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La Stampa Rassegna Stampa
08.09.2006 Indignazione per l'articolo di Gianni Vattimo
definiva Israele l'"effetto peggiore" delle persecuzioni antiebraiche naziste

Testata: La Stampa
Data: 08 settembre 2006
Pagina: 25
Autore: Gianni Vattimo
Titolo: «Vattimo e Israele Botta e risposta»

Riportiamo dalla STAMPA dell'8 settembre alcune lettere a Gianni Vattimo, seguite dalla risibile replica del filosofo:

Leggo l’editoriale di Gianni Vattimo sullo Stato di Israele pubblicato martedì sulla «Stampa» e mi confermo nell’opinione che ho sempre avuto di lui. Penso sia un filosofo modesto che deve la sua fama all’oscurità linguistica della scuola filosofica tedesca che ha consentito alla sua pochezza di non palesarsi appieno. Solo grazie ai suoi editoriali tutti possiamo limpidamente apprezzare la sua statura intellettuale.
Francesco Lanzi

Ci tengo a comunicare che non acquisterò più «La Stampa» in seguito alla pubblicazione dell’articolo di Gianni Vattimo sulla nascita di Israele. Disgustoso.
Antonino Iacona

Il 5 settembre abbiamo potuto leggere un articolo a firma di Gianni Vattimo, contenente idee e affermazioni davvero disgustose su Israele e sulla visione della storia dell’Olocausto.
Manifestiamo tutto il nostro sdegno per il contenuto assurdo dell’articolo di Vattimo e anche per l’irresponsabilità del vostro giornale su tematiche tanto difficili e delicate.
Daniele Arrichiello
presidente
dell’Associazione culturale
«Ci Siamo Anche Noi», Napoli

Ormai le deliranti affermazioni di Gianni Vattimo non mi stupiscono più. Il suo anti-semitismo, opacizzato attraverso viscide lodi degli ebrei della diaspora, colti e progressisti contro quelli sionisti «americanizzati» e nazionalisti ricalcano il maggior modello antisemita di sinistra, quello di un ebraismo buono (la diaspora) e uno cattivo (sionista). Quella di Vattimo è una fobia della modernità, di cui gli ebrei, nella paranoia antisemita, sono i colpevoli e i simboli(guardate la sua invettiva contro le discoteche di Tel Aviv). Quindi a un narciso che sproloquia di filosofia per rifilarci degli abomini di tal genere sul rapporto tra genocidio nazista e sionismo non si può più dire nulla: è, a parer mio, irrimediabilmente perduto, per non dire malvagio e in cattiva fede. Quel che mi stupisce è che in un quotidiano di ispirazione democratica come il vostro diate spazio ad uno dei più noti difensori dei totalitarismi contemporanei (ve lo ricordate quando parlava della sua recente visita a Fidel Castro?). Vabbè che è di Torino e gioca in casa e che noi tanto odiati liberaldemocratici diamo spazio a tutte le opinioni, ma nel mondo è pieno di gente in gamba: qualcuno si ricorderà tra anni di Vattimo? Forse per le sue deliranti dichiarazioni, non certo per l’apporto costruttivo ai fenomeni storici. Poniamo poi per assurdo che non sia realmente antisemita: ha senso che uno che si descrive «intellettuale», a 60 anni dal 14 maggio 1948, parli ancora dello smantellamento di Israele? È serio prima che eticamente, politicamente?
Veniamo poi a un’altra questione, ed è qui che parlo di autolesionismo vostro: come non sentirvi parte di quella presenza «pervasiva dei mass media» che contribuisce a creare una situazione che è «il rovescio di ogni ideale di libertà e di verità», come dice Vattimo. Spero che sia obiettivo di voi giornalisti proprio quello di essere un occhio onnicomprensivo e pervasivo sul mondo per informare l’opinione pubblica e costituire così un baluardo contro le svolte antidemocratiche del ferino potere. Non dico che questo accada sempre ma si sa che la stampa libera e «pervasiva» che Vattimo schifa è uno degli antidoti contro le svolte autoritarie e le dittature (che lui, del resto, adora).
Edoardo Barsotti

Ho avuto la mala ventura di leggere le ripugnanti considerazioni di Vattimo, secondo il quale (sì, proprio secondo lui, quantunque tenti furbescamente di nascondere un tale delirio dietro una pretesa citazione di un «grande intellettuale ebreo») lo sterminio di sei milioni di persone da parte dei nazisti sarebbe un danno «meno grave» della creazione dello Stato di Israele. Credo che una tale affermazione altro non meriti se non l’esser rimarcata, visto che con evidenza si commenta da sé. Così come mi pare meriti evidenziare che Vattimo si emoziona per il paesaggio «della Palestina», non «di Israele». Eh, già, perché l’unica cosa che Israele riesce a fare culturalmente è costruire discoteche sul modello di Las Vegas, che tale paesaggio rovinano. So che Ahmadinejad organizzerà presto un convegno sull’Olocausto, al fine dichiarato di ridurne la portata storica. Invito Vattimo a fare domanda per presiederne il Comitato «scientifico» (se così può dirsi). Credo che non sfigurerebbe e avrebbe così occasione di instaurare utili contatti con «studiosi» caratterizzati da un idem sentire sulle origini di Israele.
Lorenzo Lodi

Che dire? All’unica lettera che non si limita a insultarmi, quella che mi rimprovera di demonizzare i mass media su un giornale, dirò soltanto che ho solo ripetuto le tesi, forse discutibili (civilmente) di un grande filosofo ebreo, Theodor Adorno. Ho toccato, consapevolmente (ma anche con argomenti) una suscettibilità molto viva; rivendico il diritto di essere suscettibile anch’io e non mi lascio dare dell’antisemita solo perché: a) riprendo un’idea che ho trovato in George Steiner, ebreo anche lui, come gli ottomila, diconsi ottomila, compresi in una lista nera (che circola sul web: www.masada2000.org/list-A.html) compilata da qualche gruppo integralista; b) se mi domando perché sono diventato così critico di Israele, la sola spiegazione che trovo è l’operato del governo israeliano; c) nel mio articolo non parlavo certo di smantellare lo Stato d’Israele né negavo l’Olocausto. Leggere con attenzione è una forma di rispetto per il prossimo che i miei interlocutori non credono di dover esercitare nei miei confronti. Razzismo? Ps: da oggi comprerò due copie della «Stampa» per risarcire l’editore delle perdite causate. \

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