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La Stampa Rassegna Stampa
17.06.2007 La verità sui Protocolli dei Savi di Sion ?
Per l'Unione Europea non si deve sapere

Testata: La Stampa
Data: 17 giugno 2007
Pagina: 13
Autore: Marco Zatterin-Mario Baudino
Titolo: «Savi di Sion, scandalo all'UE»
Scandalo all'Uninone Europea. Un libro, inviato in 1600 copie in omaggio ai nostri rappresentanti perchè si informassero su cosa sono stati, e cosa sono, i Protocolli dei Savi di Sion, è stato bloccato e impedito che venisse distribuito. Ecco la cronaca di Marco Zatterin sulla STAMPA di oggi, 17/06/2007, seguita da un'intervista alla storica Anna Foa di Mario Baudino.



 

Indipendentemente dall’opinione che ognuno di noi può avere a proposito della causa difesa dal libro, in ragione del suo contenuto non possiamo distribuirlo». Mille e seicento copie di «The Plot» giacciono ammassate in un magazzino del Parlamento europeo di rue Wiertz, lì sono arrivate e lì sono rimaste. È un volume a fumetti disegnato da un maestro dei comics a stelle e strisce, Will Eisner, aperto da un breve testo firmato da Umberto Eco. In linea col sottotitolo, racconta «La storia segreta dei Protocolli dei Savi di Sion», ovvero il presunto documento - la cui falsità è accertata - che illustra il fantomatico piano degli ebrei per la conquista del mondo. Ai burocrati dell’euroassemblea deve essere apparso una bizzarria, pertanto hanno deciso di non recapitarlo sui tavoli dei destinatari, cioé deputati e funzionari. Lo hanno censurato d’ufficio, come capita alle pubblicazioni estremiste. E le pubblicità.
Brutta storia. Nella migliore delle ipotesi è il capriccio di una burocrazia farraginosa e inefficiente; nella peggiore, il tentativo maldestro di tenere sotto traccia un caso spinoso. L’ha innescata il Transatlantic Institute, un’organizzazione non governativa nata tre anni fa a Bruxelles per «costruire un ponte fra la cultura americana e quella europea», decidendo di attirare l'attenzione dell'Europarlamento sul «Complotto». Il fumetto di Eisner gli era sembrato il mezzo ideale per «illuminare sui pericoli della continua diffusione del testo per la nostra società aperta». Detto fatto. I libri hanno preso la strada del «Caprice des Dieux», il palazzo dove ha sede il Parlamento europeo.
I «Protocolli» sono probabilmente la prima opera moderna nell’affermato filone della letteratura cospirativa. Pubblicati inizialmente nell'estate 1903, furono rimessi in circolazione dopo la rivoluzione russa del 1905 dalla Okhrana, la polizia segreta dello Zar, che in quel momento era Nicola II. Ispirate da una serie di pamphlet antisemiti, le ventiquattro parti del testo illustrano i sistemi messi a punto dagli «anziani» per assoggettare con l'inganno i gentili e ottenere il controllo del mondo attraverso il controllo di media e finanza. Alla fine si prospetta un nuovo regno in cui i Savi non avrebbero gestito il potere direttamente ma attraverso la manipolazione del denaro.
Da allora il volume è stato sistematicamente utilizzato per rinfocolare l'odio contro gli ebrei. Già nel 1921, tuttavia, il Times di Londra, dimostrò che i Protocolli erano «un plagio grossolano», concetto ribadito dal Tribunale di Berna nel 1934. Inutile. Il nazismo diede al libro una seconda giovinezza, proseguita trasversalmente anche nel dopoguerra. Ancora lo scorso febbraio, un'edizione in lingua francese stampata a Jersey è apparsa in Belgio; nel mondo arabo, la loro diffusione sulla stampa è continua. «La storia continua su Internet - annota Umberto Eco - È come se, dopo Copernico, Galileo e Keplero, uno continuasse a scrivere saggi per dimostrare che il sole gira intorno alle terra».
Le 1600 copie di «Plot» sono arrivare all'Europarlamento a metà maggio. Poi il silenzio. Sino a che l'organizzazione euroamericana ha chiesto spiegazioni e ottenuto una lettera del Servizio Posta dell'assemblea (8 giugno). «Non possiamo distribuirli (...) Vi chiediamo gentilmente di ritirare i vostri invii all'indirizzo eccetera eccetera». «Ci hanno censurato?» si sono domandati ai piani alti dell'Institute mentre presentavano reclamo a Astrid Lulling, lussemburghese del gruppo Popolare, questore dell'assemblea a dodici stelle: «Siamo sicuri che si tratti di un malinteso. È sorprendente che il testo sia stato fermato "per il suo contenuto"». Risposta della Lulling, l’altroieri. «I questori stanno riesaminando il caso e decideranno la prossima settimana dopo aver raccolto altre informazioni».
Svend Leon Clausen, capo unità direzione generale della presidenza del Parlamento, lo sceriffo dell'eurocorrispondenza, spiega che «è normale valutare l'opportunità di recapitare le pubblicazioni che arrivano alle istituzioni comunitarie». Dice che «bisogna sempre valutare se si tratta di pubblicità oppure di materiale che può essere utile all'attività dei deputati». È evidente che, nel caso dei Protocolli devono aver optato per la prima ipotesi. È solo un errore procedurale? Chissà. Adesso ci penseranno i questori che, presumibilmente, metteranno tutto a posto e chiuderanno ogni possibilità di ulteriore polemica. Meglio così. Salvo porsi la domanda su come possa stare un in piedi un’istituzione in cui la consegna di un libro richieda la convocazione di una riunione politica di alto livello.

Ecco l'opinione di Anna Foa, storica, nell'artcolo di Mario Baudino, pubblicato nella stessa pagina.

«Che sia stato scambiato per una pubblicazione di carattere pubblicitario è pazzesco. Può esserci benissimo qualche burocrate ignorante, in questo caso molto ignorante, però ci credo poco». Anna Foa, storica dell’ebraismo, docente alla Sapienza di Roma, (Ebrei in Europa, dalla peste nera all’emancipazione, Laterza, è uno dei suoi libri più noti) è indignata. «Credo che in realtà lo abbiano fatto per non irritare gli arabi», aggiunge. E del resto, non è una novità. A Bruxelles è successo anche di peggio. «Il 28 febbraio scorso il Centro Simon Wiesenthal ha denunciato che era in vendita anche nelle librerie del Parlamento europeo un’inchiesta romanzata pubblicata in Belgio da Patrick Henderickx e Patrice De Bruyne, che si intitola Les protocoles de Sion e, riprendendo tutte le tesi dei Protocolli, appunto, costruisce una teoria del complotto ebraico che va fino, ovviamente, alle Torri gemelle. È vero che, dopo le proteste, è stato fatto ritirare, ma il fatto in sé mi pare grave».
La versione romanzata dei «Protocolli» nella libreria del Parlamento e il volume critico bloccato dalla censura preventiva. Una strana specularità, dice?
«Ebbene, se è una coincidenza, è perlomeno inquietante. Se invece si tratta solo di burocrati ignoranti, allora dovrebbero pagare. I Protocolli non sono certo un testo malnoto o clandestino, anche se bandito in Europa. Circolano liberamente su Internet, se ne parla sovente, vengono regolarmente ristampati nei Paesi arabi. Impossibile non saperne nulla. Direi che qualcuno dovrebbe risponderne»
In qualche modo, però, ora è stato fatto un passo indietro.
«Sì, addirittura una riunione per decidere se The Plot, disegnato sa Will Eisner e prefato da Umberto Eco, nomi autorevoli e notissimi, è pubblicità oppure no. Non scherziamo. Per di più dopo aver lasciato circolare tranquillamente un’opera come quella dei due belgi».
Alla fine, un altro episodio da rubricare sotto la voce antisemitismo?
«Guardi, il problema va ben oltre. Indipendentemente dall’antisemitismo, tutte le confutazioni delle varie teorie del complotto, come è nel caso di questo libro, mi sembrano essenziali per la crescita culturale e civile dell’Europa, che sarà tanto migliore quanto più saprà gettarsi alle spalle le ricostruzioni arbitrarie e di comodo degli eventi storici».

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