi occidentali, sono provocare il caos, destabilizzare i governi, e promuovere partiti populisti, nazionalisti, di estrema destra o sinistra, specialmente quelli scettici verso l’Unione europea e la Nato. Mosca vuole seminare la divisione sociale, etnica e razziale come nel mio Paese, o ideologica». Quando Renzi venne a Washington nell’ottobre del 2016 ne parlaste? «Non lo so. Presumo che l’influenza russa in Europa sia stata discussa, ma non so specificamente a che livello». È vero che nell’autunno del 2016 mandaste una missione a Roma? «In generale la nostra pratica durante quel periodo era avvertire i governi europei delle operazioni di propaganda russe, perché sapevamo che stavano avvenendo. Purtroppo, facendo autocritica, siamo stati un po’ ciechi su quanto facevano nel nostro Paese. Ma parlavamo regolarmente con i nostri interlocutori tra gli alleati Nato, inclusa l’Italia, per discutere le operazioni di influenza maligna condotte da Mosca. Perciò è interamente plausibile e probabile che quel tipo di conversazione sia avvenuta». È vero che delegazioni di politici italiani sono andate in Europa orientale a visitare le minoranze russe? «Siamo a conoscenza di queste visite. Matteo Salvini della Lega Nord andò in Crimea nella primavera del 2014, per incontrare il cosiddetto premier de facto dei combattenti separatisti russi. I politici italiani viaggiavano assolutamente in Europea orientale, promuovendo politiche scandalose, dal mio punto di vista». Cosa sta succedendo in vista delle elezioni politiche? «In base alle mie analisi sulla propaganda russa, e quelle di varie organizzazioni come Hamilton 68 del German Marshall Fund, o il Digital Forensic Lab dell’Atlantic Council, noi sappiamo, e abbiamo un sacco di prove, che la Russia sta sostenendo la Lega Nord e Cinque Stelle. Non si tratta solo di appoggio online, ma anche politico. Intendo per esempio l’accordo che la Lega ha concluso a marzo per cooperare con il partito di governo Russia Unita, cioè quello di Putin. Abbiamo visto molte cose simili, tipo l’Associazione culturale lombardo russa. Sono link profondi. Non solo digitali, ma anche politici». Solo la Lega, o anche Cinque Stelle? «Anche Cinque Stelle. I suoi leader sono andati in Russia, abbracciano la strategia narrativa del Cremlino, e usano i talking point forniti da Mosca. Stanno soddisfacendo i principali obiettivi ideologici di Putin, chiedendo la fine delle sanzioni, accusando la Nato di essere aggressiva, attaccando l’Ue. Hanno tutto il diritto di farlo come partito politico italiano, ma chiaramente hanno sposato un messaggio che sostiene la narrativa del Cremlino. È curioso perché in passato i leader del movimento, come Beppe Grillo, erano critici di Mosca. È interessante chiedersi come mai hanno ora questa relazione così simbiotica». Ci può dare le prove di quanto sostiene? «Per capire come funziona la propaganda russa devi analizzare bots e troll, e cosa dicono. Se lo fai, vedi che nei media italiani c’è uno spazio preponderante a favore di Cinque Stelle, Lega, e partiti di destra come Fratelli d’Italia. Tra le altre cose, va letto anche il rapporto dell’Atlantic Council “Kremlin’s Trojan Horses”, spiega le tattiche usate sui social per propagare informazioni in Europa». Gli attacchi online vengono dalla Russia o dall’Italia? «Certamente dalla Russia, ma sospetto anche dentro l’Italia. Ci sono siti basati nel vostro Paese, tipo “Io sto con Putin”, che provano un certo livello locale di cooperazione col messaggio strategico russo. Non so se è il risultato di una collaborazione diretta con Mosca, o di narrative parallele, ma chiaramente ci sono gruppi italiani che promuovono i messaggi del Cremlino». Mosca adopera anche la corruzione? «È assolutamente lo strumento più forte che usa per sovvertire la democrazia occidentale dall’interno. Lo vedi ovunque, dall’Europa al mio Paese. Non ho prove specifiche di finanziamenti russi ai partiti politici italiani, ma vi incoraggio a investigare e seguire i soldi, perché è assai possibile che stia accadendo. Se la Russia vede il vantaggio di usare contatti corrotti per cercare vantaggi politici, lo fa sempre». In che modo? «I veicoli sono diversi. In genere il Cremlino non impiega agenti diretti dello Stato, tipo i diplomatici. Lo fa con gli oligarchi, le aziende collegate con la Russia, o altri proxy difficili da identificare. I soldi poi vanno a shell company, che è estremamente complicato scoprire. Vi invito a indagare».

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