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La Stampa Rassegna Stampa
27.11.2015 I terroristi turchi al soldo di Erdogan per combattere i curdi
Commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 27 novembre 2015
Pagina: 4
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Barba, kalashnikov e inni jihadisti: quelle milizie turche uguali a Isis»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/11/2015, a pag. 4, con il titolo "Barba, kalashnikov e inni jihadisti: quelle milizie turche uguali a Isis", il commento di Maurizio Molinari.

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Barbe lunghe, jalabye, kalashnikov e inni jihadisti: nelle strade di Idil, nella provincia turca di Sirnak, i «Leoni di Allah» si manifestano con le caratteristiche di una cellula dello Stato Islamico (Isis) e le comunità curde locali temono l’estensione alle loro regioni della guerra civile siriana. Soprattutto perché, secondo alcune testimonianze locali, «operano nei ranghi della polizia».

È Caglar Demirel, deputato del Partito democratico del popolo (Hdp) a recapitare al Parlamento di Ankara una descrizione minuziosa di quanto sta avvenendo: «Questi miliziani con le barbe puntano le armi contro donne e bambini, obbligano gli uomini a stendersi faccia a terra, con le mani legate dietro la schiena, non rispettano alcuna legge, hanno i volti coperti e nessuno sa in realtà chi siano». Alcune testimonianze locali li descrivono in un distretto a Sud di Diyarbakir «comportarsi come se fossero poliziotti anche se in realtà non lo sono». L’aggressività è rivolta sempre verso i civili curdi, al punto che in alcuni villaggi vengono considerati come la ripetizione turca delle ronde del Califfato che pattugliano le zone urbane della Siria Orientale.

Panico fra gli abitanti
Il termine «Leoni di Allah» - Esedullah - è quello che gridano nei megafoni e scrivono sulle pareti delle case quando entrano nei villaggi, innescando panico fra gli abitanti. Idris Baluken, deputato del Partito repubblicano del popolo eletto in un distretto del Sud, ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministero dell’Interno, spiegando che gli «Esedullah» gridano «slogan dello Stato Islamico, parlano turco e curdo, usano la forza senza alcuna pietà e ritmano Allah hu-Akbar in una maniera che somiglia ai jihadisti» del Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi.

Sezgin Tanrikulu, anch’egli rappresentante del Partito repubblicano del popolo, chiama direttamente in causa il governo di Ankara, sollevando il sospetto che queste «unità Esedullah» siano state «create dal ministero degli Interni» con «modalità e intenti da verificare» al fine di terrorizzare le popolazioni locali, che in gran parte sono curde. Si tratterebbe dunque di un’operazione tesa a mettere sotto pressione le comunità curde per ostacolare qualsiasi forma di sostegno a gruppi armati del Partito dei lavoratori curdi (Pkk).

Ankara: aperta inchiesta
Il ministro dell’Interno di Ankara nega un coinvolgimento diretto e assicura di aver «lanciato un’inchiesta» sulla base delle «segnalazioni ricevute» che parlano di «gruppi di uomini vestiti di nero», con «forti motivazioni» che «agiscono nei ranghi della polizia» con «comportamenti ostili verso i curdi». «Appureremo la verità», assicurano i portavoce.
Il termine «Leoni di Allah» è adoperato nel Califfato per indicare unità di fedelissimi di Abu Bakr al-Baghdadi e, in particolare, i «cuccioli di leone» sono i bambini sequestrati ad altre etnie - curdi o yazidi - convertiti e avviati alla Jihad.

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