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La Stampa Rassegna Stampa
16.07.2016 Turchia in fiamme, Federica Mogherini sa fare solo vuoti proclami: 'Rispettate la democrazia'
Commento di Marco Bresolin

Testata: La Stampa
Data: 16 luglio 2016
Pagina: 5
Autore: Marco Bresolin
Titolo: «Migranti, Siria e Nato: la posta in gioco per l'Ue»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/07/2016, a pag. 5, con il titolo "Migranti, Siria e Nato: la posta in gioco per l'Ue", il commento di Marco Bresolin.

Di fronte alle ennesime dichiarazioni di Federica Mogherini che evidenziano la sua incompetenza, non ci resta che consigliarle un corso accelerato sul significato del termine "democrazia".

Ecco l'articolo:

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Marco Bresolin

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Federica Mogherini con il terrorista Yasser Arafat

Il peggiore degli scenari propone elementi da incubo. Mentre dalla Turchia arrivano senza sosta le notizie sul colpo di Stato da parte dei militari, le prime fonti europee preferiscono restare caute, a partire dall’alto rappresentante per la Politica Estera Federica Mogherini che invita «tutte le parti alla moderazione e al rispetto della democrazia».

Tutti sanno che la posta in gioco è altissima, l’instabilità turca traccia un drammatico punto interrogativo sulla sicurezza nel Mediterraneo, come sul Patto Atlantico e sulla drammatica crisi dei migranti che l’Europa è riuscita a chiudere grazie all’intesa con Ankara. Se salta un Erdogan che a Bruxelles non hanno mai trovato davvero alleato facile, può saltare tutto. E il prezzo potrebbe altissimo.

Il fronte Nato
La Turchia è il partner considerato «misto». Il ventinovesimo per definizione. Custodisce il fronte orientale, è l’anello che congiunge l’Europa alla Siria in guerra, l’elemento che garantisce il mai stabile equilibrio con il mondo islamico, il confine con la guerra siriana e i territori conquistati dallo Stato islamico. Ha creato problemi di non poco conto stuzzicando il nemico russo, Erdogan. Una dittatura militare, se i tank dell’esercito dovessero alla fine imporsi, creerebbe dubbi in seno all’Alleanza atlantica e gravi imbarazzi agli americani che hanno le loro basi nella penisola anatolica. Al confine con la Siria ci sono molti militari. L’intero scenario della sicurezza basata sulla deterrenza sarebbe a rischio.

Il patto sui migranti
In marzo l’Unione europea ha promesso sei miliardi di euro alla Turchia perché bloccasse il flusso dei rifugiati dalla Siria. Coì è stato, fra mille polemiche.
L’accordo non è stato completato come si voleva, Bruxelles ha negato ad Ankara la liberalizzazione dei visti perché i criteri necessari non erano rispettati. Ora ci si chiede se un cambio di regime consentirà di continuare a evitare che i disperati si imbarchino verso la Grecia per imboccare la rotta balcanica. Nel caso, si riaprirebbe la crisi alla quale viene imputata una buona parte dell’ascesa dirompente dei populisti nelle principali capitali europee.

La questione siriana
Il riavvicinamento ipotizzato del governo Erdogan nei confronti della Siria di Assad potrebbe subire un repentino arresto. Non significa, certo, che la Turchia possa tornare ad essere il nemico numero uno di Damasco.
Tuttavia i militari potrebbero avere interesse - in quanto soci del club atlantico - a ristabilire relazioni «normali» con gli alleati americani e rafforzare insieme con loro la battaglia contro l’Isis.

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direttore@lastampa.it

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