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La Stampa Rassegna Stampa
11.07.2006 Ehud Olmert spiega le ragioni di Israele
la sua conferenza stampa nella cronaca di Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 11 luglio 2006
Pagina: 11
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Gaza, Olmert respinge le critiche della Ue»

Da La STAMPA dell'11 luglio 2006 un articolo di Fiamma Nirenstein sulla conferenza stampa nella quale Ehud Olmert ha spegato le ragioni di Israele nella lotta al terrorismo a Gaza.
Ecco il testo:


L’onda lunga della vittoria al Mondiale è arrivata anche sulla conferenza stampa di Ehud Olmert, tenutasi ieri a Gerusalemme. Il primo ministro israeliano ha infatti concesso ai corrispondenti italiani il privilegio di aprire e chiudere l’incontro con la stampa estera. Non solo: le congratulazioni al nostro team e il racconto della sua serata in famiglia di fronte alla tv («Si scontravano le squadre di due Paesi amici, ma ho provato grande emozione nel vedere le bandiere sventolare nelle piazze di Roma») hanno aperto il confronto con la stampa. Un confronto teso e spinoso, che Olmert ha deciso strategicamente di affrontare adesso che vede in forse il sostegno del mondo a Israele. Con la faccia pallida e tirata di un premier in guerra, si è rivolto all’Europa in particolare, che gli pare non voglia capire l’operazione di Gaza.
Nonostante l’esordio calcistico, il premier è apparso crucciato. Uno dei momenti più tesi si è avuto con la risposta a un corrispondente della «Bbc», che gli chiedeva conto dei disagi e delle perdite palestinesi per mano israeliana. «Non mi ricordo - gli ha risposto Olmert - che l’Unione europea, mentre piovevano mille missili sulle città israeliane provenienti da Gaza, da noi interamente consegnata in mano palestinese, abbia mai condannato chi semina paura, perdite, rovina civile ed economica fra la popolazione innocente. E inoltre, vorrei vedere che cosa farebbe l’Inghilterra o qualsiasi altro stato le cui città, scuole, ospedali, fossero bombardate quotidianamente. E ciò nonostante, noi salvaguardiamo la popolazione civile palestinese con tutte le nostre forze, e cerchiamo solo gli uomini armati, i terroristi».
Olmert ha risposto, a volte con ironia, sul perché Israele è rientrato nella palude di Gaza. Perché ha tagliato l’elettricità? Perché la popolazione di Gaza deve soffrire i bombardamenti degli aerei che sorvolano continuamente la Striscia, sovrappopolata e povera? Olmert ha descritto l’operazione come una pura risposta al terrorismo, senza nessuna ambizione di controllo territoriale e politico. «Abbiamo due scopi - ha detto -: far cessare il fuoco dei Qassam e riportare a casa il caporale Gilad Shalit. Gaza conserva l’energia elettrica per il settanta per cento: il black out riguarda solo alcune aree strategiche. Per il resto, noi seguitiamo a fornire ai palestinesi tutti i beni fondamentali per la loro vita: acqua, medicine, cibo. Come sempre. Vi prego di verificare quale dei Paesi che si dichiarano loro grandi amici fa lo stesso».
Olmert rifiuta seccamente l’idea di trattare con Hamas, perché «ha formato un governo che non è solo un fiancheggiatore, un simpatizzante del terrorismo. No, è un governo terrorista esso stesso, con lo scopo dichiarato di distruggere Israele. La soluzione di due stati per due popoli non fa per Hamas. Non la vuole, non gli interessa. Dite che Hamas è legittimo in quanto democraticamente eletto? No, Hamas si approfitta della democrazia per gestire un potere terrorista e totalitario». Il premier ha inoltre respinto al mittente la proposta di Khaled Meshaal, leader di Hamas che risiede a Damasco, di uno scambio di prigionieri per uscire dalla crisi: «Con Meshaal non si tratta».
Olmert in realtà spera in Abu Mazen, anche se non ha intenzione di intervenire direttamente negli affari interni dei palestinesi: «Speriamo che reagiscono da soli: tutto il loro popolo soffre a causa di Hamas». La prospettiva di Olmert è ancora quella di ripercorrere la strada di Sharon: la separazione dai palestinesi, abbandonando gran parte del West Bank. Nonostante per ora lo sgombero da Gaza non abbia certo dato risultati brillanti.
L’altra grande preoccupazione - a detta di Olmert - che sovrasta il Medio oriente è la leadership in Iran. «Un grande Paese» in mano a un personaggio come Ahmadinejad, «uno degli antisemiti più estremisti di ogni tempo», che solo pochi giorni fa ha ripetuto che «l’Islam sarà soddisfatto solo quando l’entità sionista sarà completamente disintegrata». Olmert ha aggiunto che la combinazione del fanatico antisemitismo di Ahmadinejad con le sue ambizioni nucleari è «molto, molto minaccioso». E che «sulla base della storia del mio popolo», egli non ha intenzione di mostrare «nessuna tolleranza». E spera che gli Stati Uniti, insieme con Ue, Russia e Cina, saranno capaci di fermare la minaccia.

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