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Il Venerdì di Repubblica Rassegna Stampa
08.03.2019 Michele Serra dopo un articolo non contro Israele chiede scusa in ginocchio
Mentre il Venerdì pubblica ancora i dati di vendita di due anni fa

Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 08 marzo 2019
Pagina: 12
Autore: Michele Serra
Titolo: «Cosa penso davvero di Israele e Palestina»

Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 08/03/2019, a pag. 12, con il titolo "Cosa penso davvero di Israele e Palestina" il commento di Michele Serra.

Michele Serra chiede scusa perché due settimane fa avrebbe espresso un parere troppo tenero nei confronti di Israele e si adegua pienamente ai toni inquisitori e anti-Israele di una lettrice. Invece di sottolineare come Israele sia l'unica democrazia del Medio Oriente, Serra chiede scusa in ginocchio. Per meglio farlo riporta frasi di diversi "cooperanti" nei "territori occupati", cioè persone accecate dall'odio contro Israele che sostengono attivamente i terroristi di Hamas e la dittatura di Abu Mazen.

Invitiamo infine Aligi Pontani, direttore del Venerdì, di avvisare il nuovo direttore di Repubblica di aggiornare i dati di diffusione del settimanale. Presso la testata, infatti, compaiono ancora i dati riferiti al 2017, che erano il triplo  rispetto a quelli attuali.

Ecco l'articolo preceduto dalla lettera:

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Michele Serra

Caro Michele, dissento totalmente dalla sua risposta al lettore Comis riguardo il conflitto tra Israele e Palestina (Venerdì 22 febbraio). Condannare l'antisemitismo è d'obbligo per tutte le persone che abbiano un minimo di razionalità. Ma tacere sulla politica di apartheid che Israele (lo sostiene l'Onu) applica sui territori palestinesi illegalmente occupati, mi sembra disdicevole. Credo che la cosa migliore sarebbe andare e vedere coni propri occhi. La invito a fado, assista personalmente all'espropriazione illegittima delle case, al lancio di gas su studenti che escono dalle scuole, alle file interminabili ai check point, alla rapina sistematica dell'acqua e alla distruzione di campi coltivati. Vada, la prego, a verificare come Israele intende liquidare l'esistenza di un popolo, sotto gli occhi pilateschi, indifferenti, colpevoli dell'intera comunità internazionale. Ritornerà cambiato, ne sono sicura.

Amalia di Giampietro

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Terroristi arabi palestinesi

Una mia breve (troppo brave) risposta sulla questione ha provocato molte lettere di critica. Oltre a lei, gentile Amalia, mi hanno scritto Ettore Bonardi: «Le chiedo di partecipare a un viaggio organizzato da Luisa Morgantini, già vicepresidente del Parlamento europeo, nei territori occupati della Palestina, e si troverà a percorrere una Via Crucis di violenze quotidiane che la popolazione subisce da parte dell'esercito israeliano impegnato a proteggere gli insediamenti del coloni ebrei, chiamati a occupare la terra e le case dei legittimi proprietaria. Bianca Frugoli: «Rabbia, senso di indignazione, sfinimento, paura, questi sono i sentimenti che ho provato nel corso di un recente viaggio nei campi profughi, con i beduini nel deserto, nelle grotte scavate dagli studenti per aggirare il divieto di costruite anche solo un ovile per le bestie. E i palestinesi trattati peggio delle bestia, privati di ogni diritto, maltrattati ad ogni passe. Il mondo tace, non c'è nessuna equità, non si può trattare le due parti come fossero sullo stesso piano, da una parte c'è un Golia spietato, dall'altra un Davide che Il mondo vede ma non sostiene». Giovanna Calciati: «Con l'Associazione per la pace ho avuto la fortuna di fare diversi viaggi, dal 1988 ad oggi, in Israele e in Palestina. Ho incontrato donne e uomini straordinari e coraggiosi, di entrambe i popoli, che non hanno mai perso la strada per la pace, la giustizia e la nonviolenza, malgrado tutto.

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Fanatici arabi palestinesi espongono una svastica

Nell'ultimo viaggio di poche settimane fa ho trovato una situazione molto cambiata: in peggio per la quotidianità dei palestinesi e per gli ideali e le speranze dei tanti democratici israeliani costretti oggi a vivere in un regime di duro e crudele apartheid. in meglio perché, malgrado tutto, tanti giovani palestinesi, israeliani e internazionali, giorno per giorno si Inventano modalità di resistenza eccezionali, usando la fantasia al posto della violenza». Diversa l'opinione di Alessandro Parravicini «Lei equipara l'estremismo del governo israeliano a quello dell'autorità palestinese. Ma quest'ultima elargisce un assegno mensile alle famiglie dei terroristi che hanno ucciso militari e civili israeliani. La televisione del'Autorità Palestinese nell’ottobre scorso ha trasmesso un sermone di un predicatore secondo il quale Allah ha mandato Hitler a punire gli ebrei per la loro malvagità. II presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen fu eletto il 19 gennaio 2006 per un mandato dl quattro anni, che è scaduto iI 14 gennaio del 2009 dieci anni fa. Il Consiglio nazionale Palestinese, con le funzioni di parlamento, è stato eletto una volta sola, il 25 gennaio del 2008. Non si è pin riunito dopo la guerra civile fra Hamm e Fatah. E proprio questa la grande differenza tra le due parti in causa: da una parte c'è un premier che deve rispondere agli eiettori e deve valutare ü costo in termini di vita umane di una eventuale guerra; dall'altra c'è una cleptocrazia che risponde solo a se stessa e che usa II proprio popolo come carne da macello». Mi scuso per avere dovuto tagliare drasticamente queste lettere, alcune delle quali testimonianza di esperienze umane In quelle terre. Posso solo aggiungere di avere sbagliato a condensare in poche righe, due veneri fa, una questione di così difficile lettura. Sperando che questa nuova sintesi non sia inutile o dannosa, e senza voler vantare alcuna specifica competenza sull’argomento, provo a dire questo: l'esistenza di Israele da un lato, i diritti del precedenti abitanti di quei luoghi dall'altro, sono evidenze storiche che non è possibile né lecito omettere. Impossibile ignorare, anche, la disparità economica e tecnologica di un conflitto che, dietro il paravento "etnico", è anche conflitto tra ricchi e poveri. (Si veda o si riveda, in proposito, il film del 2008 II giardino di limoni, del regista israeliano Eran Riklis). Ma invocare da un lato la distruzione di Israele, e dall'altro minimizzare la politica aggressiva e neocolonialista dei governi nazionalisti israeliani, contribuisce a incancrenire la situazione. A complicare ulteriormente le cose, lo spettro dell'antisemitismo che in quasi tutta Europa ha risollevato la testa. So che b generico, ma mi sembra che la sola speranza residua sia che gli uomini di pace di entrambe le parti riprendano forza, e potere, a scapito dei rispettivi radicalismi. Non lo dico per tartufiamo, ma per convinzione profonda.

Per inviare al Venerdì di Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/ 49823128, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria_venerdi@repubblica.it

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