Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

Il Venerdì di Repubblica Rassegna Stampa
29.05.2020 Se sul caso Ramadan viene dato spazio solo alla difesa dell'ideologo islamista
Commento in sua difesa di Anais Ginori

Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 29 maggio 2020
Pagina: 30
Autore: Anais Ginori
Titolo: «La Francia sempre più divisa da Ramadan»
Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi 29/05/2020, a pag.30 con il titolo "La Francia sempre più divisa da Ramadan" il commento di Anais Ginori.

Nel pezzo di Anais Ginori viene dato spazio quasi solo alle tesi della difesa del predicatore islamista Tariq Ramadan, a partire da quelle di Edgar Morin. In questo modo Ramadan viene presentato come una vittima di accanimento giudiziario e addirittura di razzismo, e non come uno dei principali responsabili della diffusione dell'islamismo liberticida in Europa.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Anais Ginori

Immagine correlata
Tariq Ramadan

«Se avessi il vostro stesso colore di pelle, questa vicenda giudiziaria sarebbe già finita». Tariq Ramadan ha trovato la sua nuova linea di difesa: porsi come vittima di un sistema razzista nei confronti dei musulmani, quella che Oltralpe molti attivisti politici, spesso di estrema sinistra, chiamano"islamofobia". Nato a Ginevra 57 anni fa, nipote del fondatore dei Fratelli musulmani, Ramadan è soprannominato da alcuni il "Profeta svizzero". Prima dello scandalo che lo ha travolto, insegnava studi islamici contemporanei all'Università di Oxford. Sotto inchiesta con una quadrupla accusa di violenza sessuale, liberato nel novembre del 2018 dopo quasi 10 mesi di detenzione, il teologo ha passato il lockdown nella banlieue nord di Parigi, sotto controllo giudiziario. L'emergenza sanitaria non gli ha impedito di fare i suoi monologhi sul Corano sui suoi canali YouTube e Facebook, molto seguiti. E neppure di continuare a distillare contro-verità sull'affaire che da due anni divide la Francia.

IL DOSSIER DELL'EX SPIA L'ultima mossa di Ramadan è stata mandare via il suo precedente legale per arruolare Nabila Asmane, esponente dell'associazione Action droits des musulmans, e Ouadie Elhamamouchi, l'avvocato del Collectif contre l'islamophobie en France, gruppo legato ai Fratelli musulmani. Insomma due legali-militanti che andranno ad aggiungersi alla rete di sostenitori che difendono Ramadan sui social network e spesso aggrediscono chi la pensa diversamente. È una trama che attraversa diversi Paesi, scatena i fomentatori dell'odio, ha risvolti da poliziesco. Ramadan si sarebbe addirittura affidato a un ex agente dei servizi segreti francesi per raccogliere informazioni sulle donne che lo hanno denunciato e fabbricare dossier contro di loro.

AGGRESSIONI IN HOTEL L'offensiva mediatica e giudiziaria di Ramadan si è intensificata in vista della convocazione in tribunale previ - sta per il 24 giugno.Tutto è cominciato nel febbraio 2018, quando l'intellettuale è stato denunciato per aggressione sessuale da Henda Ayari. La donna, già militante in un'associazione salafita, 43 anni, aveva contattato il teologo per avere dei consigli spirituali. Lui le aveva proposto un incontro in un albergo parigino. «Ero succube, mi ha manipolata» ricorda lei. Nella stanza dell'hotel avviene l'assalto. «Si è buttato su di me come una bestia, ha tentato di strangolarmi, ha detto: "È ciò che ti meriti"». I fatti risalirebbero al 2012. Ma solo dopo lo scandalo Weinstein, nel mezzo della campagna #MeToo, Ayari decide di uscire allo scoperto. Qualche giorno dopo, un'altra donna si confida con i giornali francesi.Anche lei sarebbe stata adescata con il pretesto di un consulto religioso, invitata in un hotel, aggredita, violentata. Da allora è stato un fiume in piena. Emergono altre accuse, alcune prescritte come quelle di abusi su studentesse minorenni all'Università di Ginevra tra gli anni Ottanta e Novanta. I racconti si assomigliano tutti. Un predicatore carismatico che si rivela un brutale predatore sessuale. Ramadan era già accusato in Francia da alcune intellettuali come Caroline Fourest di essere duplice nella sua lettura dell'Islam: moderato nei dibattiti televisivi e radicale negli incontri lontano dai riflettori. Lo scandalo giudiziario fa emergere un altro volto ancora. Quello di un uomo sposato, padre di quattro figli, maestro di virtù, che fa l'esatto contrario di ciò che predica.

LE MINACCE Anche se molti ingredienti sono simili - in particolare la relazione di sudditanza tra l'accusato e le presunte vittime - lo scandalo che coinvolge Ramadan è diverso da quello di Harvey Weinstein. Di mezzo non c'è un potente produttore di Hollywood, ma il rappresentante di una religione, l'Islam, che da tempo scatena aspre battaglie in Francia. In questo caso, si è superato un livello di violenza non solo verbale. Gli avvocati delle donne hanno sporto denuncia per minacce di morte e chiesto la protezione della polizia. I legali di "Christelle",una delle accusatrici di Ramadan, hanno chiesto inutilmente di bloccare nel settembre scorso l'uscita di Devoir de verité, il pamphlet di auto-difesa del predicatore in cui viene rivelato il vero nome di "Christelle". Il legale aveva evocato, in particolare, una norma che vieta la diffusione di informazioni riguardanti l'identità delle vittime di aggressioni sessuali. Il ricorso è stato respinto. Il 6 maggio Henda Ayari è stata insultata e aggredita nella periferia di Rouen. «Un veicolo è venuto verso di me ad alta velocità, pensavo che mi avrebbe schiacciato» racconta la quarantenne nel verbale di denuncia. L autista le ha detto: «Pensi che non ti abbia riconosciuta come una grossa puttana... Mi prenderò cura di te».

EDGAR MORIN: È LINCIAGGIO! Per i sostenitori di Ramadan è tutto un complotto. Lo stesso predicatore ha fatto un parallelo tra il suo caso e l’affaire Dreyfus: al posto dell'antisemitismo ci sarebbe l'islamofobia della Francia.Anche se ha perso la sua cattedra a Oxford e non gira più per conferenze internazionali, Ramadan continua a poter contare su illustri sostenitori. A fine aprile una petizione firmata da accademici di fama internazionale, tra cui diversi italiani, indirizzata alla ministra della Giustizia Nicole Belloubet, ha chiesto la sospensione del procedimento, accusando i pm di essere «faziosi». Ramadan aveva un rapporto di stima con Edwy Plenel, tra i fondatori del sito Mediapart. E a parlare in difesa di Ramadan c'è stato anche il filosofo Edgar Morin, autore di due libri insieme all'intellettuale svizzero, per cui è in corso un «linciaggio mediatico e giudiziario».

Per inviare al Venerdì di Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/ 49823128, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

segreteria_venerdi@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui