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La Stampa Rassegna Stampa
31.12.2016 Michael Walzer, le sue previsioni non tengono conto della realtà
Lo intervista Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 31 dicembre 2016
Pagina: 6
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Walzer: i fantasmi del passato si riaffacciano sull'Europa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/12/2016, a pag.6, con il titolo "Walzer: i fantasmi del passato si riaffacciano sull'Europa", l'intervista a Michael Walzer di Paolo Mastrolilli.

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Michael Walzer

Le domande di Mastrolilli a Walzer, di per sè interessanti, valgono ancora di più per le risposte che ottengono. Michael Walzer ne esce quale esempio massimo dell' inutilità di considerare "esperti" quegli intellettuali le cui opinioni ci vengono proposte con l'obiettivo di farci conoscere quel ci attende nel prossimo futuro. Nessuna delle sue analisi - del passato e del presente- da quelle più paradossali a quelle tipiche dell'intellettuale pacifista, tengono conto della realtà, ma di quella che dovrebbe essere nelle sue intenzioni. Per farla breve, non ne imbrocca una, se l'Europa può ricordare quella degli anni '30 è vero per l'assedio quasi totale contro Israele, ma questo non preoccupa Walzer, lo stato ebraico, per lui,  deve invece seguire i consigli di Obama, infatti si augura un governo della sinistra in Israele. Non poteva mancare un appello alla sinistra (quale?) perchè si rifondi, appello di moda anche nel vecchio continente.  Mastrolilli prenda in considerazione di intervistare altri intellettuali, negli Usa  ce ne sono molti, meno fumosi di Walzer e per questo molto più interessanti.

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Paolo Mastrolilli

"Stiamo vivendo  tempi molto più bui di quanto mi sarei aspettato in questa fase della mia vita. Avvengono cose che ricordano la Guerra Fredda, e persino l'estremismo degli Anni Trenta in Europa. Le forze distruttive però non sono forti come allora, e io ancora spero che la ragione possa prevalere". Lo scontro tra Usa e Russia sullo spionaggio digitale genera preoccupazione nella mente di Michael Walzer, rievocando fantasmi che il filosofo di Princeton sperava seppelliti per sempre.
Come giudica la decisione del presidente Obama di punire Mosca?
«Necessaria, tardiva e in apparenza debole. Ma forse dietro le quinte sta avvenendo qualcosa di più significativo, che non conosciamo».
Perché necessaria?
Putin è un nostalgico, dell'Urss, l'ondata populista in Europa ricorda quanto era awenuto negli Anni 30 «Quello che ha fatto la Russia per condizionare le presidenziali americane è inaccettabile, e la reazione deve essere chiara».
Putin però non reagisce, perché tanto ormai siaspetta una politica diversa dal presidente eletto Trump.
«Non è così facile prevedere cosa farà Trump. Alcune cose che ha detto sono allarmanti, ma poi si è circondato di persone che non la pensano nello stesso modo, come ad esempio il nuovo capo del Pentagono Mattis. In Senato, poi, gli stessi repubblicani sono contrari alle sue aperture».
Quali sono le dichiarazioni di Trump sulla Russia che lei giudica allarmanti?
Il disimpegno verso la Nato e i Paesi dell'Europa orientale. Può darsi che in questa regione ci siano alcune persone che vogliono tornare sotto l'egemonia russa, soprattutto a destra, dove si collocano tutti i sostenitori di Putin. Io non credo che siano la maggioranza, e non penso che abbandonare questi paesi sia nell'interesse nazionale degli Stati Uniti. Anche ammesso che fosse così, però, il risultato finale dovrebbe essere frutto di un La risposta di Obama alle azioni di Mosca nel voto è stata necessaria, tardiva e in apparenza debole Michael Walzer 99 negoziato, non di una concessione unilaterale incondizionata».
Si spieghi meglio.
«Non sono nella mente di Putin, ma è chiaro che è un nostalgico dell'Urss. Forse non pensa di poter ricostruire l'impero sovietico, ma di sicuro intende ristabilire un'area di influenza russa nella regione. Per evitare una nuova Guerra fredda, e magari uno scontro militare che siamo riusciti ad evitare nel secolo scorso, gli Usa potrebbero negoziare un compromesso. Però negoziare da una posizione di forza, non regalare».
In altre parole è facile trovare l'accordo con l'avversario, quando sei pronto a concedergli tutto subito.
«Esatto, che poi è quello che sembra voler fare Trump».
Anche sulla Siria, il presidente eletto sembra disposto ad accettare la tregua di Mosca: sbaglia?
«In Siria Putin ha avuto una mano più facile da giocare, perché poteva contare su forze armate sul terreno da aiutare, come l'esercito di Assad ed Hezbollah. Non me la sento di condannare Obama per il mancato intervento, perché la Cia gli aveva detto chiaramente che se avesse rovesciato il regime, poi non avrebbe trovato una forza alleata su cui contare per controllare il Paese. La Siria del resto è sempre stata storicamente nella sfera di influenza di Mosca: il problema è cosa significa il nuovo ruolo della Russia per il resto della regione».
Pensa al futuro di Israele?
«Condivido in pieno il discorso fatto da Kerry, solo che doveva tenerlo quattro anni fa, subito dopo la rielezione di Obama. Ora spero che le sue parole servano a risvegliare Livni, Barak e tutti i politici più ragionevoli del centro israeliano».
Lei una volta ha detto che è cresciuto con un'Europa dominata prima dal nazismo e poi dallo stalinismo, e pensava che peggio di così non si potesse andare. Si sta ricredendo?
«I fenomeni in corso sono molto preoccupanti. Putin è spinto e sostenuto da una destra che vuole il ritorno dell'Urss. L'ondata populista in Europa ricorda quanto era avvenuto negli Anni Trenta. Negli Usa, poi, la base elettorale che in teoria era democratica ha spinto Trump alla Casa Bianca. Io non penso che Putin sia stalinista, o abbia la forza di Stalin, e non credo che i populisti europei siano pericolosi come i nazisti. Quanto a Trump, la notte della sua elezione sono caduto in depressione, ma è guidato dall'incertezza. Spero ancora che la ragione prevalga, in entrambi i continenti, e credo che possa farlo. Per riuscirci, però, è necessario che la sinistra si rifondi, proponendo un modello di sinistra, mentre il centro deve ricostruirsi e ritrovare il proprio senso, a partire da una elaborazione che deve cominciare negli Stati Uniti, in risposta a Trump».

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