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La Stampa Rassegna Stampa
21.09.2016 Ma non chiamateli 'radicali': il caso dei falsi studenti all'Università di Torino
Cronaca di Massimo Numa

Testata: La Stampa
Data: 21 settembre 2016
Pagina: 45
Autore: Massimo Numa
Titolo: «False iscrizioni in ateneo: 30 tunisini indagati»

Riprendiamo dalla STAMPA - TORINO di oggi, 21/09/2016, a pag. 45, con il titolo "False iscrizioni in ateneo: 30 tunisini indagati", la cronaca di Massimo Numa.

Ci auguriamo che questo sia l'inizio di una serie di controlli sempre più stringenti per debellare false iscrizioni presso le università italiane: false iscrizioni che possono nascondere il terrorismo.

Ecco l'articolo:

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Massimo Numa

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Trenta studenti universitari di origine tunisina indagati per falso e violazione delle norme sull’immigrazione. L’indagine della procura, nata dalla scoperta che almeno quattro foreign fighters partiti da Torino per il fronte siro-iracheno avevano utilizzato come copertura l’iscrizione a Palazzo Nuovo, nella facoltà di Lingue, nei corsi di letterature mediorientali, rivela una sconcertante retroscena. Tutti avevano presentato un modulo Isee che certificava un reddito basso, in modo da avere diritto all’assegno di sostegno (circa 2 mila euro annui) e il permesso di studio che consente loro di restare in Italia, ovviamente per continuare gli studi. Gli investigatori di Digos e Ros dei carabinieri hanno controllato indirizzi e gli altri dati sensibili ma raramente corrispondono alla realtà. L’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto. Il pm Andrea Padalino, che coordina l’inchiesta, è chiuso nel più assoluto riserbo.

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Polizia tunisina

Profilo Facebook
L’indagine è partita quando i Ros avevano individuato uno studente tunisino, Bilel Chiahoui, 26 anni, che aveva appena scritto sul suo profilo Fb di «essere pronto al martirio», indicando pure gli obiettivi da colpire prima di suicidarsi: la torre pendente. Bloccato il 10 agosto nella periferia di Pisa, era stato espulso dal Viminale e rimpatriato a Tunisi; si era poi scoperto che altri due universitari tunisini, amici di Bilel, erano partiti per il fronte e morti in battaglia. Uno è Wahel Labidi, ucciso a 27 anni nel luglio 2015, dopo una conversione vissuta tra San Salvario e Rivalta, dove aveva indicato un domicilio nei moduli presentati all’università; l’altro è Khaled K. (non c’è alcuna certezza sulla sua vera identità), morto nelle stesse circostante. Un quarto soggetto risulterebbe arruolato nelle file Isis e tuttora in Siria.

Il percorso
Li unisce un profilo simile se non identico: arrivati quasi tutti in Italia e a Torino sulle rotte dei clandestini dal quartiere di Douar Hicher, un’area segnata dal fondamentalismo, tra il 2011 e il 2013. Si erano dedicati, dopo una serie di inutili tentativi di trovare lavoro, allo spaccio di droga per sopravvivere, rimediando segnalazioni e denunce ma, a un certo punto, sarebbero stati avvicinati da connazionali già inseriti nel circuito dell’Islam radicale e convinti a convertirsi. Le immagini su fb di Wahel Labidi scandiscono i tempi di una metamorfosi. Dal 2014 sotto la neve in piazza Castello, al deserto iracheno, in mimetica, qualche mese dopo.

L’assegno
Terrorismo a parte, l’indagine ha messo in luce un aspetto meno grave ma egualmente inquietante: sarebbero molti gli extracomunitari che, per restare in Italia, hanno trovato l’escamotage dell’iscrizione alle facoltà universitarie, con il relativo assegno di studio. Se da un lato è vero che il permesso viene annullato se non si sostengono esami, dall’altro è chiaro che si è di fronte a una pericolosa frattura nel sistema di sicurezza. E la presenza di una rete di sostegno per aspiranti combattenti Isis, è più di un sospetto.

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direttore@lastampa.it

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