martedi` 23 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
29.07.2016 Contro il terrorismo dobbiamo rispondere combattendo
Editoriale di Domenico Quirico

Testata: La Stampa
Data: 29 luglio 2016
Pagina: 1
Autore: Domenico Quirico
Titolo: «La strategia da usare con il terrore»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/07/2016, a pag. 1-25, con il titolo "La strategia da usare con il terrore", l'editoriale di Domenico Quirico.

Nel comportamento della Francia di fronte al terrorismo islamico, ben descritto da Quirico con questo articolo dallo stile sempre letterariamente elevato, non apprendiamo come si deve sconfiggere il terrorismo. Il modo è uno solo: eliminare i terroristi. Se avessimo decenni di tempo per rieducare un miliardo e mezzo di musulmani alla democrazia, le scelte culturali di intervento sarebbero benvenute, ma dato che la minaccia è attuale l'unica soluzione è quella che si attua in tempo di guerra: sconfiggere il nemico con le minori perdite umane possibili dalla nostra parte. Aspettiamo con fiducia che qualche esperto di come si conduce una guerra che vuole essere vittoriosa lo scriva sui nostri media.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Domenico Quirico

Immagine correlata
In ogni guerra tra l'uomo civile e il selvaggio, sostieni l'uomo civile: sostieni Israele, sconfiggi il jihad

Il jihadismo non è, purtroppo, un caso clinico da affidare a un sinedrio di psichiatri. È un problema politico, religioso, militare. E variando l’ipotesi diagnostica ovviamente mutano le terapie. Per questo aver ragione di questa congrega promiscua che agisce con una crudeltà mista a fervore, che crea quotidianamente un’opera dove abbondano le enormità, richiederà una infinita pazienza e tempo e prezzi sanguinosi.

Leggendo l’articolo «La rieducazione del jihadista» pubblicato ieri da La Stampa in cui si forniscono i contorni di un progetto del governo francese per recuperare «i soggetti vulnerabili alla radicalizzazione» con una ingegnosa casistica per estirparne i malefici tra testa e midolla, si comprende perché la Francia è il Paese dove escandescenti in trasferta dal Califfato agiscono con maggior comodo ed efficacia. Dopo cinque anni, cinque anni, in cui l’assalto mondiale dell’islam totalitario si è dipanato dalla Siria e dall’Iraq con tentacolare efficienza fino al cuore delle nostre città, quale veemente, esasperante ignoranza della natura del Nemico! I jihadisti, anche quelli più periferici e solitari ahimé, sono strumenti di un progetto politico-religioso di creazione dello Stato di dio sulla terra.
Per offrire una mano a questa soap opera di divina immanenza sono disposti a tracannare qualsiasi sacrificio, compresa la morte. Questa è politica feroce, religione totalitaria, non pazzia.

Veniamo al metodo francese, sorvolando sul termine «rieducazione» dove rombano funeree assonanze con altri tentativi di rifare gli uomini inventati da personaggi come Mao e Pol Pot. Allora: bisogna rinchiudere questa folla torva di potenziali jihadisti in serragli dove li si risciacquerà nell’acqua lustrale di «colloqui con psicologi e dialoghi di gruppo su temi come la religione e la geopolitica». I rieducatori con laurea e diploma, dunque, libereranno il loro cervello dall’idea che Dio è tutto e li avvieranno a un gagliardo neo-paganesimo, destandoli dalle sirene perverse dell’Assoluto. Le lezioni di geopolitica riusciranno poi a convincerli che nel 1918, spartendosi i ghiotti bocconi del califfato, gli europei agirono da illuministi votati al progresso arabo e umano? Sono previsti in questa allegra pedagogia disintossicante anche formazione professionale e tirocini: falegnami? Idraulici? Operatori informatici? Cosa è più consono a questi druidi del terrore islamico?
Ma ad evitare questi tempi criminofagi non avrebbe dovuto anticipatamente provvedere la miracolistica école publique, dove tutti questi assassini hanno studiato essendo francesi, fornendo gratuitamente gli anticorpi della laicità e della volterriana tolleranza?
Negli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’avvio del Novecento una ondata terroristica scosse l’Europa; nichilisti e anarchici con «la propaganda dei fatti» davano la caccia a monarchi e presidenti a colpi di pugnale. Non solo: proprio in Francia Ravachol e Vaillant facevano saltare in aria i ritrovi più noti del tout Paris, caffè e ristoranti simboli della borghesia.

All’epoca fu una nuova scienza, l’alienistica, a offrire all’ordine esistente una spiegazione che lo confermava giusto nella sua essenza: i terroristi, garantiva, erano null’altro che un fenomeno patologico, dei mattoidi tarati da malattie ereditarie o da anomalie delle funzioni nervose. Un buon modo per evitare di porsi domande: per esempio se quei forsennati invece che svitati non fossero che la metastasi di masse cenciose con il cuore zeppo di bile che irrompevano, brutalmente, nella Storia.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure clicccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT