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La Stampa Rassegna Stampa
27.11.2017 'Percorsi interrotti': oggi l'inaugurazione a Torino della mostra di opere di Eleonora Levi, Giorgio Tedeschi
Analisi di Ada Treves

Testata: La Stampa
Data: 27 novembre 2017
Pagina: 61
Autore: Ada Treves
Titolo: «Vite interrotte»

Riprendiamo dalla STAMPA - TORINO di oggi, 27/11/2017, a pag. 61, con il titolo "Vite interrotte", l'analisi di Ada Treves.

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Ada Treves

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Eleonora Levi, figlia di Davide e Elisa Rignano, nata a Torino il 23 febbraio 1884. Coniugata con Cesare Tedeschi. Arrestata a Torino. Deportata ad Auschwitz il 5 aprile 1944.
Non è sopravvissuta alla Shoah.
Giorgio Eugenio Tedeschi, figlio di Cesare e Eleonora Levi, nato a Torino il 21 giugno 1913. Coniugato con Giuliana Fiorentino. Arrestato a Torino. Deportato ad Auschwitz il 5 aprile 1944.
Non è sopravvissuto alla Shoah.

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Un disegno di Giorgio Tedeschi


Poche parole, una fotografia: le due schede, presenti sul sito del Cdec, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano sono essenziali, tragicamente scarne, e la storia di Eleonora Levi e Giorgio Tedeschi si sarebbe potuta chiudere così, in due «Percorsi interrotti», titolo scelto per la mostra organizzata alla Biblioteca Nazionale, che permette invece di sottrarli al silenzio e all’oblio.

Nora Levi - così si firmava Eleonora - fu pittrice, e Carlo Follini la considerava la sua migliore allieva. Un’allieva capace di esprimersi, come nota la curatrice Giovanna Galante Garrone, con «un tocco sensibile, uno spiccato gusto materico e una non comune energia». È ricordata in famiglia anche per il suo temperamento e per il suo carattere di femminista ante litteram, in rivolta contro i limiti della modesta istruzione ricevuta in quanto appartenente al sesso femminile, nonostante la libertà di pensiero della famiglia. Una sensibilità umana e artistica ereditata dal figlio Giorgio, che già da piccolo disegnava in continuazione. Daltonico, esplorò i limiti e soprattutto le potenzialità del bianco e nero, in un enorme patrimonio di disegni in cui spiccano i delicati ritratti di anziani. Avrebbe voluto dedicarsi alla carriera artistica, ma il padre lo convinse a iscriversi ad architettura, un percorso che intraprese con successo. Dopo la laurea lavorò a Milano e fu attivo nello studio di Giò Ponti, insieme al cugino, Eugenio Gentili Tedeschi, che lo ricorda come «un giovane di grande talento e di grande cultura, che disegnava mirabilmente». Persona di grande statura morale e intellettuale, durante i suoi viaggi fra Torino e Milano incontrò Giuliana, che avrebbe sposato nel 1939, e che pur deportata ad Auschwitz con il marito e la suocera, è invece sopravvissuta. Autrice di «Questo povero corpo» (1946), uno dei primi libri sulla deportazione, Giuliana a Torino ritrovò le figlie Rossella, che alla sua deportazione aveva tre anni e mezzo e Erica, la sorella minore, entrambe nascoste e quindi salvate da una domestica.

Ed è grazie alla tenacia e alla volontà pacata di Rossella che Nora Levi e Giorgio Tedeschi tornano a parlarci: «Sono felice e grata di poter ridare voce a due persone che sono state messe a tacere troppo presto. Mio padre aveva 32 anni quando è stato deportato, e io non ne ho alcuna memoria. Anche dopo, come succede spesso ai figli dei sopravvissuti, non ho mai voluto chiedere nulla per paura di risvegliare il dolore». Un silenzio lungo decenni, interrotto solo dopo la morte di Giuliana, nel 2010: «Dalla corrispondenza tra lei e mio padre, ritrovata solo allora, traspare un legame fortissimo e soprattutto il desiderio di quella vita normale che invece non hanno potuto avere. E io non ho potuto godere del loro affetto. Ma ho avuto la possibilità di vivere circondata dai quadri e dai disegni». Aiutata dal marito, il musicologo Enrico Fubini, Rossella ha così scelto di condividere un tesoro che, confessa, ora le manca non avere intorno. E sarà la voce di una delle sue figlie, il soprano Valeria Fubini, a riannodare durante il concerto di inaugurazione un filo familiare e artistico che attraversa le generazioni. Nonostante la Shoah.

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direttore@lastampa.it

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