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La Stampa Rassegna Stampa
09.09.2014 Abu Mazen rifiuta uno Stato palestinese. L'Egitto avrebbe offerto una ampia zona del Sinai
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 09 settembre 2014
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «'Stato palestinese in Sinai'. Il piano segreto di Al Sisi»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/09/2014, a pag. 14, con il titolo " 'Stato palestinese in Sinai'. Il piano segreto di Al Sisi", la cronaca di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari  


Abu Mazen e Al Sisi

Giallo diplomatico e tempesta di polemiche su un presunto piano egiziano per far nascere lo Stato di Palestina nel Sinai, unendolo territorialmente alla Striscia di Gaza. «L’Egitto ci ha proposto una parte del Sinai per realizzare lo Stato di Palestina ma ho rifiutato perché è illogico che siano loro a risolvere il problema che abbiamo con Israele» ha affermato il presidente palestinese Abu Mazen in un incontro domenica sera a Ramallah con alcuni consiglieri di Al Fatah, rivelando i contenuti sorprendenti di una conversazione avuta con il raiss egiziano Abdel Fattah Al Sisi.
Durante un recente incontro al Cairo, Al Sisi avrebbe infatti tratteggiato una «iniziativa di pace nel Sinai per la Palestina» ipotizzando di affiancare alla Striscia di Gaza circa 1600 chilometri quadrati di terra adiacente, oggi territorio egiziano, «per porre termine alla questione dei rifugiati» come lo stesso Abu Mazen ha confermato all’agenzia palestinese Ma’an. Si tratta di un’area del Sinai grande cinque volte l’attuale Striscia di Gaza e l’Egitto si sarebbe detto pronto a «concederla» in cambio della decisione di Abu Mazen di far venir meno due degli ostacoli all’intesa sulla fine del conflitto: la richiesta di far tornare i profughi del 1948 e di far ritirare Israele entro i confini antecedenti alla guerra del 1967. Il piano egiziano prevederebbe inoltre che le città palestinesi della West Bank, al momento amministrate dall’Autorità di Abu Mazen, «rimangano sotto il controllo palestinese», e che il nuovo Stato palestinese sia «smilitarizzato».
Ma quando i contenuti del «piano egiziano» sono stati divulgati, ieri mattina, dalla radio dell’esercito israeliano la reazione del Cairo è stata immediatamente negativa e irritata. Fonti del ministero degli Esteri hanno parlato di «falsità infondate» ricordando che una simile ipotesi sul Sinai venne in realtà suggerita dal presidente Mohammed Morsi, sostenuto dai Fratelli Musulmani, e legato a doppio filo a Hamas.
Poche ore più tardi l’ufficio di Abu Mazen ha fatto marcia indietro e, con il segretario Al-Tayyb Abd al-Rahim, ha parlato di «fabbricazione israeliana» spiegando che in realtà sarebbe stato «l’ex capo del consiglio israeliano per la sicurezza nazionale Giora Eiland a suggerire la creazione dello Stato di Palestina a Gaza e in parti della penisola del Sinai, collegandolo all’autonomia delle città della West Bank».
La sovrapposizione tra frizioni egitto-palestinesi e scintille israelo-palestinesi, entrambe frutto del conflitto di Gaza, rende difficile ricostruire la genesi del «piano egiziano» ma per alcuni esponenti del governo israeliano si tratta di «un’idea che vale la pena discutere». L’ex capo del controspionaggio Yaakov Peri, ministro della Scienza per il partito laico Yesh Atid, sottolinea come «alcuni aspetti meritano un approfondimento» perché «possono aiutare a combattere il terrorismo nel Sinai» mentre Ayelet Shaked, del partito nazional-religioso Bayt Yehudì, ritiene che il premier Benjamin Netanyahu debba «incontrare Al Sisi per discutere queste idee».

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