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La Stampa Rassegna Stampa
31.08.2014 Il grande nemico è l'Iran
Intervista di Paolo Mastrolilli a John Bolton

Testata: La Stampa
Data: 31 agosto 2014
Pagina: 11
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Per sbarazzarsi dell'Isis bisogna affrontare Teheran»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/08/2014, a pag. 11, con il titolo "Per sbarazzarsi dell'Isis bisogna affrontare Teheran", l'articolo di Paolo Mastrolilli.

A destra, la vignetta Dry Bones:
"Adesso abbiamo la prova che Hitler è veramente morto"
"Davvero?"
"Se fosse ancora vivo gli avrebbero dato la carica di commissario ONU!"
(1975, quando il sionismo venne votato dall'Assemblea Generale dell'ONU una forma di razzismo)


Paolo Mastrolilli                      John Bolton

John Bolton pensa che il ruolo degli Usa sulla scena internazionale è sotto attacco, e i rimedi pratici immediati sono due: «In Medio Oriente, contrastare il regime iraniano invece di dialogarci, perché la sua caduta porterebbe anche alla sconfitta dell'Isis e alla stabilizzazione dell'intera regione; in Europa, far entrare l'Ucraina nella Nato, per dimostrare alla Russia che non siamo disposti ad accettare il suo espansionismo nelle regioni orientali del Continente». Bisogna premettere che Bolton, ambasciatore Usa all'Onu durante l'amministrazione Bush, è uno dei personaggi che secondo l'amministrazione Obama incarnano tutto quanto c'era di sbagliato con l'America prima del 2008. Proprio per questo, però, è interessante sentire cosa pensa delle crisi che agitano gli Usa.
Come è nato l'Isis? «La Casa Bianca si è distratta dalla minaccia dell'Islam radicale. Voleva chiudere la guerra al terrorismo, e quindi ha deciso di prestare meno attenzione a quanto accadeva in Iraq e Siria, e ritirarsi nel 2011. Questo ha consentito all'Isis di ricostituirsi, dopo che era stato sconfitto dalla «surge» del 2006 e 2007, quando si chiamava ancora al Qaeda in Iraq».
Gli analisti vicini alla Casa Bianca rispondono che la colpa è vostra, perché avete invaso l'Iraq, e poi avete smantellato l'esercito e bandito tutti gli ex membri del partito Baath, che ora combattono nelle file dell'Isis. Non hanno ragione? «Smantellare l'esercito è stato un errore. Allora sembrava la cosa giusta da fare, sostenuta da tutti, ma col senno di poi abbiamo sbagliato. Il vero problema di fondo, però, è un altro».
Quale? «L'Iran. L'Isis è rinato perché ha potuto fare leva sul risentimento delle tribù sunnite contro il governo di Baghdad, gestito dagli sciiti manovrati da Teheran. Se invece di fare il negoziato nucleare con gli ayatollah li avessimo contrastati, tutto questo non sarebbe avvenuto».
Come se ne viene fuori, adesso? «In Iraq bisogna separare le tribù sunnite dall'Isis, come aveva fatto il generale Petraeus con l'Anbar Awakening. E più difficile ora, perché non siamo più sul terreno, ma è possibile, appoggiandoci anche ai curdi nel nord. Niente favori al governo di Baghdad, però, finché sarà manovrato da Teheran. In Siria dobbiamo affidarci ai sunniti moderati del Free Syrian Army, aiutandoli sul serio, e alla componente curda che esiste anche là».
Con Assad bisogna dialogare o abbatterlo? «Assad al momento lo lascerei stare, a patto però di capire che questo è un unico conflitto, che ha un'unica soluzione: far cadere il regime iraniano. Gli ayatollah hanno sostenuto il governo sciita iracheno che ha fatto nascere l'Isis, e sempre loro sostengono Assad: una volta caduti, potremmo sconfiggere l'Isis e cambiare il regime a Damasco».
Passiamoall'altra grande crisi del momento: l'Ucraina. «La strategia adottata finora è stata inutile, perché Putin vuole ristabilire l'influenza russa sull'Europa orientale, nell'ambito di un progetto complessivo di rilancio di Mosca. Le sanzioni non lo fermeranno. Invece dovremmo avviare l'ingresso dell'Ucraina nella Nato, a partire dal vertice in Galles della settimana prossima, per chiarire che ci opponiamo al suo espansionismo. Bush l'aveva proposto nell'aprile 2008, ma gli europei rifiutarono».
Se l'Ucraina fosse stata già nella Nato, ora saremmo in guerra con la Russia, per via dell'articolo 5 che ci obbliga a difenderla... «Oppure la Russia non sarebbe mai entrata in Ucraina, perché avrebbe capito che non avremmo accettato la sua sfida».

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