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La Stampa Rassegna Stampa
15.03.2017 Ong: collaborano non con la polizia ma con gli scafisti
Analisi di Fabio Albanese, Francesco Grignetti

Testata: La Stampa
Data: 15 marzo 2017
Pagina: 3
Autore: Fabio Albanese; Francesco Grignetti
Titolo: «Sotto accusa le navi delle Ong: 'Usate come taxi dagli scafisti'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/03/2017, a pag. 3, con il titolo "Sotto accusa le navi delle Ong: 'Usate come taxi dagli scafisti' ", la cronaca di Fabio Albanese, Francesco Grignetti.

Le Ong non solo non collaborano con  le polizie europee, ma anzi offrono aiuto e appoggio agli scafisti. Basterebbe questo per aprire gli occhi sul programma degli "operatori umanitari": non la sicurezza e il rispetto delle regole (incluso il salvataggio di vite umane in pericolo), ma la collaborazione con gli scafisti criminali. Le Ong sono diventate un ricettacolo di politica sporca, al di là delle intenzioni.

Ecco l'articolo:

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Fabio Albanese, Francesco Grignetti

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Una imbarcazione di profughi. Ma i controlli sono praticamente impossibili

L’accusa di Frontex, l’agenzia europea che si occupa dei confini dell’Unione europea, è a pagina 32 del Rapporto Risk Analysis 2017: «È chiaro che le missioni al limite e occasionalmente all’interno del limite delle 12 miglia, in acque libiche, hanno conseguenze non desiderate». E cioè che per gli scafisti è fin troppo facile stipare all’inverosimile i gommoni, e mandarli in mare addirittura senza acqua da bere, senza carburante, senza salvagente. Tanto ci sono le navi delle Ong lì pronte.

Il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, è andato oltre: «Le Ong non collaborano con noi». Già, perché collaborare con le polizie europee, questa è Frontex, va contro la filosofia di molte Organizzazioni non governative. Così accade che gli scafisti preferiscano spedire i gommoni in bocca alle navi umanitarie evitando quelle della missione militare europea Eunavfor Med: quest’ultime, infatti, hanno salvano i migranti, ma poi affondano barconi e gommoni (380 imbarcazioni distrutte), e individuano gli scafisti (110 soggetti) che consegnano alla magistratura italiana.

Dato che non sono poliziotti, invece, i volontari non affondano i gommoni, e si è saputo che spesso gli scafisti restano in area per recuperarli. Inoltre, li inzeppano più di prima: se nel 2015 ogni gommone portava una media di 90 persone, nel 2016 si è balzati a 160. Lo spazio delle taniche di acqua e di carburante ora è per i disgraziati.

Il problema è stato portato all’attenzione del Parlamento nei giorni scorsi, con un ordine del giorno dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani e Maurizio Gasparri, condiviso della maggioranza. «Durante il 2015 e i primi mesi del 2016 - scrivono - i trafficanti hanno istruito i migranti ad effettuare telefonate via satellite al Maritime Rescue Coordination Centre di Roma per avviare salvataggi mirati in alto mare. Le operazioni di salvataggio sono state principalmente effettuate dalle forze dell’ordine italiane, Eunavfor Med o Frontex, con le navi Ong coinvolte in meno del 5 per cento dei casi. Dal mese di giugno 2016 il modello è stato invertito. Il numero di telefonate satellitari per Roma è diminuito drasticamente al 10% e le operazioni di soccorso delle Ong sono oltre il 40 per cento di tutti i salvataggi». In effetti c’è stata una vera impennata dei salvataggi in mare a cura delle Ong: 1.450 persone nel 2014, 20.063 nel 2015, 46.796 nel 2016. Tutti migranti che finiscono in Italia.

Almeno tre Procure indagano (Palermo, Catania e Trapani). Nel capoluogo etneo il procuratore Carmelo Zuccaro sta studiando la situazione: «Stiamo acquisendo dati - dice - e non appena avranno un senso compiuto li porterò alla Commissione parlamentare Schengen». Potrebbe accadere il 24 marzo. Zuccaro distingue tra le Ong «di chiara fama» e quelle sconosciute. «Ci sono tantissime Ong che sono nate per l’occasione, molte in Germania». La procura avrebbe a disposizione rapporti riservati di Frontex con informazioni raccolte anche in Libia, dei servizi segreti, e della Marina militare italiana.

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direttore@lastampa.it

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