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La Stampa Rassegna Stampa
28.04.2017 Francia: le parole negazioniste del Presidente del Front National e l'ambiguità del partito
Cronaca di Giulio Gavino, Lorenza Rapini

Testata: La Stampa
Data: 28 aprile 2017
Pagina: 17
Autore: Giulio Gavino, Lorenza Rapini
Titolo: «Fra i patrioti di Le Pen: 'Francia prima di tutto'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/04/2017, a pag. 17, con il titolo "Fra i patrioti di Le Pen: 'Francia prima di tutto'", la cronaca di Giulio Gavino, Lorenza Rapini.

Le dichiarazioni negazioniste del nuovo Presidente del Front National, Jean François Jalkh, denotano la matrice di estrema destra antimoderna, reazionaria e antisemita del partito di Marine Le Pen. Di fronte alla negazione dell'esistenza delle camere a gas, una autosospensione non è sufficiente, occorre l'espulsione immediata dal partito.

Ecco l'articolo:

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Jean François Jalkh con Marine Le Pen

«Chiudere le frontiere ai migranti e andarli ad aiutare a casa loro. Dichiarare guerra al terrorismo con l’arruolamento di 50 mila militari. Tassare le industrie che delocalizzano all’estero. Ritrovare l’orgoglio di Nazione. La Francia. La Patria». Marine Le Pen si presenta così, cavalcando toni e temi utilizzati da Donald Trump, al primo comizio verso il ballottaggio per le presidenziali. E se l’attuale presidente Usa diceva «Great Again» lei si allinea con «Choisir la France».

Nizza è blindata per il meeting del leader del Front National che ha scelto di iniziare da qui ieri sera la battaglia contro Emmanuel Macron per conquistare l’Eliseo. Per arrivare al teatro Nikaia, circondato da agenti in assetto da guerra e poliziotti in borghese con mitragliette imbracciate, si passano tre controlli. La città colpita dal terrorismo, anche dopo gli arresti degli ultimi giorni a Marsiglia, reagisce mostrando i muscoli. Prima la perquisizione dell’auto, cofano e portabagagli compresi. Poi due personali: per superare la cancellata e per entrare in sala. Ma c’è la coda.

Sono in cinquemila a riempire il Nikaia. Cantano la Marsigliese a squarciagola quando Marine compare sul palco. Nessuna insegna del partito, solo tricolori e le scritte «Marine» ovunque, con la rosa blu che compare sulle magliette vendute a 20 euro. Una claque disseminata tra il pubblico lancia i cori e seda quelli volgari o non graditi alla leader.

Lei sa che deve cominciare da qui, da Nizza, dove ha battuto Macron (25% contro il 20) e dove c’è il 26% di Fillon da convincere a votare per lei. La parola più usata dalla Le Pen, quasi in modo ossessivo, è stata «patrioti». Ogni volta sottolineata da un’ovazione. «La prima cosa che farò è chiudere le frontiere, non sono un muro ma devono essere un filtro in grado di fermare i terroristi e chi non è gradito. Sono Europeista ma questa Europa deve essere cambiata, devono contare di più le nazioni e la cooperazione. Così com'è non funziona». E ancora: «La difesa dei confini interni è più importante di quella all’estero. Le leggi esistono ma si devono far rispettare. Nel mio mandato prometto l’assunzione di 6 mila doganieri, 15 mila poliziotti e 50 mila militari che saranno dotati di tutto quello che serve per poter avere successo nelle loro missioni».

Sempre sorridente, decisa, elegante. Di Macron ha ricordato in modo ossessivo la sua appartenenza all’élite dell’affarismo («ha la freddezza delle grandi aziende che licenziano senza scrupoli»), la sua vicinanza al potere e la sua distanza dalla gente comune. «Noi siamo come Davide contro Golia - grida la Le Pen - Ma è un problema che possiamo superare. Il cambiamento vi è stato promesso mille volte. Io non vi prometto le cose degli altri. Il 7 maggio la Francia ha la possibilità di riprendere in mano il suo destino. Dico ai francesi: quelli lasciateli stare, vi hanno fatto soffrire sufficientemente. Adesso basta». E canta anche lei la Marsigliese mentre i grandi elettori e finanziatori salgono sul palco per i selfie e le foto di rito. La corazzata Le Pen salpata verso l’Eliseo una bordata ieri l’ha presa. E forte. L’autosospensione del presidente del Front National, Jean Francois Jalkh, per un’intervista «negazionista» rilasciata anni fa, che ha consentito a Macron di rimarcare la matrice xenofoba del partito. Altro capitolo: le polemiche per i 5 milioni che le ha chiesto indietro l’Ue, per gli stipendi degli assistenti a Strasburgo finiti a chi lavorava in realtà per il partito. Imbarazzante. Ma Marine «Donald» Le Pen ora più che mai tira dritto.

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