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La Stampa Rassegna Stampa
25.01.2015 Perchè serve leggere Houellebecq
Commento di Cesare Martinetti

Testata: La Stampa
Data: 25 gennaio 2015
Pagina: 1
Autore: Cesare Martinetti
Titolo: «Perchè serve leggere Houellebecq»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/01/2015, a pag.1-19, con il titolo "Perchè serve leggere Houellebecq", il commento di Cesare Martinetti.


                                                             Cesare Martinetti

Un’inutile lezione, dice Baricco. E invece leggere Houellebecq può essere molto utile. L’intelligenza tagliente è assicurata; i suoi libri, talvolta fastidiosi «fino alla ripugnanza», si possono detestare e tuttavia anche amare. Proprio come dice Baricco. Ma perché «inutile»? La verità è che, gusti letterari a parte, questo Houellebecq con il romanzo «Sottomissione» ha messo le mani dentro le nostre viscere e ce le ha mostrate. La contemplazione non è sempre piacevole. Però. Romanzetto di fantapolitica? Mah. La vera fiction che qui va in scena non è quella della Francia governata nel 2022 da un Presidente musulmano, ma quella di una politica che si autoriproduce in un cerchio chiuso e sempre più ristretto. È vero per la Francia,ma non lo è forse anche per noi?Scrive Houellebecq: «Lo scarto crescente, divenuto abissale, tra il popolo e quelli che parlavano nel suo nome, politici e giornalisti, doveva necessariamente condurre a qualcosa di caotico, violento e imprevedibile». È l’impasse di un sistema politico, il denudamento di un mito – liberté-égalité-fraternité – che teneva insieme la Francia eterna e che si è rotto ben prima delle fucilate contro i vignettisti di Charlie Hebdo e i quattro clienti ebrei del supermercato kasher. Nella «Sottomissione» di Houellebecq, non c’è solo o non soltanto la decadenza dell’ultimo maschio europeo e nichilista simboleggiato dal professore quarantenne che si converte all’islam (ne ha scritto benissimo Antonio Scurati su «Tuttolibri » del 10 gennaio); c’è la fiction di un sistema politico che dopo lo choc del 7 e 9 gennaio,ora prova a ritrovarsi specchiandosi nei due milioni che hanno sfilato due giorni dopo. Hollande: più 21 per cento di popolarità...Valls più 17... Ma questo è il pallottoliere consolatorio della vecchia politica. Certo che Hollande nella tragedia ha trovato finalmente una statura presidenziale (laddove Marine Le Pen l’ha persa, emarginandosi in una patetica contro manifestazione di duecento persone). Ma quei due milioni di parigini non erano lì per lui, non volevano una dolciastra riconciliazione nazionale, chiedevano che la Francia tornasse ad essere la Francia. E là in mezzo c’erano le istituzioni dei musulmani,ma non imusulmani, c’erano invece molti elettori di Madame Le Pen e molti lettori del libro di Éric Zemmour ( «Il suicidio francese»») che fa da tamtam populista a tutti i rancori e le nostalgie frontiste ed è bestseller da settembre in perenne ristampa. Infatti, passata la nebbia dell’emozione, ora i giornali scoprono che la gente delle banlieues non c’era alla «manif», che da quelle parti proliferano le teorie complottiste secondo cui è stata tutta una montatura di Israele e Washington per dare addosso ai poveri musulmani. Ne è convinto, ha detto la ministra dell’Istruzione, almeno un ragazzo ogni cinque.
Al liceo di Châteauroux, ha confidato una studentessa a «Le Monde »,nessuno dice più Je Suis Charlie perché «abbiamo paura di farci menare». È l’insostenibile paradosso di un «Paese sempre più a destra che continua ad eleggere un presidente di sinistra», ha detto lo scrittore francese l’altro ieri a Colonia alla sua prima apparizione in pubblico dopo gli attentati. È la messa in scena dello scarto tra la pancia del Paese e la sua rappresentazione politica la ragione per cui la «lezione del professor Houellebecq» non è per niente inutile qui da noi dove si sta per eleggere il presidente.Regole diverse,Paese diverso. Però la simbologia della carica ha una sua sacralità. Disperderla in un patto di equilibrismo tra la vocazione cesaristadi Renzi e l’eterno conflitto di interessi di Berlusconi (che all’opposizione è persin più visibile di quand’era al governo) sarebbe un errore che, come si sa, è peggio di un crimine. Ed è destinato ad allargare fino all’abisso houellebecquiano lo scarto tra il popolo e quelli che parlano nel suo nome.Civuole un uomo o una donna che sappia parlare a tutti e da tutti sia riconoscibile.

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