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La Stampa Rassegna Stampa
05.09.2017 Pettegolezzi ridicoli: ecco le accuse a Sara Netanyahu
Commento di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 05 settembre 2017
Pagina: 15
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Spese personali a carico dello Stato, Sara Netanyahu verso l’incriminazione»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 0509/2017, a pag. 5 con il titolo "Spese personali a carico dello Stato, Sara Netanyahu verso l’incriminazione" il commento di Giordano Stabile.

Le accuse rivolte a Sara Netanyahu sono ridicole e mirano a screditare il marito, Premier dello Stato di Israele. Lo ha sottolineato lo stesso Benjamin Netanyahu, le cui parole sono riportate da Giordano Stabile: «Stanno indagando sui più importanti problemi del mondo – ha spiegato con sarcasmo - come si sostituisce una lampadina, i vassoi di cibo, la tazza di tè che Sara ha servito a suo padre sul letto di morte».

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

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Sara e Benjamin Netanyahu

 

 

Un «complotto della servitù» degno della serie televisiva Downtown Abbey. Sara Netanyahu vede così l’inchiesta nata dalle accuse dell’ex guardia del corpo e manager Meni Naftali, capo del personale nella residenza del premier in via Balfour a Gerusalemme. Ma quelle accuse di «spese pazze» e capricci che sarebbero costati all’erario almeno 400 mila shekel, quasi centomila euro, la stanno portando dritta in tribunale e rischiano di compromettere la tenuta del governo del marito Benjamin, sulla cresta dell’onda dal 1996.

Da giorni i media israeliani riportano indiscrezioni fatte filtrare da ambienti giudiziari. L’incriminazione da parte del procuratore generale Avichai Mandelblit è questione di «dieci giorni», al massimo «qualche settimana». I capi di accusa riguardano soprattutto le cene di lusso private, confezionate da chef, e proibite dal regolamento della residenza. La first lady, cinquantotto anni, è anche sospettata di aver mentito durante gli interrogatori con la polizia, proprio per nascondere le «spese pazze» e addossarle al «maggiordomo» Naftali.

Sono state le rivelazioni di Naftali, dopo il suo burrascoso licenziamento, ad aprire il caso. L’uomo, sefardita di origini marocchine, è diventato un personaggio, quasi un leader dell’opposizione. Ha chiamato la gente in piazza a protestare e sfidato il premier a un dibattito in tv. I Netanyahu hanno risposto accusandolo di essersi inventato tutto, di essere stato lui a «rubare il cibo» e ad addossare il conto sul bilancio della residenza del premier.

Bizze e offese
Ma il duello era cominciato prima, durante i 20 mesi passati da Naftali a servizio di Sara Netanyahu, dal 2010 al 2012. I «capricci» della first lady, nel suo racconto, lo avrebbero portato all’esasperazione, culminata quando Sara rispedì al ristorante una cena a base di cibo marocchino, «troppo abbondante e grasso», non adatto «a noi europei», cioè israeliani di origine ashkenazita. Ma Naftali non sarebbe stato l’unica vittima delle bizze della padrona di casa, e avrebbe visto ben «29 dipendenti lasciare il posto», pur molto ben pagato e ambito, perché non la reggevano.

Questo ritratto da zarina capricciosa non è mai andato giù a Sara, che oltre alla «servitù» ha accusato i media di essersi inventati gli aneddoti più succosi. Per dimostrarlo si è sottoposta al test della macchina della verità. I risultati sono stati pubblicati due giorni fa e dimostrerebbero che almeno per un capo di accusa la first lady avrebbe detto il vero.

Sotto assedio
Netanyahu ha navigato negli ultimi vent’anni in tempeste ben più grandi ma ha capito di avere il fianco scoperto. E ha lanciato una controffensiva a tutto campo, sui media, nei comizi. Ha ribattuto punto su punto, sottolineato che le accuse riguardano, in fondo, minuzie: «Stanno indagando sui più importanti problemi del mondo – ha spiegato con sarcasmo - come si sostituisce una lampadina, i vassoi di cibo, la tazza di tè che Sara ha servito a suo padre sul letto di morte».
L’opinione pubblica israeliana è però molto sensibile alle questioni etiche, in particolare se vengono coinvolti politici e sprecato denaro pubblico. L’entourage di Netanyahu è al centro di indagini su presunte mazzette per l’acquisto di sommergibili dalla Germania e pressioni sui media. Con l’incriminazione della moglie Sara l’assedio diventerebbe sempre più stretto.

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direttore@lastampa.it

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