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Il Venerdì di Repubblica Rassegna Stampa
22.03.2019 Papa Bergoglio in Marocco
Commento di Filippo Di Giacomo

Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 22 marzo 2019
Pagina: 39
Autore: Filippo Di Giacomo
Titolo: «Il Papa sulla via di Rabat per vedere da vicino l'eccezione marocchina»

Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 22/03/2019, a pag. 39, con il titolo "II Papa sulla via di Rabat per vedere da vicino l'eccezione marocchina" il commento di Filippo Di Giacomo.

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Il 30 e il 31 marzo, il Papa sarà a Rabat in Marocco. L'invito gli è stato rivolto da re Muhamad VI, diciottesimo sovrano della dinastia alawide. L'attuale re non solo porta il nome del profeta dell'islam, ma ne sarebbe diretto discendente poiché la dinastia cui appartiene avrebbe origine dal matrimonio tra Fatima, figlia di Maometto, e il quarto califfo Ali, cugino del profeta e personalità "fondativa" della confessione sciita. Gli alawidi del Marocco, però, sono sunniti. E questa è la prima caratteristica di quella che viene definita «l'eccezione marocchina». Come discendente diretto, il sovrano ha poi il titolo di Amir al-Mu'minin (principe dei credenti) e nella sua persona unisce potere spirituale e temporale; quasi un'analogia con il Papa e il Vaticano in ambito cattolico.

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Papa Bergoglio

Il Marocco, storicamente e culturalmente, esiste da almeno quattromila anni e, come ben sanno i marocchini, il loro Stato nazionale centralizzato, il makhzen (termine che indica il tesoro reale e gli approvvigionamenti pubblici), ha radici di ben 13 secoli ed è multiculturale con la sua popolazione per metà circa (il 45 per cento) composta da imazighen (berberi), restii alla legge coranica e alla shana, e da una nutrita minoranza ebraica. Di diritti umani parlò in Marocco Giovanni Paolo II durante una visita storica, presto dimenticata in Occidente. Era il 19 agosto del 1985 e, invitato dal re Hassan II a parlare «come educatore» ai giovani del Paese, dallo stadio di Casablanca disse: «Ci vuole una lealtà che esige che riconosciamo e rispettiamo le nostre differenze. In ciò vi è un mistero sul quale Dio ci illuminerà». Sarà stato un caso, ma nel 1996 Hassan II liberò i detenuti politici e chiese all'opposizione di formare il governo che recepì ed elencò i diritti dell'uomo nella Costituzione varata quell'anno. Suo figlio Muhammad VI ha proseguito con prudenza tale strada riconoscendo nel 2001 la cultura degli imazighen, varando un codice familiare rivoluzionario per il mondo islamico (il Mudawwana); nel 2004 e nel 2011 ha riformulato la Costituzione riconoscendo le differenti identità del Marocco: araba, islamica, amazigh, ebraica, africana e mediterranea. Come capo spirituale ha fondato una scuola di alta formazione per aspiranti Imam e guide religiose, maschi e femmine. II corso di studi prevede, oltre alle scienze islamiche, francese, inglese, filosofia e informatica. Dopo il terzo anno si aggiungono: sociologia, latino, greco ed ebraico. Scopo del curriculum rinnovato è formare un nuovo tipo di sapiente religioso ben radicato nella tradizione, ma capace di orientarsi tra i saperi moderni, da mandare nelle comunità, anche le più lontane. Magari anche in Europa.

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