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La Stampa Rassegna Stampa
31.08.2014 Ebrei ortodossi espulsi da un villaggio in Guatemala. Ma non chiamatelo scontro di civiltà
Cronaca di Filippo Fiorini

Testata: La Stampa
Data: 31 agosto 2014
Pagina: 14
Autore: Filippo Fiorini
Titolo: «Offendono i nostri costumi. Via gli ebrei dal villaggio»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/08/2014, a pag. 14, con il titolo "Offendono i nostri costumi. Via gli ebrei dal villaggio", l'articolo di Filippo Fiorini. Come è naturale, i costumi di ogni gruppo umano possono risultare simpatici o antipatici. Non si trasforma però una notizia di cronaca in una lotta tra popoli, o "scontro di civiltà", come la definisce Fiorini. Inoltre un po' più   di serietà nella cronaca e l'uso di una terminologia più rispettosa ("capelli a cavatappi"...) sarebbe, politicamente corretta, d'obbligo.


Un ebreo ortodosso della comunità guatemalteca

E' stato un vero e proprio scontro di civiltà quello che si è appena consumato nel paesello di San Juan la Laguna, adagiato sul lago Atitlan, nel cuore del Guatemala. Ad averla vinta, però, sono stati alle fine gli autoctoni che, gelosi delle loro millenarie tradizioni maya, hanno espulso la comunità di ebrei ortodossi che si era andata a installare da quelle parti, con la speranza di poter vivere nell'osservanza di stretti precetti religiosi. «II problema è che non si sono mai voluti integrare e con il loro comportamento offendevano la gente di qui», spiega Miconos, impiegato dell'unico hotel in città e convinto che, in questi sei anni in cui gli ebrei Lev Tahor sono stati in zona, il turismo ne abbia risentito. «Discutevano su tutto, si lavavano nudi nel lago e trattavano sul prezzo di ogni cosa, noi non siamo abituati in questo modo», protesta il ragazzo, esprimendo un punto di vista che poi ha trovato d'accordo anche il consiglio degli anziani di San Juan. «All'inizio avevamo fatto un patto di convivenza - ricorda Pablo, un altro giovane del posto -, ma loro non l'hanno mai rispettato, perciò abbiamo deciso di cacciarli». Tuttavia, in questa faida paesana, è difficile credere che la ragione abbia un solo verso. In parte ancora traumatizzati dall'invasione spagnola che decimò il loro popolo, gli indios dell'etnia maya Tz'utujil non brillano certo per la tolleranza verso i forestieri. «Vivevamo sotto la costante minaccia di essere linciati, ma siamo gente pacifica», ha raccontato per esempio Misael Santos, uno degli ebrei espulsi, mentre caricava le sue cose sul camion che avrebbe portato lui e gli altri circa 200 membri della comunità, verso un altro posto in cui vivere. Prima, i Lev Tahor erano stati in Canada, ma anche lì le abitudini che comprendono abiti super-coprenti nelle donne, barbe incolte e capelli a cavatappi sopra le orecchie negli uomini, avevano finito per scontrarsi con le autorità. Un tribunale aveva infatti citato molti di loro, affinché mandassero i figli a scuola e rispettassero le norme igieniche. La comunità, pertò, preferì fare fagotto e trasferirsi tutta a San Juan, dove dicono che la costituzione guatemalteca gli riconosca il diritto a vivere come credono, ma dove anche, ormai è chiaro, la specialità tradizionale del brodo di gamberi, non si sposa per niente con la carne kosher che cucinano loro.

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