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La Stampa Rassegna Stampa
30.04.2016 Il romanzo di Dorit Rabinyan: Ma l'editore italiano si inventa una censura che non c'è mai stata
Cosa non si fa pur di vendere

Testata: La Stampa
Data: 30 aprile 2016
Pagina: 5
Autore: Mirella Serri
Titolo: «Tra l'ebrea e il palestinese l'amore può sbocciare»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/04/2016, a pag.V di TUTTOLIBRI, con il titolo "Tra l'ebrea e il palestinese l'amore può sbocciare", la rensione di Mirella Serri al libro di Dorit Rabinyan " Borderlife".

L'editore italiano, furbescamente, mette in copertina una fascetta che recita " Il romanzo messo all'indice in Israele", un falso, in Israele non si proibisce un bel niente, tant'è che il libro da quando è uscito è in testa alle classifiche di vendita. Perchè viene letto con tanto interesse ? Perchè è inusuale una relazione in Israele tra arabi ed ebrei. Ne esistono, ovviamente, ma sono rarissime e il motivo è facile da capire. Persino A.B.Yehoshua, citato anche lui nella fascetta, scrive " un libro che va riconosciuto in tutto il suo valore", opinione rispettabile, noi non l'abbiamo ancora letto, quel che sappiamo è la storia di due giovani, lei ebrea lui arabo palestinese che si incontrano a New York e hanno una relazione. Che però finisce quando rientrano a casa. Non sarà per caso che Yehoshua -  e come lui Amos Oz e David Grossmann -tanto per citare i nomi più citati -  hanno sposato un'ebrea e non un'araba. Chiunque abbia vissuto una storia come quella raccontata nel libro, sa che il finale è quello raccontato dalla Rabinyan, in Iraele non c'è nulla di vietato, ci si innamora di chi si vuole, ma prima o poi - quasi sempre subito- le differenze fra due modi di vivere, ragionare, comportarsi vengono a galla, e il risultato è la separazione. Meglio che arrivi per tempo, è la morale che se ne trae.

Ecco la recensione:

Immagine correlata
Mirella Serri                Dorit Rabinyan

Lui è un pittore dai lunghi riccioli castani e dagli occhi color nocciola, ha visto il mare solo tre volte, non sa nuotare ma adora le distese d’acqua. Lei è una borsista Fulbright a New York e quando stava a Tel Aviv il suo appartamento affacciava sulla spiaggia. Lui, Hilmi Nasser ha sempre vissuto a Hebron e poi a Ramallah e, per raggiungere le onde, doveva passare dalla Cisgiordania alla striscia di Gaza usufruendo di permessi speciali ed essere sottoposto al vaglio dei militari israeliani. Liat Benyamini, invece, di nuotate ne ha fatte fin troppe, ha ventinove anni - due più di Hilmi - lunghi capelli neri e fuma Lucky Strike. La giovane donna ebrea e l’artista palestinese s’incontrano a Manhattan dove - tra mostre d’arte, concerti, locali notturni - le differenze e le ostilità che separano i loro due popoli appaiono quasi assurde, remote e lontane. Nella Grande Mela domina la polifonia delle varie etnie, religioni e culture: Hilmi e Liat, che si sono perdutamente innamorati, pur essendo così diversi, scoprono di essere anche molto simili. Ascoltando Chet Baker e Chopin, Ella Fitzgerald, Ciaikovskij e i Nirvana si scambiano sensazioni e ricordi: hanno vissuto, senza conoscersi né incontrarsi mai, a pochi chilometri di distanza, si divertono a giocare con le parole, lei in ebraico e lui in arabo, soffrono terribilmente il freddo di New York, adorano la loro terra. Hilmi è stato in carcere alcuni mesi per aver disegnato un murales con la bandiera palestinese e «i guardiani per divertirsi», ricorda, «mi umiliavano facendomi cantare una popolare canzone in ebraico». Lei ha servito nell’esercito con partecipazione e forte senso del dovere. Eppure, come ci racconta Dorit Rabinyan nel bellissimo romanzo Bordelife, persino nei tolleranti States alla fine è difficile trovare una sintesi e un accordo per chi ha vissuto a Hebron e chi a Tel Aviv. La Rabinyan, che sarà al Salone del libro di Torino, ha conquistato i mercati europei e d’oltreoceano con il primo romanzo scritto a 22 anni, Le spose persiane, basato sui ricordi dei genitori, ebrei emigrati in Israele dall’Iran. Adesso anche quest’ultimo libro è diventato un best seller e un caso dopo che è stato investito dal vento della censura. I vertici del ministero dell’Istruzione di Israele, diretto dal leader nazional-religioso Naftali Bennett, hanno, infatti, deciso di vietarne la lettura nei licei. Bennett ha spiegato che il racconto della Rabinyan, vincitrice peraltro del Bernstein Prize, il più ambito riconoscimento israeliano per giovani scrittori, non è adatto agli adolescenti. Il motivo? Potrebbe incoraggiare «l’assimilazione» e dunque rendere i ragazzi più aperti a matrimoni con non-ebrei. Bersagliato dalle critiche, il ministro ha gettato benzina sul fuoco sostenendo anche che il romanzo è un esempio di cattiva propaganda per la rappresentazione dei soldati israeliani connotati in maniera fortemente negativa. La reazione è stata immediata: il settimanale «Time Out Tel Aviv» ha realizzato un video in cui sei coppie, etero o gay, formate da ebrei e arabi, si scambiano baci ed effusioni. Un video che è diventato immediatamente virale. Anche i più autorevoli esponenti della cultura laica israeliana si sono mobilitati a favore della Rabinyan. Amos Oz si è rifatto alla Bibbia e ha polemicamente rilevato che i protagonisti dei testi sacri hanno avuto sovente legami con donne non ebree. Abraham Yehoshua e Meir Shalev hanno sottolineato «l’alto valore letterario del libro» e hanno ricordato anche che in Israele i matrimoni «misti» e d’amore non sono rari. Il legame tra Hilmi e Liat è veramente una storia di trasporto erotico e di travolgimento sensuale. Al contempo mostra il terreno accidentato su cui si muove la coppia. Quando Liat immagina di presentare il fascinoso artista ai suoi benestanti e osservanti parenti, lo vede impacciato e imbarazzato «come un pulcino nella stoppa». E nemmeno lei riesce a vedersi nel salottino di casa Nasser, al nono piano di un edificio a Ramallah, in compagnia della madre tutta abbigliata di nero. Liat ha tenuto segreto il suo rapporto con il pittore anche a New York, senza portarlo con sé da conoscenti e amici ebrei. La cena con i fratelli palestinesi in visita a Hilmi finisce in rissa e Liat abbandona piangente il ristorante. Tutto quello che entrambi hanno sempre sostenuto distaccati e critici nei confronti delle rispettive appartenenze religiose, culturali e politiche, sembra sparire e dissolversi d’incanto. Le ragioni del cuore prendono il sopravvento su quelle della mente e i duellanti sono animati da accensioni quasi ancestrali, radicate e profonde, che vengono a contatto e fanno scintille. Come sostiene il premio Nobel Svetlana Aleksievic, decisamente schierata dalla parte della Rabinyan, «l’odio genera solo odio mentre l’amore ha la capacità di annullare i confini». E questo è appunto un grande romanzo d’amore e di pace. Come dice Hilmi a cui è sempre stato negato il bel mare di Tel Aviv: «Un giorno il mare sarà di tutti e impareremo a nuotarci insieme». Anche se l’epilogo del racconto e per il momento anche della Storia, non è proprio questo.

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