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La Stampa Rassegna Stampa
12.12.2016 Chanukkah, ecco i lumi di Casale Monferrato
Commento di Silvana Mossano

Testata: La Stampa
Data: 12 dicembre 2016
Pagina: 23
Autore: Silvana Mossano
Titolo: «Chanukkah, i lumi di Casale in trasferta alla Triennale»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/12/2016, a pag. 23, con il titolo "Chanukkah, i lumi di Casale in trasferta alla Triennale", il commento di Silvana Mossano.

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Silvana Mossano

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Chanukkiah

I «lumi» ebraici di Casale Monferrato vanno ad accendere le sale espositive del Triennale Design Museum di Milano: da domani (inaugurazione alle 19) sarà esposta oltre una quarantina di lampade di Chanukkah. È un evento artistico di ampio respiro, che varca i confini nazionali perché le opere portano la firma di grandi artisti contemporanei.
La festa di Chanukkah, che ha inizio il 25 del mese di «kislev», si colloca, secondo il lunario ebraico, nel mese di dicembre, in prossimità del solstizio d’inverno: rievoca il miracolo della riconsacrazione del tempo di Gerusalemme dopo l’occupazione dei siriani. La storia racconta che l’olio, necessario per l’accensione del candelabro la cui fiamma deve sempre ardere perché, nel pensiero ebraico, la luce è fonte di vita, era ridotto al minimo. Per miracolo, invece, bastò per otto giorni, quasi una sorta di rigenerazione sufficiente a consentire l’arrivo di un nuovo rifornimento. Ogni anno questa festa, suggestiva e intima, dura otto giorni; al tramonto, ci si raccoglie intorno a un candelabro a nove bracci: uno, chiamato «shammash», ossia servitore, viene usato per accendere, via via, ciascuno degli altri otto.

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Nel Museo d’arte ebraica, annesso alla sinagoga casalese, tra le più belle d’Europa, c’è una speciale sezione che raccoglie queste lampade, realizzate, in oltre vent’anni, da artisti di diverse fedi: ebrei, cattolici, evangelici, protestanti, musulmani. La collezione delle «chanukkiot», cioè i candelabri della festa di Chanukkah, nacque da un’idea del designer milanese Elio Carmi, vicepresidente della comunità israelitica casalese: nel 1994, discutendo con Antonio Recalcati, Aldo Mondino e Paolo Levi, propose di stimolare uno sviluppo dell’arte ebraica partendo da un oggetto simbolo di luce che fornisse ampie sollecitazioni. All’invito hanno risposto in molti: oggi le «canukkiot» sono 125.

Il Museo dei Lumi di Casale, unico al mondo nel suo genere - allestito nei sotterranei dove si trovava il forno delle azzime (il pane non lievitato) - è in crescita. Fra le firme: Valerio Anceschi, Arman, Roberto Barni, Franca Bertagnolli, Pietro Bestetti, Renata Boero Medini, Vito Boggeri, Giovanni Bonaldi, Elio Carmi, Eugenio Carmi, Jessica Carroll, Gianluigi Colin, Riccardo Dalisi, Luigi Del Monte, Giosetta Fioroni, Leila Fteita, Tiziana Fusari, Moreno Gentili, Alì Hassoun, Emilio Isgrò, Claude Lalanne, Emanuele Luzzati, Giuseppe Maraniello, Daniele Milanesi, Aldo Mondino, Giancarlo Montebello, Ugo Nespolo, Davide Nido, Mimmo Paladino, David Palterer, Laura Panno, Arnaldo Pomodoro, Marco Porta, Efrem Raimondi, Antonio Recalcati, Paul Renner, Omar Ronda, Roger Selden, Adam Tihany, Roland Topor, Stefano Valabrega, Marco Zanuso Jr.

In esposizione temporanea le chanukkiot sono già state a Parigi e a Girona, in Spagna. Ora è il momento di Milano, in un tempio dell’arte contemporanea quale è la Triennale: il direttore Silvana Annicchiarico commenta: «È una tappa significativa della valorizzazione dei giacimenti del design italiano diffusi sul territorio». La mostra si può visitare da mercoledì; orari: dalle 10,30 alle 20,30, chiuso il lunedì.

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direttore@lastampa.it

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