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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/01/2017, a pag.20, con il titolo "La lezione di Wiesel su come preservare il ricordo della Shoah", la risposta del direttore Maurizio Molinari a un lettore.
Caro Direttore, Fabio Sicari, Bergamo Caro Sicari, il preoccupante livello di non conoscenza sullo sterminio degli ebrei d'Europa rende attuale l'impegno di Elie Wiesel, il premio Nobel per la Pace sopravvissuto ad Auschwitz che durante tutta la sua vita sottolineò l'importanza dello studio come antidoto contro il ripetersi dei crimini più orrendi dell'uomo sul proprio prossimo. L'enfasi di Wiesel sulla necessità per le nuove generazioni di studiare la Shoah nasceva anche dalla necessità di affrontare il tema su come preservarne il ricordo dopo l'inevitabile scomparsa degli ultimi sopravvissuti. A tale riguardo è utile osservare l'importanza del ruolo dei discendenti diretti dei sopravvissuti al genocidio del popolo ebraico. Figli e nipoti della Shoah sono destinati a diventare loro i testimoni di quanto avvenne. Di generazione in generazione. In una riedizione del ruolo che la «Haggadà» ha nella tradizione ebraica per preservare il ricordo dell'Uscita dall'Egitto narrata dall'Esodo. Così come il testo dell'Haggadà, letto ogni anno durante la cena della festa di Pesach, consente ad ognuno di rivivere l'Esodo come se vi avesse partecipato, il ricordo delle testimonianze dei sopravvissuti da parte dei loro discendenti potrà consentire alle generazioni future di conservare la memoria della Shoah. Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante direttore@lastampa.it |
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