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La Stampa Rassegna Stampa
03.01.2017 Peter Kalikow prossimo ambasciatore Usa a Roma?
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 03 gennaio 2017
Pagina: 14
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Peter Kalikow in prima fila per l'ambasciata Usa a Roma»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/01/2017, a pag. 14, con il titolo "Peter Kalikow in prima fila per l'ambasciata Usa a Roma", la cronaca di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli

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Peter Kalikow

La corsa al posto di ambasciatore americano in Italia dell’amministrazione Trump sta accelerando, anche in vista del G7 di Taormina a maggio, e il costruttore di New York Peter Kalikow è al momento il favorito. La partita non è ancora chiusa, e continuano a circolare vari nomi, ma secondo fonti informate Kalikow avrebbe ricevuto una proposta diretta dal presidente eletto per trasferirsi a Villa Taverna.

Il primo nome circolato per la sede di Roma era stato quello di Robert Pence, costruttore della Virginia, noto per aver finanziato le campagne elettorali di molti senatori repubblicani, che poi devono confermare gli ambasciatori. Pence non aveva sostenuto Trump all’inizio della campagna, e non è parente del vice presidente eletto, che però lo appoggia. Nel 2012 era l’uomo che Romney voleva mandare in Italia, se avesse battuto Obama, e quindi quando Mitt era entrato in corsa per il posto di segretario di Stato, il costruttore della Virginia era tornato in cima alla lista. Ora non è più favorito, ma spera ancora. Insieme al suo nome, è circolato con insistenza anche quello di Lewis Eisenberg, finance chairman del Republican National Committe.
Nel frattempo Trump ha offerto Villa Taverna al governatore del New Jersey Chris Christie, il primo avversario nella corsa presidenziale ad appoggiarlo, ma lui puntava ad un posto nel gabinetto e ha rifiutato.

Il presidente eletto è circondato anche da molti italiani, che possono ambire a rappresentarlo a Roma: Anthony Scaramucci, finanziere e membro del Transition team; i deputati della Pennsylvania Lou Barletta e Tom Marino, tra i primi ad appoggiarlo durante la campagna elettorale; l’imprenditore edile e ambasciatore Paolo Zampolli, che gli aveva presentato la futura moglie Melania; l’amico George Lombardi. Potenzialmente sono tutti in corsa, ma nessuno finora ha staccato gli altri, anche perché alcuni di essi non puntano su Roma. Dan Scavino è uno stretto collaboratore di Trump, ma è stato già nominato direttore dei social media alla Casa Bianca. Anche la manager della sua campagna, Kellyanne Conway, si sente italiana, perché quando il padre di origini irlandesi aveva abbandonato la casa, lei era cresciuta con la madre e la zia originarie del nostro paese. Conway, però, avrà un posto alla Casa Bianca come consigliera del presidente. L’attrice Kristie Alley poi si è offerta come ambasciatrice in Italia, ma nessuno l’ha presa sul serio.
Negli ultimi giorni, invece, Kalikow è emerso come il favorito. Ebreo di origini russe, è cresciuto al Queens come Donald, dove suo padre faceva il costruttore come Fred Trump. Ora gestisce una compagnia nel settore dell’edilizia, ma è stato anche presidente della Metropolitan Transportation Authority ed editore del New York Post. Questo tabloid ha contribuito a costruire la fama del presidente eletto, però Peter lo aveva poi perso per bancarotta. La sua ricchezza personale viene valutata tra 500 milioni e un miliardo di dollari, ed è stato tra i sostenitori della primissima ora della campagna di Trump.

Kalikow ha una grande passione per l’Italia, dove ha finanziato molti progetti culturali, che nel 2008 gli hanno guadagnato il titolo di Commendatore. La sua passione ancora più grande, però, è quella per le Ferrari. Ne possiede una collezione, incluse due California LWB e SWB, una 400 Superamerica, e una 612 ridisegnata apposta per lui da Pininfarina, durante un progetto che Peter ha seguito di persona con diversi viaggi a Torino. L’ipotesi della sua nomina è così avanzata che ha avuto una discussione proprio sulle auto: vorrebbe portare con sé in Italia le sue Ferrari, che ha già mostrato in varie occasioni al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, ma gli hanno spiegato che per ragioni di sicurezza e protocollo un ambasciatore non può guidare le proprie macchine.

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direttore@lastampa.it

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