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La Stampa Rassegna Stampa
18.08.2014 Marco Pannella invita a considerare le 'buone ragioni di Di Battista' sullo Stato islamico
la cronaca di Francesco Grignetti, il commento di Angelo Pezzana

Testata: La Stampa
Data: 18 agosto 2014
Pagina: 7
Autore: Francesco Grignetti
Titolo: «Pannella difende Battista: è gandhiano»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/08/2014, a pag. 7, l'articolo di Francesco Grignetti dal titolo "Pannella difende Battista: è gandhiano"

A proposito delle dichiarazioni di Marco Pannella, riportiamo una nota del direttore editoriale di Informazione Corretta, Angelo Pezzana:

Informazione Corretta pubblica domani 19 agosto un articolo di Ugo Volli nel quale ricorda Gandhi, ciò che pensava e diceva durante il nazismo e  la Shoah. Sarà bene non dimenticarlo quando parliamo di pacifisti. Pannella, da quel gran galantuomo che è sempre stato, era ed è contro la guerra come soluzione dei problemi, ma non lo paragonerei mai a un pacifista, il nemico voleva prima vederlo pentito per poi discuterci insieme. Ma né Gheddafi, né Saddam Hussein si sono mai pentiti, né Hamas né l'Isis, tutti vogliono il califfato sterminatore, sono sicuro che Marco li considera nemici della pace e si augura che vengano sconfitti. Se non servirà il dialogo - come è provato - ci sono le armi, che anche chi ama la pace deve usare per legittima difesa. Può dispiacere, ma il concetto di martire è estraneo alla nostra cultura laica.


Angelo Pezzana   

Marco Pannella


Di seguito, l'articolo di Francesco Grignetti:


Francesco Grignetti


Marco Pannella


«Le buone ragioni di Di Battista: sappiate leggerle». Marco Pannella affida a Twitter le sue riflessioni sulla bufera che ha investito il deputato grillino Alessandro Di Battista. L’intero arco politico si è infatti scagliato contro, ma non Pannella. «La sua posizione è assolutamente opposta a quella che da 48 ore avvelena l’informazione politica», dice il leader radicale.
I due mondi sono accomunati da una posizione pacifista, gandhiana. Lo stesso Di Battista nei giorni scorsi aveva richiamato Gandhi a proposito dell’Iraq. Questo approccio piace immensamente a Pannella, che torna sull’argomento nella chiacchierata domenicale con Radio Radicale: «Innanzitutto - spiega - Di Battista ha detto che il terrorismo è l’unica arma violenta che resta ai ribelli a parte le armi della nonviolenza, che restano le migliori: e questo nessuno lo ha ricordato. Tutti ad attaccare Di Battista come se stesse dalla parte dei terroristi. Invece Di Battista vuole che siano elevati al ruolo di interlocutori i ribelli, i disperati che scelgono la violenza perché non hanno un progetto politico».
Riportandosi poi allo scenario italiano, Pannella rievoca gli Anni di Piombo: «In fondo - dice - è quello che anch’io dicevo di fare con le Brigate Rosse all’epoca del rapimento Moro, contrastato dal Pci che non voleva la trattativa. Bisogna sempre stimolare il riflesso al dialogo in chi ha scelto la violenza». In effetti quella pannelliana fu una posizione eterodossa. In nome della pacificazione, e per salvare vite umane, fu l’unico a cercare il dialogo con i terroristi rossi. Ma oggi è immaginabile qualcosa del genere con fondamentalisti islamici? La posizione di Di Battista ha creato qualche malumore interno al movimento. Lo difende però il collega Carlo Sibilia, che curiosamente cita Giulio Andreotti, il quale in un memorabile intervento alla Camera disse: «Credo che ognuno di noi se fosse nato in un campo di concentramento e non avesse da 50 anni nessuna prospettiva da dare ai figli sarebbe un terrorista». Ma Sibilia nota che all’epoca «non si scatenò questo putiferio. Evidentemente c’erano allora come oggi due pesi e due misure».
Su tutt’altro versante, invece, ci si interroga se sarà sufficiente inviare armi ai curdi. Sostiene Fabrizio Cicchitto, Ncd, presidente della commissione Esteri alla Camera: «Nessuno pensi che fornendo un po’ di armi ai peshmerga questi siano in grado di risolvere un problema che è innanzitutto dell’Occidente nel suo complesso. La fornitura di armi ai curdi può servire a tamponare transitoriamente la situazione, che va affrontata in ben altro modo dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti». Così come Maurizio Gasparri, FI: «Se l’Occidente pensa di risolvere il problema dell’Isis dando quattro fucili ai curdi, si illude». E Pier Ferdinando Casini: «La regione autonoma del Kurdistan è un bastione indispensabile per l’Iraq contro il fanatismo islamico. L’unica cosa che non possiamo permetterci è l’ignavia e la viltà di chi si volta dall’altra parte davanti a migliaia di donne e bambini massacrati dal califfato dell’Isis».

Per esprimere la propria opinione alla Stampa, telefonare al numero 011/6568111 oppure cliccare sulla e-mail sottostante

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