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La Stampa Rassegna Stampa
31.03.2015 Tre monoteismi a confronto
Elena Loewenthal recensisce 'Camminare insieme' di Alain Elkann

Testata: La Stampa
Data: 31 marzo 2015
Pagina: 27
Autore: Elena Loewenthal
Titolo: «Le genti del Libro: la diversità aiuta il dialogo»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/03/2015, a pag. 27, con il titolo "Le genti del Libro: la diversità aiuta il dialogo", la recensione di Elena Loewenthal a Camminare insieme, di Alain Elkann.

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Elena Loewenthal, Alain Elkann


Camminare insieme

Viviamo in un tempo di cambiamenti vorticosi, di confini fluidi nello spazio e nella mente. Comunichiamo come non s’è mai fatto prima, ma sempre meno faccia a faccia, a viva voce. Per questa ragione le interviste che Alain Elkann ha pubblicato in tempi diversi e ha ora raccolto in un libro dal titolo Camminare insieme con la prefazione di Furio Colombo (in uscita da Bompiani, pp. 334, € 16) sono doppiamente significative. Lo sono innanzitutto perché costituiscono il «verbale» di un dialogo nel senso più autentico del termine e restituiscono al lettore la sostanza di una comunicazione che non è quella virtuale sulla quale ormai galleggiamo tutti, perdendo giorno per giorno la memoria di quanto sia diversa quella vera.

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Gerusalemme


Ma sono importanti anche per il tema che affrontano e che, a dispetto della velocità con cui oggigiorno tutto cambia, è invece antico e sempre attuale. Parlando con Elio Toaff, grande rabbino italiano, Carlo Maria Martini, grande cardinale scomparso nel 2012, e Sua Altezza Reale il Principe di Giordania El Hassan bin Talal (fratello del sovrano), Elkann va alle radici della fede. O meglio, di quelle fedi che si riconducono al monoteismo biblico. Alla «fede» nella sua accezione originaria: stare saldi, fermi nella convinzione anche se mobili nei gesti della vita.

Questi tre dialoghi si sono svolti in anni diversi e hanno per sfondi diversi scenari. Eppure c’è una unità sostanziale nel cammino sul quale Elkann si fa condurre e che a sua volta conduce. In fondo, parlare di fede e di identità religiosa non richiede troppe parole: quello che conta è che siano chiare, eloquenti. «Perché questo dipende da un solo fatto: noi non conosciamo e non siamo dentro l’animo della persona che prega, ma Dio, che scruta il cuore e le reni delle persone, Lui vede quello che c’è nel loro animo», dice Toaff. Se il dialogo con il rabbino porta Elkann dentro l’identità ebraica, l’incontro con il cardinale Martini è più un excursus spirituale, intercalato dal racconto della sua grande esperienza di pastore. «Dio è amore, bontà, misericordia infinita.
Purtroppo noi diamo spesso alla parola “bontà” un’interpretazione quasi banale e un po’ dolciastra. Spesso proiettiamo su Dio la nostra poverissima idea di bontà, secondo la quale Dio dovrebbe essere un grande benefattore che regala all’uomo tutto ciò che desidera…».

In «Essere musulmano» il Principe Hassan offre infine, attraverso la mediazione di Elkann, un ritratto della terza fede biblica, che «significa riconoscere l’esistenza di un unico verso Dio: l’invisibile eppure onnipotente, onnipresente e onnisciente creatore del mondo, che ha affidato la Terra all’umanità perché la governi secondo l’imperativo morale divino rivelato dai suoi Profeti, o messaggeri». Ne risulta un’impressione di «grande equilibrio, di serenità», scrive Elkann nella prefazione, «e soprattutto si capisce che è un uomo che ha fatto del cuore, dell’intelligenza e del dialogo il suo modus vivendi». Dei tre incontri è certamente quello più ancorato all’attualità.

I tre ritratti di uomini e di spiritualità che emergono dal dialogo fanno emergere le tre fedi in modo diretto. Pongono di fronte al lettore tutta la complessità di un incontro millenario fatto di radici comuni e declinazioni diverse. Si parla dello stesso Dio, si parte e si arriva allo stesso Libro. Ma anche qui la diversità è una ricchezza, è la pasta di cui è fatta la vita, così e come la fede, nelle sue manifestazioni, nelle storie che ha creato giorno dopo giorno. Queste testimonianze raccolte, ascoltate e messe per iscritto con garbo e passione sono la migliore dimostrazione che non c’è bisogno di essere uguali, per parlarsi e capirsi a vicenda. Anzi: proprio nella differenza e nel rispetto di questa differenza sta la sostanza di un dialogo che è l’unica via per camminare davvero insieme.

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