giovedi` 16 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
26.11.2010 Cristiani perseguitati nei Paesi musulmani
l'UE chiede all'Iraq di cambiare. Cronache di Marco Zatterin, Giacomo Galeazzi

Testata: La Stampa
Data: 26 novembre 2010
Pagina: 21
Autore: Marco Zatterin - Giacomo Galeazzi
Titolo: «L’Ue sferza l’Iraq: Difenda i cristiani - In questo mondo non si può pregare»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 26/11/2010, a pag. 21, gli articoli di Marco Zatterin e Giacomo Galeazzi titolati " L’Ue sferza l’Iraq: Difenda i cristiani " e " In questo mondo non si può pregare ".

Marco Zatterin : " L’Ue sferza l’Iraq: Difenda i cristiani "

Il Parlamento europeo mette d’imperio il nodo delle persecuzioni ai cristiani nell’agenda della trattativa commerciale fra Ue e Iraq. L’assemblea di Strasburgo, coi ranghi ridotti dal fuggi-fuggi di fine sessione, ha approvato ieri una risoluzione che invita il Consiglio, la Commissione e il rappresentante Ue per la Politica estera Catherine Ashton ad «affrontare come questione prioritaria il problema della sicurezza dei cristiani all’interno del territorio iracheno». È una svolta politica, assicura Mario Mauro, capo delegazione del Pdl a Strasburgo, «perché la trattativa con Baghdad diventa una questione politica, uno strumento in linea con la richiesta di ristabilire in Iraq lo stato di diritto sulla base del principio della libertà religiosa».

Bruxelles ha cominciato da qualche mese a negoziare un’intesa di ampio respiro con il nuovo governo iracheno, un primo pacchetto commerciale mirato, fra le altre cose, a favorire gli scambi e a sostenere il lento e difficile processo di democratizzazione del Paese. L’Unione vuole fare in fretta, ha bisogno di mettere miscela in uno dei motori dell’Asia Centrale. Qualunque sia l’accordo, però, esso dovrà essere ratificato anche dall’assemblea di Strasburgo che le ha inviato un segnale preciso, chiedendo di occuparsi delle minoranza e di tenere d’occhio, soprattutto quelle religiose e in particolare i cristiani.

Mauro denuncia l’intenzione di Baghdad di voler riunire in un’unica località tutti i cristiani del Paese. «Sarebbe una ghettizzazione - dice l’esponente del Pdl - perché la comunità è sparsa per la nazione, si tratterebbe di strapparli alle loro case». Il fronte laico dell’assemblea ha trattato il dossier con la massima cura, cercando sino alla fine di non dare un segnale troppo orientato in un senso solo. Prima del voto, la presidenza ha ancora chiesto chiarimento e l’italiano ha assicurato che sì, «non si riteneva che i cristiani fossero una minoranza più minoranza delle altre».

In aula poca gente. Sessantasei i favorevoli, un’astensione, un voto contrario. Quattro i nostri risultati al conteggio nominale, pochini in effetti. Due popolari, Mario Mauro ed Elisabetta Gardini, due Socialisti & Democratici, Patrizia Toia e David Sassoli. Quest’ultimo, capo delegazione Pd, ha sottolineato che ora l’Europa «chiede al governo iracheno di agire subito per la difesa della comunità cristiana irachena e per la libertà di religione nel Paese». Allo stesso tempo, ha dichiarato all’unisono con Mauro, «è anche un chiaro impegno contro la pena di morte chiedendo la sospensione dell’esecuzione di Tareq Aziz». La Commissione prende nota. «Condividiamo le preoccupazioni e l’indignazione per gli attacchi terroristici in Iraq - ha spiegato un portavoce -, in particolare se colpiscono i civili, sia cristiani che musulmani». È una chiara apertura. Tocca a Lady Ashton trasformarla in un accordo vincolante con Baghdad.

Giacomo Galeazzi : " In questo mondo non si può pregare "

Le violazioni della libertà di religione e di culto colpiscono circa 5 miliardi di persone nel mondo. Sebbene in differente misura a seconda delle situazioni locali che si registrano nei diversi Paesi, forme di condizionamento, quando non di vera e propria violenza, affliggono il 70% della popolazione mondiale. In Bielorussia i testi religiosi sono censurati, in Nord Corea è vietata qualunque forma di religione ad eccezione dell’ideologia atea «juche» (l’uomo deve redimere se stesso). Chi viene trovato con un Vangelo finisce in lager dai quali quasi nessuno esce vivo. A scuola i bambini vengono spronati alla delazione, anche dei loro genitori. Le persecuzioni sono trasversali e riguardano tutte le fedi. Un dato clamoroso denunciato dal rapporto 2010 sulla libertà religiosa nel mondo realizzato dall’Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre) e tradotto in sei lingue. Discriminazioni, controlli, divieti, censure e poi arresti, persecuzioni, violenze perpetrate a volte sulla scorta di leggi estranee ai principi del diritto. Nessuna fede ne è immune, nessun angolo del pianeta è totalmente al riparo. Sono molti i modi in cui, nel mondo, si limita o si cancella la libertà religiosa e di culto. Dalle forme più blande di condizionamento fino agli atti più estremi, le stime indicano cifre impressionanti: le violazioni riguardano circa 5 miliardi di persone, il 70% della popolazione mondiale. Tra questi, 50 milioni sono cristiani. Dentro questi numeri convivono situazioni diverse fra loro per gravità, ma unite da uno stesso comune denominatore: la negazione forzata del proprio credo e del proprio pensiero.

A fornire le cifre è padre Giulio Albanese, missionario e giornalista, fondatore dell’agenzia Misna: «Solo in Cina e India sono circa 2,5 miliardi le persone a rischio per motivi religiosi e di culto». Un’emergenza sociale e politica della quale le organizzazioni internazionali stentano ad accorgersi. «La libertà religiosa – afferma il ministro degli Esteri Franco Frattini - è uno dei cardini della nostra civiltà: violarlo significa negare non solo un diritto fondamentale, ma l’essenza più profonda dell’uomo». In Mauritania la libertà religiosa non esiste e la legge coranica impedisce ai cittadini di entrare nelle case dei non musulmani.

Non sono solo i cristiani a vedere calpestata la libertà religiosa. «È indubbio che soprattutto dopo la prima guerra in Iraq l’errata equazione tra cristianesimo e interessi dell’Occidente ha preso piede, soprattutto nei Paesi islamici», osserva Francesco Maria Greco, direttore generale per la cooperazione culturale del ministero degli Esteri, da dicembre ambasciatore italiano presso la Santa Sede. In base alle stime riferite da René Guitton, scrittore, impegnato nel dialogo culturale e interreligioso tra Oriente e Occidente, «sono oltre 50 milioni i cristiani vittime nel mondo di persecuzioni, disprezzo, discriminazioni». In Iraq una delle situazioni più difficili: negli ultimi mesi circa 1700 famiglie sono fuggite da Mosul e a Baghdad interi quartieri sono stati abbandonati dai cristiani. E le leggi contro l’apostasia o la blasfemia, che arrivano a prevedere la condanna morte, sono spesso uno strumento per attacchi e vendette personali. A Cuba cattolici e protestanti hanno il marchio governativo di «parassiti sociali». I fedeli sono imprigionati e le chiese distrutte. In Eritrea, ex colonia italiana, i missionari stranieri sono nel mirino dei fondamentalisti islamici, mentre in India gli indù radicali moltiplicano gli episodi di violenza contro i cristiani e molti Stati hanno varato leggi «anti conversione». Ahmadinejad in Iran ha deciso di impedire le conversioni con misure rigide: le chiese non osano più accogliere gli (ex) musulmani per paura di spie e ritorsioni.

In Pakistan dal 1986 a oggi si calcola che oltre mille persone siano state incriminate. «I cristiani in Iraq siano difesi e sia protetto il loro diritto alla libertà religiosa; tutti gli uomini di buona volontà, anche a livello internazionale, collaborino, alzino la loro voce e agiscano in maniera concreta in favore dei nostri fratelli», invoca il cardinale Leonardo Sandri che ieri a San Pietro ha celebrato una messa di suffragio per le 58 vittime dell’attentato alla chiesa di Baghdad del 31 ottobre. La Santa Sede chiede che non si arrivi alla «assuefazione alla violenza che in Iraq si verifica tutti i giorni» e che non si assuma un «atteggiamento di passività e conformismo». In Nigeria la maggioranza musulmana del Nord nega i diritti civili ai cristiani. La Siria non consente l’evangelizzazione aperta e per i missionari stranieri la residenza è impossibile. In Somalia la «Sharia» viene applicata da giudici autocostituiti: i non musulmani subiscono fustigazioni, lapidazioni e sono costretti a emigrare. Non va meglio con il nazionalismo buddhista. Nello Stato himalayano del Bhutan il cristianesimo è ufficialmente vietato dal 1969 e perseguitato dal ‘96: i cristiani non possono mandare i figli a scuola, ottenere un impiego governativo, creare un’azienda, tenere riunioni in casa. Vengono incarcerati, torturati e, se non rinnegano la fede, espulsi. Le autorità dello Sri Lanka associano il cristianesimo al colonialismo, agli stranieri. L'intolleranza religiosa non conosce confini e non ha copyright.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT