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La Stampa Rassegna Stampa
01.10.2015 Siria: Daniel Pipes non mena il can per l'aia, parla chiaro
Lo intervista Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 01 ottobre 2015
Pagina: 2
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Una scelta azzardata e rischiosa, lo zar rischia di trovarsi in un pantano»

Riprendiamo dalla Stampa di oggi, 01/10/2015, a pag.2, con il titolo " Una scelta azzardata e rischiosa, lo zar rischia di trovarsi in un pantano " l'intervista di Francesco Semprini a Daniel Pipes.

Francesco Semprini


Daniel Pipes

NEW YORK-  "Creare un'alleanza  di matrice cristiano-ortodossa e sciita, per difendere gli interessi politici ed energetici russi e iraniani contro la minaccia dell'Isis e le mire turco-israelo-americane». Questo ha spinto Mosca a intervenire con raid aerei in Siria, secondo Daniel Pipes, fondatore del Middle East Forum.
Cosa comporta l'intervento del Cremlino?
«Rafforza il regime di Assad, la presenza iraniana, e l'influenza di Mosca. Mentre mette in difficoltà il governo turco, Washington e Israele».
C'è chi dice per!) che Obama non sia poi così contrariato?
«L'intervento russo permette a Obama di lavorare nelle retrovie senza esporsi troppo, e il presidente americano non ha mai voluto una eccessiva visibilità nel conflitto. Al contempo, la Russia però potrebbe trovarsi coinvolta in un conflitto di non facile conclusione, anzi in una sorta di pantano. Nel breve termine pertanto l'intervento aiuta a rafforzare il doppio asse con Teheran e Damasco, ma nel lungo periodo la situazione potrebbe essere più complicata».
Cosa intende?
«La Russia rischia di diventare il principale nemico dell'estremismo sunnita nella regione, potrebbe dover fronteggiare un'ondata di fondamentalismo islamico interno, e si troverebbe coinvolta in una guerra di resistenza in Siria. Ecco perché ritengo la scelta di Mosca assai strana e rischiosa».
Allora cosa avrebbe spinto il Cremlino a intervenire?
«E una domanda complicata, si possono configurare degli scenari. Quello che io penso è che Mosca abbia deciso di dare avvio a una partnership molto forte con Teheran e il mondo sciita, per avere nuova voce nella regione. A ciò si uniscono i timori per i cristiani del Medio Oriente, la stragrande maggioranza dei quali fanno riferimento alla chiesa ortodossa, che è assai legata alla Russia. Ed infine ci sono le preoccupazioni per il petrolio e il gas naturale, che sono fra l'altro esse stesse alla base del conflitto settario che è esploso con la guerra siriana. C'è poi l'obiettivo di rendere le cose complicate a Washington».
Mi sembra di intuire che lei non sia convinto dell'efficacia dei raid...
«Non saranno certo decisivi, anzi direi nemmeno rilevanti, per risolvere le sorti del conflitto».
Cosa lo è allora?
«Un intervento di terra ovviamente, ma nessuno vuol essere coinvolto e le attuali forze in campo contro l'Isis sono assai deboli».
Assad dovrebbe essere parte della transizione siriana?
«La vera domanda è che cosa vuole l'Iran. Se Teheran vuole questo allora la risposta è necessariamente affermativa».

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