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La Stampa Rassegna Stampa
15.02.2014 Il no danese al Kosher scatena l'ira di Israele
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 15 febbraio 2014
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Il no danese al Kosher scatena l'ira di Israele»

L'antisemitismo procede spedito in Europa, senza che si levino proteste. Oggi èla volta della Danimarca, dove è stata vietata la macellazione kasher degli animali. Anche in questo caso l'ignoranza la fa da padrona. Infatti il rituale kasher è la forma meno dolorosa per l'uccisione degli animali, quella che viene praticata abitualmente nei mattatoi è molto più invasiva, ma non ha mai suscitato le proteste di nessun animalista. Scommettiamo che nessuno di loro è mai entrato in un mattatoio. Eppure - tranne i vegetariani- mangia carne regolarmente. La protesta nasce se di mezzo c'è l'occasione di criticare gli ebrei.
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/02/2014, a pag. 14, con il titolo " Il no danese al Kosher scatena l'ira di Israele", la cronaca di Maurizio Molinari.

La Danimarca proibisce la macellazione rituale ebraica della carne e Israele reagisce parlando di «antisemitismo dilagante in Europa» anche perché tale vicenda coincide con «l’ostilità nei confronti degli ebrei nella vita pubblica in Ungheria». Sono i notiziari radio del mattino, il più seguito mezzo di informazione dagli israeliani, a dare la temperatura di quanto sta avvenendo. Tanto «Reshet Bet» che «Gaalei Zahal» aprono le edizioni del mattino parlando di «atmosfera antisemita in Europa». Il focus è sulla Danimarca perché il governo di Copenhagen ha deciso di mettere al bando, da lunedì, la «shechità» - la macellazione rituale ebraica - giudicandola «contraria ai diritti degli animali». È il ministro dell’Agricoltura Dan Jorgensen a spiegare che «i diritti degli animali vengono prima della religione» e dunque la comunità ebraica locale - 6000 anime - non potrà avere la carne kosher, ovvero ritualmente consentita, fino a quando «la pratica non sarà modificata ». Per Copenhagen è l’occasione di riaffermare il rispetto dei diritti degli animali dopo le polemiche seguite all’uccisione di un cucciolo di giraffa nello zoo locale, ma Finn Schwarz, presidente della comunità ebraica danese, parla di «violazione dei diritti di una minoranza che non ha il potere politico per difendersi». Menachem Margolin, presidente dell’Associazione ebraica europea, ha telefonato alla premier danese Helle Thorning-Schmidt per chiedere una marcia indietro. Si tratta di una vicenda assai più estesa della Danimarca: Polonia, Svezia, Olanda e Svizzera hanno già bandito, in forme differenti, la macellazione ebraica (e musulmana), mentre in Belgio sono state trasmesse pubblicità che paragonano le bestie uccise agli ebrei sterminati dai nazisti e altrove, dalla Germania alla Norvegia, il movimento anti-«shechità» prende piede. «È un antisemitismo che mostra il suo vero volto e si rafforza dentro le istituzioni europee» afferma Eli Ben-Dahan, vice ministro degli Affari Religiosi parlando a nome del governo e Naftali Bennet, ministro dell’Economia e importante alleato del premier Netanyahu, preannuncia: «Ci batteremo ovunque a fianco delle comunità ebraiche affinché i loro diritti vengano rispettati». I contenuti della replica di Gerusalemme sono affidati a David Lau, rabbino capo di Israele: «Le pratiche della macellazione kosher sono fra le più umane, la decisione danese è un affronto alla religione ebraica». La polemica è destinata a complicare il rapporto fra Europa e Israele perché si sovrappone alle posizioni presenti nell’Ue favorevoli al boicottaggio dei prodotti «made in Israel» provenienti dalla Cisgiordania. Ad accrescere il sospetto israeliano che qualcosa in Europa stia andando nel verso sbagliato è la frequenza di toni e termini antiebraici nella vita pubblica in Ungheria, al punto da spingere il ministero degli Esteri a convocare l’ambasciatore magiaro per esprimere «forte preoccupazione».

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