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La Stampa Rassegna Stampa
28.07.2016 'Lupi solitari'? Basta con la disinformazione, è un esercito di terroristi
Così La Stampa titola un commento di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 28 luglio 2016
Pagina: 7
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Così scelgono gli obiettivi: le azioni dei lupi solitari guidate dalla regia del Califfo»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/07/2016, a pag. 7, con il titolo "Così scelgono gli obiettivi: le azioni dei lupi solitari guidate dalla regia del Califfo", il commento di Giordano Stabile.

Perché insistere ancora con la frase "lupi solitari"? E' comprovato ormai che i terroristi islamici non sono affatto solitari, ma anzi sono numerosi e godono di solido appoggio e approvazione presso milioni di loro correligionari in tutto il mondo. I quotidiani italiani, però, preferiscono continuare a disinformare, ciechi di fronte alla grande minaccia dell'estremismo islamico.

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

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Un "lupo solitario"

L’effetto «emulazione» che spinge soggetti psicologicamente deboli a imitare gli attacchi jihadisti e a creare un effetto sciame su tutta l’Europa spiega l’offensiva d’estate dello Stato islamico. Anche se i terroristi di Nizza, Wuersburg, Ansbach, Rouen hanno storie molto diverse fra loro e legami non organici con il Califfato, c’è una cornice che li contiene, a partire dai giuramenti di fedeltà all’Isis, e che viene sfruttata dalla propaganda islamista per inquadrarli in un’azione coordinata.

Una semplice emulazione «copia e incolla» non avrebbe come risultato attacchi diversificati nel tipo di obiettivi e nei mezzi usati per compierli. E non spiega perché la Francia sia il bersaglio privilegiato. Una risposta alle chiamate che giungono dallo Stato islamico combacia meglio con l’azione sul terreno. «Colpiteli con tutto quello che avete, con i coltelli, con le pistole, fracassategli la testa con un masso, investiteli con le vostre auto», è il primo appello alla jihad rivolto ai musulmani europei lanciato dal Califfato nel settembre 2014: «Uccideteli nello loro case, uccideteli nelle strade».

Due anni fa l’audio di 42 minuti del portavoce dell’Isis Mohammed al-Adnani sembrava un delirio. Già allora metteva al primo posto della lista i francesi, seguiti da americani, britannici e canadesi. Dal dicembre 2014 a oggi la Francia ha subito dieci attacchi terroristici in qualche modo collegabili all’Isis, con 239 vittime. I primi attentati a Digione e Nantes sono con auto lanciate sui passanti. Seguono l’assalto al giornale «blasfemo» Charlie Hebdo e al market kosher di Vincennes.

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Ragioni strategiche
L’Isis concentra gli attacchi alla Francia per odio nei confronti di una società laica e multiculturale ma anche per ragioni strategiche. Viene considerata il ventre molle dell’Europa. A causa della presenza di una grande comunità musulmana con una porzione, anche se minoritaria, radicalizzata dai predicatori salafiti. E perché più facilmente penetrabile dai foreign fighter per il gran numero di francesi, circa mille, ma ancor più maghrebini, almeno ottomila, che a Raqqa hanno stretto legami fra loro.
A loro si rivolge il mensile in francese Dar al-Islam. Nel maggio 2015 pubblica un vademecum per aspiranti jihadisti. Spiega come procurarsi armi, fabbricare esplosivi, criptare computer e telefonini, mimetizzarsi fra gli infedeli. Consiglia di «colpire sempre luoghi frequentati, come posti turistici, grandi magazzini, ristoranti, sinagoghe, chiese, sedi di partito. L’obiettivo è installare la paura nei loro cuori».

Durante l’estate ci sono attacchi in un sito industriale, con decapitazione, vicino a Lione, in una chiesa a Villejuif, sul treno veloce Amsterdam-Parigi. Per innescare la valanga dei lupi solitari, nella strategia ideata dall’Isis, serve però un attentato di grandi proporzioni. Un altro video, realizzato nel wilaya di Raqqa nel settembre dello stesso anno, annuncia il ritorno in Europa, e in Francia, di «4000 mujaheddin» perché «se ci attaccate noi vi attaccheremo dall’interno».

Nuovi obbiettivi
È il preludio del 13 novembre a Parigi. Nel frattempo però un altro bersaglio privilegiato affianca la Francia nella propaganda dal Califfato. È la Russia che dal 30 settembre ha cominciato la sua campagna aerea in Siria contro i gruppi ribelli salafiti e l’Isis. Nell’ottobre 2015 un altro audio, questa volta di ben 40 minuti, include «un numero di riferimenti insolito alla Russia», come notano gli analisti che monitorano il materiale di propaganda. Il 31 ottobre, sopra il Sinai, viene abbattuto da una bomba-lattina l’Airbus 321 della Metrojet, con 224 persone a bordo, quasi tutti turisti russi.

Russia e Francia sono di gran lunga ai primi posti nei cuori degli islamisti. Un’analisi condotta dal ricercatore Javier Lesaca della George Washington University’s school of media su 1000 video e messaggi legati all’Isis o suoi sostenitori, pubblicati fra il 2014 e il 2016, mostra che in testa per numero di minacce esplicite c’è la Russia, con 25, seguita dalla Francia con 20. Ma negli ultimi mesi si sono intensificate le «pressioni» sui profughi siriani in Germania perché abbraccino la jihad.

Tra gli obiettivi indicati ci sono spiagge, colpite poi a Sousse in Tunisia nel giugno 2015, con 30 turisti britannici uccisi; ristoranti, a Parigi nel novembre 2015; stadi, sempre a Parigi nel novembre 2015; sinagoghe, a Copenaghen nel febbraio 2015; luoghi turistici, sulla Promenade des Anglais a Nizza nel luglio 2016; concerti; a Parigi nel novembre 2015 e ad Ansbach nel luglio 2016. Lupi solitari, soldati del Califfato o squilibrati che siano, gli autori dell’offensiva islamista in Europa seguono «linee guida» precise.

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