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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/02/2017, a pag. 15, con il titolo "Rieducazione e un corso dall'imam per l'operaio che inneggiava all'Isis", la cronaca di Carmine Festa. La Stampa accompagna l'articolo con una fotografia in cui il volto del terrorista è stato oscurato. Non si tratta di un minore, e dunque non ne capiamo il motivo: è indispensabile conoscere chi fa guerra all'Occidente per saper fronteggiare il pericolo, sempre più incombente. Ecco l'articolo:
Gli agenti della Digos lo tenevano d’occhio dal novembre del 2015, dopo l’attentato terroristico al Bataclan di Parigi. Di Edmond Ahmetaj, 35 anni albanese di nascita e cittadino italiano residente a Noci (Bari), non convincevano gli spostamenti ma soprattutto la navigazione in Internet. Dopo accurate indagini Ahmetaj è stato indagato per apologia del terrorismo. E inoltre, e questa è una novità assoluta, l’uomo è stato invitato a seguire un corso di de-radicalizzazione dal fondamentalismo. Un corso sociale e religioso che Ahmetaj ha accettato di seguire. Sarà affidato a Sharif Lorenzini, presidente della comunità islamica pugliese, cui spetterà il compito di guidare Edmond in un percorso di studi che gli faccia comprendere la differenza tra Islam e terrorismo anche perché, come hanno documentato i poliziotti, Ahmetaj non si è mai avvicinato ad una moschea. Così è scritto nel provvedimento che gli agenti della Digos gli hanno notificato. Ma è proprio sul percorso di de-radicalizzazione che è andato in scena uno scontro tra il Tribunale barese e la Procura generale che ha impugnato il provvedimento della sorveglianza speciale sostenendo che quel percorso non andava consigliato bensì imposto ad Ahmetaj. Il recupero, in buona sostanza, si otterrebbe solo così. Il Tribunale di Bari non ha accolto la tesi della Procura generale sostenendo che imporre all’uomo di frequentare la comunità islamica e di seguire gli insegnamenti di un imam configurerebbe l’ipotesi di violazione della libertà religiosa. Meglio, dunque, accogliere la richiesta della Dda barese con la sola proposta di de-radicalizzazione e non con l’imposizione del corso di studi finalizzato alla distinzione tra fede e terrorismo. Ma la Procura generale ha impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte d’Appello ritenendo che la decisione del Tribunale «rischia di iscrivere la matrice religiosa del terrorismo internazionale fra le libertà religiose tutelate dalla Costituzione». Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante direttore@lastampa.it |
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